Le ripercussioni in Sierra Leone della guerra in Ucraina

Vatican News

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Tra mille difficoltà economiche, anche in relazione alla guerra in Ucraina, la Sierra Leone ha vissuto i giorni di Pasqua con rinnovato slancio dopo le restrizioni per pandemia che hanno caratterizzato lo stesso periodo del 2021. Consistente il rialzo dei prezzi a partire da quello dei prodotti alimentari per via delle ripercussioni sui mercati delle conseguenze della guerra. Come in altri Paesi africani, non aiuta la dipendenza dall’estero di un Paese che sarebbe ricco di risorse naturali, e tra i giovani – a 20 anni dalla fine del conflitto – è forte la speranza di costruire un nuovo tessuto sociale, come sottolinea fratel Riccardo Racca raggiunto nella missione dei Salesiani:

Ascolta l’intervista con Riccardo Racca

Fratel Riccardo racconta di aver vissuto in questi giorni la sua seconda Pasqua nel Paese ma di sentirla come se fosse quasi la prima: la pandemia lo scorso anno ha imposto forti restrizioni a tutte le celebrazioni, mentre quest’anno si è tornati alla gioia di riti condivisi e incontri.

Le ripercussioni della guerra sui bene di prima necessità

Come in molti Paesi africani – ricorda fratel Riccardo – sono tantissimi i giovani e significative le risorse naturali in Sierra Leone ma manca ancora un vero sviluppo locale. La dipendenza dall’estero  è rilevante e – sottolinea – sono drammatiche le ripercussioni della guerra in Ucraina in termini di carenza di prodotti e di prezzi rialzati. Un esempio fra tutti, il riso: se ne produce nel Paese ma non tanto quanto viene consumato e dunque viene importato. E in questo periodo proprio un prodotto alimentare basilare come il riso costa molto di più. Non è solo un esempio anche il carburante e altri prodotti, sottolinea.

L’attesa della Risurrezione

Fratel Riccardo racconta di aver parlato con molte persone in questi giorni di celebrazioni e di aver percepito forte il desiderio di pace sopra ogni cosa. In tanti esprimono grandi disagi e paure per l’incertezza economica e il rischio di tensioni sociali ma – afferma il missionario laico – lo sguardo va oltre l’orizzonte nazionale e la preghiera si fa più che mai una preghiera di pace. In particolare, racconta di essere rimasto felicemente colpito da un giovane padre di famiglia che gli ha comunicato i propri timori affermando di essere consapevole di non poter fare niente se non “coltivare” la pace nel proprio cuore e in famiglia. E fratel Riccardo commenta che quest’uomo ha espresso in realtà, con grande semplicità, tutto quello che ognuno di noi può fare, oltre al fatto di rivolgersi a Dio perché possa illuminare i pensieri dei potenti. 

20 anni di difficile ricostruzione dopo il conflitto civile

La Sierra Leone ha ottenuto l’indipendenza il 27 aprile del 1961, dopo aver passato più di 170 anni sotto il regime coloniale britannico. La fine del colonialismo, però, non ha portato alla cessazione dei disordini e delle tensioni interne. Anzi, ha segnato l’emergere di nuove problematicità legate all’affermazione di uno Stato in grado di esercitare il proprio potere, assicurare il benessere dei cittadini insieme a un’adeguata offerta dei principali servizi, amministrare la giustizia e mantenere l’ordine interno.

A 10 anni dall’indipendenza è stata proclamata la Repubblica, con capitale Freetown. Malgrado ciò, presto la Sierra Leone si è ritrovata a vivere un decennio drammatico e sanguinario a causa della guerra civile.  Il conflitto – caratterizzato dallo scontro tra il governo, da una parte, e i ribelli del Fronte Unito Rivoluzionario (RUF), dall’altra – ha avuto inizio nel 1991 e si è protratto fino al 2002.  Da allora è stato straordinario l’impegno dei salesiani   per curare le ferite della guerra, in particolare tra gli ex bambino soldato.