Mentre il vulcano della dell’arcipelago delle Eolie, in Sicilia, è in piena attività, prosegue, sulla base dei livelli di allerta, la rassegna di spettacoli, incontri letterari e scientifici senza l’uso di corrente elettrica che vuole richiamare l’attenzione su tematiche ambientali. Il direttore artistico Alessandro Fabrizi: la nostra è una pratica di rinuncia, simbolico-poetica, di disinquinamento acustico e visivo; l’attività eruttiva i corso ci insegna a tenere conto degli eventi della natura
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
È diventata “uno spettacolo nello spettacolo” l’eruzione di questi giorni del vulcano dell’isola di Stromboli, mentre è in corso la X Festa di Teatro Eco Logico, la rassegna che, iniziata il 29 giugno e che si concluderà lunedì 8 luglio, ogni anno, nel piccolo lembo di terra più a nord delle Eolie, offre spettacoli, perfomance teatrali, momenti musicali, esibizioni di danza, incontri con studiosi ed esperti in vari ambiti culturali, sociali e scientifici tutti allestiti in uno scenario naturale e senza l’ausilio della corrente elettrica, dunque senza luci artificiali e microfoni. La Festa dà appuntamento in spiagge, grotte, rocce, pendii o luoghi pubblici, come il sagrato di una chiesa, piazze, moli d’attracco, ma anche in case e terrazze private, per celebrare l’essere umano nella natura e sensibilizzare il pubblico sulle problematiche ambientali.
L’attività vulcanica e l’allerta civile
In queste ore, esplosioni e alte nubi di vapore hanno tenuto con il fiato sospeso i turisti, incantati anche dal flusso lavico e dai colori che lo Stromboli sta regalando. Il sindaco di Lipari, Riccardo Gullo, ha disposto, con una ordinanza, il divieto di scalata al vulcano e di avvicinamento e sosta in prossimità delle spiagge in orario notturno e ha vietato l’approdo di imbarcazioni per escursioni giornaliere. Questa mattina, riferisce l’Ingv, l’Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia, flussi piroclastici, di magma e gas, si sono propagati lungo la Sciara del Fuoco e hanno raggiunto rapidamente il mare, mentre resta ben alimentata la colata lavica, densa e lenta. La situazione Di fronte all’evolversi dell’attività vulcanica, nel pomeriggio di ieri, nella Prefettura di Messina, è stata convocata una riunione con i centri di competenza e il Dipartimento di Protezione Civile della Regione Siciliana ed è stata decisa la fase operativa nazionale di “Preallarme”. Attivato il Centro Coordinamento Soccorsi per un costante monitoraggio e aggiornamento dell’evoluzione dell’attività vulcanica, mentre Guardia di Finanza e Capitaneria di Porto, si alternano per monitorare lo specchio d’acqua interessato e le acque che costeggiano l’isola.
Va avanti, intanto, seguendo l’attività strombolana, il programma della Festa di Teatro Eco Logico, quest’anno con il titolo “What dreams may come”, un omaggio a Danilo Dolci, pacifista, poeta, sociologo, educatore, attivista della nonviolenza, nel centenario della nascita. Le eruzioni vulcaniche stanno creando scenografie singolari e suggestive, spiega il direttore artistico della manifestazione Alessandro Fabrizi, e “Iddu”, lo Stromboli, sembra voler dare il suo contributo alla rassegna che vuole far incontrare arte e natura.
Dieci anni di Festa di Teatro Eco Logico, questo connubio fra arte, scienza e natura quali frutti ha dato?
È la decima edizione, ma la prima l’abbiamo chiamata “zero”, per cui questa è l’undicesima annualità, quindi sono undici anni di Feste di Teatro Eco Logico. A me, personalmente, ha insegnato tantissimo, mi ha insegnato a cogliere gli eventi della natura, quello che succedeva, a cambiare programma, a sentirsi in balia degli eventi, degli elementi, che è una buona pratica: accettare di programmare sapendo di dover “sprogrammare” subito dopo. Perché quando si fa uno spettacolo in mezzo alla natura e nella natura, la natura parla. Come sta parlando anche quest’anno in modo abbastanza prepotente, per cui dobbiamo continuamente riaggiustare gli orari, i luoghi. E questa è una gran bella pratica. Poi, un altro frutto è quello della partecipazione del pubblico. Naturalmente il primo anno, come si dice a Roma, ce la cantavamo e ce la maestra suonavamo, poi pian piano c’è stata sempre più gente e quest’anno anche negli eventi più particolari, negli orari più caldi, come le prove dell’Amleto alle 7 del mattino o gli incontri in biblioteca alle 17, c’è una grande affluenza di persone. Questo, per noi che facciamo spettacolo, cultura, divulgazione, è il dono più grande: riuscire a coinvolgere le persone, creare una comunità che si interroga su dei temi, su delle questioni. E quest’anno tutto ruota intorno al sogno e a una figura molto speciale, che è quella di Danilo Dolci di cui festeggiamo l’anniversario dei cent’anni dalla nascita.
Ispirandovi alla figura di Danilo Dolci, sociologo, pacifista, ambientalista, educatore, cosa avete scelto di sottolineare del suo pensiero?
Noi siamo partiti da un verso di una sua poesia che dice: “Ciascuno cresce solo se sognato”. Ci ha interessato molto la parte di educatore, di creatore di relazioni, di connessioni, di dialogo, di reciproco stimolo che Danilo Dolci ha praticato in tutta la sua vita. Quest’idea che l’altro cresce se qualcun altro lo sogna è stata una delle principali ispirazioni. Giuseppe Semeraro, ci ha raccontato, con il suo spettacolo Digiunando davanti al mare, la frequentazione di Dolci con i contadini siciliani e quindi la capacità di coinvolgerli nelle proteste, negli scioperi della fame, negli scioperi al contrario, andando a lavorare invece di non andare.
Il vostro obiettivo è quello di celebrare l’essere umano nella natura non come predatore, ma come interlocutore ed inoltre vi proponete di sensibilizzare il pubblico sulla crisi climatica, perché rinasca un dialogo intimo dell’uomo con l’ambiente. Sono tematiche sulle quali spesso ci richiama anche Papa Francesco. Come proponete queste problematiche, come le porgete al pubblico?
Noi proponiamo nove giorni di incontri teatrali, musicali, di danza, di divulgazione scientifica, presentazioni di libri, senza utilizzare l’energia elettrica, quindi senza l’amplificazione dei microfoni per le voci, per la musica e senza la luce elettrica per l’illuminazione di effetti luce. Quindi è una pratica di rinuncia, simbolico-poetica, di disinquinamento acustico e visivo che vuole dire che si può fare a meno dell’energia elettrica, cioè che non è detto che in qualunque circostanza sia necessario usare il microfono, l’energia elettrica per l’illuminazione, se ne può fare a meno. Questo crea una speciale relazione fra i corpi, gli esseri umani, fra il performer e il pubblico, che sono illuminati dalla stessa luce, non c’è una separazione gerarchica tra chi sta al buio e guarda e chi è illuminato e si fa guardare. Questa è una pratica che proponiamo, oltre ai nove giorni in cui non si sente la voce distorta o disturbata o amplificata dal microfono, ma nella sua relazione naturale che attraversa l’ambiente. E poi c’è l’ambiente che parla, che partecipa. Quindi si tratta di una relazione non predatoria ma dialogica, perché ambientiamo ad esempio Amleto in uno spazio, la natura ci dice come comportarci, cioè dove mettere gli attori, da dove entrare ed uscire, come usare quello spazio per farlo diventare scenografia. Quindi non costruiamo noi una scenografia ad hoc, ma lasciamo che la scenografia in qualche modo collabori alla regia dello spettacolo. Tutti gli spettacoli qui, anche quelli che vengono già preparati, subiscono una metamorfosi, subiscono una trasformazione. La natura diventa parte della regia dello spettacolo. E poi succedono cose straordinarie, come durante l’incontro con i vulcanologi, quest’anno, che ci parlavano dell’eruzione del Vesuvio del 1906 e c’è stata la grande fumata che è del vulcano e la grande colata del 3 luglio. Quindi, a volte, sembra proprio che il vulcano – o il mare in altri casi – voglia proprio partecipare all’evento, in qualche modo.
In questi giorni Iddu, il vulcano dell’isola di Stromboli – come lo chiamano gli abitanti – è in eruzione. Come state vivendo voi artisti questa manifestazione della natura nel contesto della Festa?
In un continuo gioco, in un continuo disequilibrio, nel senso che ieri, alla fine di un evento, ci siamo accorti che c’era una nube grossa e, per paura delle polveri che potevano cadere, abbiamo annullato un evento. Avevamo quasi deciso di annullare il successivo, ma poi ci siamo informati e abbiamo cercato di capire cosa fare e abbiamo capito che invece lo potevamo realizzare. Per cui stiamo reagendo allertati, cercando di metterci in contatto con chi è competente, chi ne sa di più, il più possibile, ma stiamo andando avanti. Ovviamente cambiano orari, posti, insomma, c’è una inquieta calma.
Quindi questa convivenza con il vulcano è possibile?
Assolutamente sì, ma è meravigliosa. Queste nubi che uscivano dal vulcano ieri ci hanno lasciati a bocca aperta per la bellezza, è anche una cosa meravigliosa. La natura è meravigliosa anche nel suo essere sublime, o anche terribile, spaventosa. La natura è potente, ha la sua forza, la sua realtà e noi cerchiamo di accoglierla. Io ci credo che Iddu è buono, come dicono qui gli isolani, però non è neanche scemo, cioè ha il suo da fare.
Qual è il messaggio che volete dare, in particolare, quest’anno?
Il messaggio è che, a volte, staccando la spina si guadagna qualcosa. Per fortuna che non c’è la luce elettrica nelle strade qui a Stromboli, per cui si vede un cielo stellato come in pochi altri posti al mondo. Quindi, togliendo quell’optional si guadagna qualcosa. E ispirandoci a Danilo Dolci il messaggio è che si può creare comunità, creare relazione, che c’è la possibilità di conversare, chiacchierare. Questo è l’insegnamento di Danilo Dolci, quello di mettere delle persone informalmente in un luogo che scambiano domande, opinioni, pensieri, idee, progetti, sogni.