Chiesa Cattolica – Italiana

Le meraviglie di Roma e lo stupore dei pellegrini

Nel medioevo esistevano delle guide a supporto dei pellegrini che in questo modo sapevano cosa avrebbero visto, cosa conveniva visitare e come poter ottenere le indulgenze nelle varie chiese. Entrare a Roma era sempre un’esperienza emozionante, che li poneva di fronte alla sacralità dei luoghi santi e delle loro reliquie, ma anche allo sgomento di trovarsi a toccare un passato monumentale, misterioso e spesso incomprensibile

Catacombe di Domitilla

San Filippo Neri nel 1552 rinnovò questo antico pellegrinaggio, che si sviluppò in modo spontaneo, prima con pochi amici e i ragazzi dell’oratorio, poi con una vera folla di persone. Si partiva dalla chiesa di San Girolamo per giungere a San Pietro a passare la notte. Il giorno dopo si faceva tappa a San Paolo Fuori le Mura per proseguire a San Giovanni in Laterano, alla basilica di San Lorenzo, a Santa Maria Maggiore, alla basilica di Santa Croce in Gerusalemme e infine alla basilica di San Sebastiano dove, nelle catacombe, nel giorno di Pentecoste del 1544, il suo cuore fu colpito da “un’effusione dello Spirito Santo” come lo stesso san Filippo raccontava. Il numero sette ricorre non solo per le chiese da visitare, ma finisce per rivestire di significato spirituale ogni momento e ogni luogo di questo pellegrinaggio: sono recitati i sette salmi penitenziali per invocare il perdono dei sette peccati capitali e chiedere le sette virtù, meditando le sette principali tappe di Gesù durante la Passione, le sette effusioni del sangue di Cristo, le sette parole di Cristo in croce, i sette doni dello Spirito Santo, i sette sacramenti, le sette opere di misericordia. La pratica riscosse in poco tempo un ampio consenso e un afflusso di pellegrini che dura tuttora.

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