Chiesa Cattolica – Italiana

Le meditazioni dei Frati Minori in attesa del Papa ad Assisi

Eugenio Bonanata e Daniele D’Elia – Città del Vaticano

“Francescanesimo e povertà”: questo il tema che padre Piloni ha scelto per la prima video meditazione incentrata sul significato della Giornata Mondiale dei Poveri che l’intera comunità ecclesiale, il prossimo 14 Novembre 2021, celebrerà per la quinta volta. Papa Francesco chiede, insistentemente, sin dall’inizio del pontificato, la nascita di un “movimento di evangelizzazione” che possa favorire un incontro dei poveri “là dove si trovano”. Ed è con questa intenzione che il Papa tornerà ad Assisi il prossimo 12 Novembre, per incontrare ed ascoltare cinquecento poveri a Santa Maria degli Angeli, nei luoghi dove ha avuto inizio l’insegnamento di San Francesco. Lì, il Serafico ci ha insegnato a vedere Cristo nei “poveri” e a farci “poveri tra i poveri”.

“Francescanesimo e povertà sono un binomio evidente e inscindibile”, ricorda, dunque, padre Piloni. E lo possiamo intuire dalle premesse della regola voluta dal poverello d’Assisi per i suoi frati. Questi devono vivere “in obbedienza, in castità” e soprattutto “senza nulla di proprio”. In questa rinuncia al possesso – spiega il francescano – consiste la vera imitazione del Vangelo e dell’esempio di Cristo che esortando i discepoli alla vera perfezione, comanda: “vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo”. (FF, 4)

Guarda la prima meditazione di padre Piloni

Questo – ribadisce Padre Piloni – è il cuore del Vangelo e il Papa lo rimarca quando afferma che i “poveri di ogni condizione e ogni latitudine ci evangelizzano” perché sono in grado di ricondurre ai “tratti più genuini del volto del Padre”. C’è una “misteriosa sapienza” che Cristo riesce a trasmettere proprio attraverso la povertà e “condividendo” questa sorte. (Messaggio per V Giornata Mondiale dei Poveri, 5)

In questa sua riflessione, Padre Piloni ricorda in particolare quel passo della Regola dove si rievoca la gioia immensa che può sperimentare chi si accinge ad “abbracciare questa vita”, nella rinuncia ad “avere di più” (FF, 117) e nella consapevolezza che il “tesoro” più grande di cui possiamo godere è l’Amore di Dio.

Francesco d’Assisi ha centrato il significato del Vangelo e la sua testimonianza “è precisa e non va né diluita né svuotata”. Non è semplicemente un “ricco che si fa povero”, ma ha compreso il senso più profondo dell’Incarnazione è cioè che Cristo si è fatto carico di tutta la “sofferenza” e del dolore dell’uomo. Questa povertà, questa caducità, è divenuta la “casa di Dio” ed il ponte tra la terra e il Cielo. Ed ecco perché Papa Francesco scrive che “i poveri sono sacramento di Cristo” e loro più di ogni altro “rappresentano la sua persona e rinviano a Lui”.

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