Gianmarco Murroni – Città del Vaticano
“Abbiamo ottenuto il disimpegno del 65% del nostro esercito”: lo ha affermato il comandante in capo del Fronte popolare di liberazione del Tigray, Tadesse Wereda, annunciando, attraverso un video pubblicato sui canali social ufficiali del TPLF, che più della metà dei combattenti si è ritirato dalla linea del fronte. “Il nostro esercito si è trasferito nel luogo preparato per l’accampamento – ha continuato Tadesse – le nostre forze si sono ritirate con i veicoli e a piedi”.
La guerra nel Tigray
Il conflitto nella regione settentrionale dell’Etiopia è scoppiato nel novembre 2020, contrapponendo le forze del Tigray alle truppe federali e ai loro alleati che includevano combattenti della regione di Amhara e i soldati eritrei. Negli scontri armati hanno perso la vita migliaia di persone e centinaia di migliaia di civili sono stati ridotti alla fame.
La tregua
Con una svolta diplomatica a sorpresa, tuttavia, le due parti hanno firmato una cessazione permanente delle ostilità in un accordo di pace mediato dall’Unione Africana (UA) il 2 novembre scorso in Sud Africa. Successivamente, il 12 novembre in Kenya, è stato firmato un accordo sul disarmo del TPLF, garantendo l’accesso umanitario e l’ingresso dell’esercito etiope nella capitale tigrina di Mekele.
Le parole del Papa
Sulla guerra in Etiopia si è espresso più volte anche Papa Francesco: “Con trepidazione seguo la persistente situazione di conflitto in Etiopia – sono state le parole del Pontefice qualche giorno prima della firma degli accordi – ancora una volta ripeto con animo accorato che la violenza non risolve le discordie, ma soltanto ne accresce le tragiche conseguenze. Faccio appello a quanti hanno responsabilità politiche, affinché cessino le sofferenze della popolazione inerme e si trovino soluzioni eque per una pace duratura in tutto il Paese. Possano gli sforzi delle parti per il dialogo e la ricerca del bene comune condurre a un concreto percorso di riconciliazione. Non manchino ai fratelli e alle sorelle etiopi, così duramente provati, la nostra preghiera, la nostra solidarietà e i necessari aiuti umanitari”.
Futuri sviluppi
Tadesse ha detto che il TPLF sta ancora mantenendo i combattenti in alcune località “dove c’è una presenza di forze contrarie alla pace”, ma che il numero delle unità è stato ridotto anche in quei luoghi. Il governo federale ha dichiarato che un comitato congiunto incaricato di redigere un piano dettagliato per il disarmo del TPLF ha iniziato i suoi lavori e finalizzerà il piano in pochi giorni. Intanto, nonostante le garanzie di aiuto umanitario raggiunte nella tregua, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha affermato di non avere ancora avuto accesso illimitato al Tigray.