Chiesa Cattolica – Italiana

Le principali parole della fede e i toccanti incontri con Gesù raccontati nel Vangelo

Adriana Masotti – Città del Vaticano

Un prezioso “vademecum” su sette temi centrali della fede cattolica per consolidarne la conoscenza, aiutare l’approfondimento e lo studio, la ricerca e la discussione, la meditazione e la preghiera quotidiana. Il volumetto di monsignor Luigi MIstò intitolato “Sette parole luminose per sintetizzare e custodire la fede“, in libreria dal 16 dicembre, raccoglie e mette in luce i tesori che abbiamo ricevuto in dono e che, come cristiani, siamo chiamati a custodire con cura e a trasmettere agli altri con fedeltà e passione. Si tratta, si legge nella quarta di copertina, “di una sintesi chiara e di comoda consultazione, da tenere sempre a portata di mano sia per sé sia per il dialogo, l’annuncio e la testimonianza, oggi sempre più necessari, con chi incrociamo sul nostro cammino.

L’incontro con Gesù che cambia la vita

Ed è uscito nel novembre scorso, sempre per la Marcianum Press, e oggi alla seconda ristampa: “Ti chiamo amico. Dieci perle del Vangelo“, in cui l’autore ripercorre il Vangelo alla ricerca degli “amici” di Gesù, persone che diventano testimoni privilegiati di un’esperienza, di una relazione diretta con Lui. Ed è davvero meraviglioso poter rivivere gli incontri che Gesù ha avuto e tentare di entrare nel mistero della vita delle persone che l’hanno incrociato sul proprio cammino trovando, a partire da quell’incontro, la stella polare, il senso autentico della vita, la gioia, la realizzazione piena di sè. “Persone vive – si legge nell’introduzione – che si stagliano davanti a noi come testimoni e maestri per imparare da loro, imitarli come ideali di vita e, sulla loro scia, accompagnati dal loro esempio e anche dalla loro intercessione, approfondire sempre di più il nostro personale e irripetibile rapporto di amore e di amicizia con Gesù”.

Le copertine dei due volumetti

Mistò: rendere ragione della fede e della speranza che è in noi

L’autore dei due volumetti, è monsignor Luigi Mistò, sacerdote dell’arcidiocesi di Milano. Già docente di Diritto canonico e di Diritto pubblico ecclesiastico, è attualmente docente di Teologia–Sacra Scrittura alla Libera Università Maria SS. Assunta (LUMSA) di Roma. Numerosi i suoi scritti a carattere spirituale e pastorale editi da Marcianum Press. Monsignor Mistò ricopre attualmente l’incarico di presidente del Fondo Assistenza Sanitaria della Santa Sede. Al microfono di Vatican News, descrive le sue due pubblicazioni più recenti e l’obiettivo per i quali le ha pensate:

Ascolta l’intervista a monsignor Luigi Mistò

Monsignor Mistò, “Sette parole luminose” si apre con una parola fondamentale per la fede: Dio. E subito viene specificato: “Dio è amore”, perchè è questa la definizione del Dio in cui credono i cristiani. Partiamo da qui?

Certo, il primo tesoro della fede è Dio. Ma chi è Dio? Quante volte la parola Dio rimane priva di significato, direi intrinseco. Noi, a partire dall’incontro con la persona viva di Gesù di Nazareth, crediamo in un Dio che è Padre e possiamo dire anche Madre. Questa è l’identità vera di Dio. E per questo, allora, il riassunto di tutta la rivelazione che Giovanni, l’apostolo amato da Gesù, ci offre nella sua prima Lettera, dove dice proprio così: Dio è amore. E io nel mio testo rimarco questa cosa al punto che preferisco quasi la formulazione negativa, perché è molto più forte. Dio non è altro che amore, nient’altro che amore. Questa è la vera identità di Dio, che poi porta a riscoprire anche la vera identità dell’uomo.

Gesù è colui che ci ha rivelato il vero volto di Dio. Ecco allora Gesù come seconda parola. Ma poi veniamo a Maria. Ho l’impressione che oggi tanti giovani conoscano poco Maria…

Maria è centrale per una vera esperienza di fede, per poi trovare una guida luminosa per la vita. Queste sette parole le ho definite come luminose. Perché? Perché la fede è la luce della vita. e chi meglio di Maria può guidarci, chi meglio della mamma?  Maria è colei che più di tutti ha potuto approfondire il rapporto con Dio, perché ha vissuto il rapporto con Gesù in modo assolutamente unico. Qual è la grandezza autentica di Maria? E’ quella di essere la Madre, la Madre di Gesù e quindi la Madre di tutti noi. Tutto quello che possiamo dire di Maria Immacolata, Regina, Avvocata, Corredentrice, Ausiliatrice, Mediatrice, Assunta ecc… tutti questi appellativi provengono e dipendono dal fatto che lei è chiamata a essere Madre. E allora ecco perché dovrebbe affascinare sempre di più questa figura e in modo particolare i giovani. Chi meglio della mamma ci può accompagnare nella vita? Maria è il capolavoro della bellezza. Perché? Perché Dio che l’ha chiamata ad essere sua madre non poteva avere come madre se non la creatura più bella che potesse esistere sulla faccia della terra. Io vorrei che i giovani si lasciassero affascinare da questa bellezza.

Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

Le altre parole: la Chiesa; fede, speranza e amore; e poi l’amicizia e la misericordia. Come è avvenuta la scelta proprio di queste e non di altre?

Guardi, ho tentato di collegare un po’ questi temi anche con un numero significativo, il numero sette, perché così si può avere un testo quasi per ogni giorno della settimana da riprendere, perché la fede deve essere sempre approfondita. E allora limitandomi al numero sette, mi pareva che veramente non si potesse non scegliere queste realtà Dio, Gesù, Maria, e poi la Chiesa per capire sempre di più che la Chiesa deve essere una comunità di amici, un mistero di comunione. E poi le “tre sorelle” cioè le tre virtù fondamentali, quelle che noi chiamiamo teologali: fede, speranza e carità. Tre sorelle perché sono collegate l’una con l’altra e guidano il nostro cammino. E poi questi due temi, che a me sono molto cari. L’amicizia: io ti chiamo amico, questo è quello che Gesù ci dice. Noi per Gesù siamo soltanto amici e l’amicizia è un tema che io ho sviluppato molte volte e che veramente mi sembra importante per la nostra esistenza. E infine la misericordia, la misericordia che come tema mi ha sempre affascinato e che mi affascina ancora di più da quando Papa Francesco ne ha fatto il cuore del suo magistero e del suo papato. Perché? Perché la misericordia è il vertice dell’amore. L’amore, quando è vero, trova la sua espressione più alta nel perdono, nella misericordia.

A che cosa si augura possa servire la lettura di questo volumetto così denso di contenuti?

E’ quello che dico un po’ nel sottotitolo: per sintetizzare e custodire la fede. E proprio per questo è una sorta di vademecum, una sorta di florilegio che tante volte, anche nella nostra vita normale, nei rapporti e nelle discussioni, non sappiamo cosa dire e e quando veniamo interrogati sulla nostra fede non abbiamo risposta. Dobbiamo essere capaci invece, come dice Pietro nella sua Lettera, di rendere ragione della speranza e della fede che è in noi. Ecco, queste sette parole possono aiutare a riprendere il contenuto della fede, ad approfondirlo per poi testimoniarla nella vita. Io mi auguro che veramente ci possa essere una ripresa di un’identità più forte della nostra fede, in modo particolare nel mondo giovanile, che oggi ha bisogno di un futuro, ha bisogno di una speranza. E la fede ci dà questa forza, questa energia, così che poi la fede possa illuminare la vita e renderla piena di senso e di gioia.

Giovanni Battista, il precursore, indica Gesù

Lei l’ha già anticipato parlando della centralità dell’amicizia. “Ti chiamo amico” è il titolo della seconda pubblicazione di cui oggi vogliamo parlare, che nasce da un incontro, il suo con Gesù. Incontro quotidiano sempre rinnovato e che illumina ogni giornata, come scrive lei nell’introduzione. Nel Vangelo ha quindi scoperto tanti altri incontri, tutti fondamentali per le persone che avvicinano Gesù?

Sì, è proprio così. Il tema dell’amicizia, secondo me, è davvero centrale. Il cardinale Gualtiero Bassetti, che mi ha donato la prefazione, dice proprio che in questo volume il filo conduttore che dà poi unità a tutto il testo è proprio quello dell’amicizia. Sono veramente grato al cardinale perché poi amabilmente mi ha definito “innamorato cantore dell’amicizia”. Ed è proprio così, perché è questa parola che io mi sento continuamente ripetere da Gesù. Lui mi chiama amico e chiama tutti amici, chiama amico perfino Giuda. Anzi, è proprio con lui che questa parola raggiunge, per certi versi, il vertice, perché contiene anche tutto il dono del perdono. Noi per Gesù siamo amici, ecco allora che ho cercato nel Vangelo persone vive che potessero essere testimoni e maestri di amicizia.

E il primo incontro di cui si parla è quello tra Gesù e Giovanni Battista, definito come “l’amico dello sposo…”

Esattamente, ed è una delle definizioni più belle che si può dare di Giovanni. Gesù probabilmente ha vissuto con Giovanni un rapporto che è andato al di là del momento dell’incontro del battesimo, un rapporto di amicizia. Ma il Battista stesso si definisce “l’amico dello sposo” perché è colui che prepara tutto per lo sposo e vive in funzione dello sposo che è Gesù. Questo è molto bello e anche la nostra vita può essere interpretata come una relazione continua con Gesù, Sposo che ci illumina e ci guida sempre con la sua amicizia.

Si passa poi a Giuseppe, al centurione, alla peccatrice che asciuga i piedi di Gesù con i suoi capelli, e poi Lazzaro, ma quale le piace di più di questi personaggi, di questi incontri?

Non è facile dirlo, perché sono tutti magnifici. Per esempio, l’episodio dell’incontro con la donna peccatrice raccontato da Luca al capitolo 7 è una perla autentica del Vangelo. Qui abbiamo un fatto dove Gesù, al di là di tutti gli schemi, accetta i gesti così intimi, così delicati di questa donna che bagna i piedi con le sue lacrime, li asciuga con i suoi capelli e poi li bacia. “Da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi”, dice Gesù a Simone. Ecco, questo è veramente fantastico. Ed è lì dove Gesù pronuncia quella frase magnifica: “Le sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato”. Questo quindi è certamente una figura che mi affascina. Però, se devo dire, mi pare che la figura che più di tutti incarna il tema dell’amicizia sia sicuramente quella di Giovanni, il discepolo che Gesù amava.

Gesù con i discepoli tra cui Giovanni

Sì, infatti, nel suo libro ci sono ancora i discepoli tra cui Giovanni, ma anche Paolo, che però non incontra Gesù personalmente. E infine Pietro…

Certo, sì, Paolo di per sé non è un personaggio del Vangelo, però non potevo dimenticarlo perché Paolo è l’apostolo per eccellenza. E allora ho ripercorso proprio attraverso il suo epistolario questa figura per far capire come anche per Paolo il rapporto con Gesù è determinante. Una delle frasi che commento è quella dove l’apostolo scrive: “Per me il vivere è Cristo”, il vivere, cioè la vita stessa, coincide con il rapporto con Gesù. E questo ha fatto di Paolo l’apostolo che ha evangelizzato tutto il mondo allora conosciuto.

Monsignor Mistò, il Natale è la nascita di Gesù, è l’incontro per eccellenza tra Dio e l’umanità. Come viverlo perché segni la nostra vita e la trasformi, in particolare questo Natale?

Io sono sempre andato un po’ alla ricerca della verità del Natale. Lo scorso anno ho scritto proprio un libretto e il titolo era “Ma noi sappiamo cos’è il Natale?”. Ecco, io penso che sia importante andare alla verità del Natale, liberandoci un po’ da tutte quelle incrostazioni che inevitabilmente ci sono state su questa festa. E la verità del Natale qual è? E’ la verità di questo Dio che non è assente, ma che si fa uomo! Il Verbo si è fatto carne e quindi è venuto a condividere in tutto la nostra vita. Allora se noi sentiamo un Dio non soltanto vicino, ma dentro la nostra carne, la nostra vita deve cambiare, deve diventare una vita come quella di Dio, cioè una vita di amore. Ed ecco allora che il Natale di quest’anno non può che essere, speriamo, qualcosa che ci faccia capire che l’amore è più forte di tutto. L’amore deve vincere anche questa tragedia assurda e disumana al 100 per cento che è la guerra.

Natività di Gesù
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