Alessandro Di Bussolo e Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Per la “prima” del “Quartetto del mare” è stata scelta, domenica mattina, la prestigiosa cornice della Cappella Paolina del Quirinale, dove, per la prima volta, verranno suonati, dal Quartetto Henao, gli strumenti nati dal legno delle barche di Lampedusa: due violini, la viola e il violoncello, costruiti da persone detenute nel carcere milanese di Opera, nell’ambito del progetto “Metarmorfosi”, promosso dalla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti. La seconda esibizione, quella di lunedì 12 dicembre, sarà tra i profughi ospiti del Centro Astalli, alle 18, nella chiesa di Sant’Andrea al Quirinale, in occasione del Concerto di Natale 2022 del Centro del Servizio dei Gesuiti per i rifugiati.
Mosca Mondadori: voce dei migranti morti nel Mediterraneo
“Si è avverato un sogno – dichiara il presidente della Fondazione Arnoldo Mosca Mondadori – nella massima sede istituzionale del Paese, abbiamo cercato di dare voce, attraverso la musica ad ogni persona migrante morta nel Mar Mediterraneo, il più grande cimitero d’Europa”. Questi strumenti musicali, nati dalle mani di persone detenute, vogliono, per Mondadori, ricordare l’importanza dell’articolo 27 della Costituzione italiana, secondo il quale “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Il Quartetto Henao, ensemble multiculturale
“Sono concerti molto speciali per noi”, confida a Radio Vaticana – Vatican News il colombiano William Chiquito che, con la sudcoreana Soyeon Kim, entrambi al violino, e gli italiani Stefano Trevisan alla viola e Giacomo Menna al violoncello, compone il Quartetto Heano che suonerà nei due concerti gli strumenti realizzati dalla liuteria del Carcere milanese di Opera. Un gruppo nato nel 2014 all’interno dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, contraddistinto da grande passione e precisione che riesce a comunicare al pubblico. Un gruppo multiculturale unito da profonda amicizia, che emerge in ogni interpetazione. “Noi – spiega Chiquito – possiamo solo contribuire a questo progetto, tirando fuori da questi strumenti un suono che già di per sé ha una storia, un suono molto vellutato”. Perché pur non essendo legni nobili, adatti a strumenti musicabili, il suono che ne esce è bello, ammette il musicista, “perché sono fatti di legno e il legno è vivo, non dimentichiamoci di questa cosa”. Per Chiquito, cresciuto in un quartiere estremamente povero di Medellin, la musica è stata la grande opportunità, e per questo lui è testimone della potenza della musica. “Sono portatore di questo messaggio, sono sicuro che è una delle forme che può aiutare, si tratta di dare voce a chi purtroppo adesso non c’è più, è una cosa molto importante, soprattutto in tempi come questi”. La musica è una delle arti che permette di fare tutto questo: “Noi siamo lo strumento della musica”. “Speriamo – è la conclusione – di rendere onore a questi quattro strumenti che andremo a suonare, mi aspetto che tutto sia accolto con grande gioia dalle persone e anche con una riflessione, visto che siamo nel periodo di Natale da trascorrere con le nostre famiglie, quando purtroppo ci sono persone che non hanno questo privilegio che abbiamo noi”.
“Metamorfosi” della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti
Strumenti quindi che, in collaborazione con l’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli, e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, cercano attraverso la bellezza, di dare voce a chi non ha voce. “Metamorfosi” è un progetto culturale e di conoscenza pensato dalla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti di fronte al dramma quotidiano di milioni di persone in fuga dalla guerra e dalla miseria. Si vuole infatti richiamare l’attenzione su ogni persona costretta a fuggire dal proprio Paese.
Liuterie nelle carceri, da Opera a Rebibbia, Monza e Secondigliano
E’ la “Metamorfosi” di un legno che riprende vita negli strumenti musicali e “metamorfosi” perché a trasformare questo legname delle barche usate dai migranti e arrivate a Lampedusa sono le persone detenute, che attraverso il lavoro, vengono accompagnate nel loro percorso verso il reinserimento sociale. Grazie a questo progetti, dopo il primo laboratorio di liuteria nella Casa di reclusione Milano-Opera, è nata una rete di falegnamerie e liuterie in alcune carceri italiane, da Rebibbia a Roma, a Monza fino a Secondigliano (Napoli).