Adriana Masotti – Città del Vaticano
“La Bibbia e i Vangeli sono popolati di donne che camminano, si spostano, e quasi sempre di fretta.[…] La fede e la pietà proseguono la loro corsa nel mondo perché uomini e donne continuano a correre lungo la via. E, in questa comune corsa, i piedi delle donne corrono diversamente e di più”. A scriverlo è Luigino Bruni, professore ordinario di Economia politica alla Lumsa di Roma e studioso della Sacra Scrittura, autore del libro “Le donne nascoste nella Bibbia”, pubblicato da AnimaMundi Edizioni.
L’amicizia tra la profezia e le donne
Non donne note, dunque, come la progenitrice Eva o la Maddalena, Susanna, Giuditta, Rut e Ester di cui anche l’iconografia è ricca, ma figure minori come Agar, Dinah, Tamar, Atalia, Anna moglie di Elkanà o Abigail, la cui presenza è una fugace apparizione, descritta in poche righe, ma che non lascia indifferenti. Spesso il loro comportamento è insolito e scomodo perché contesta con lucidità e determinazione il potere e i soprusi del patriarcato, offre una prospettiva diversa. Nella prefazione Bruni scrive che esiste “un’amicizia tra profezia e il femminile. Entrambi sono concreti, attivano processi, non occupano spazi, parlano con la parola e con il corpo e, per istinto invincibile, scelgono sempre la vita”. Non per questo queste donne sono perfette e non per questo in loro abitano sempre sentimenti nobili, ma per lo più sono vittime di soprusi o stanno dalla parte delle vittime e per loro mettono in gioco tutto. “Entrano in scena – si legge ancora nella prefazione – per dirci nuove parole sull’uomo e su Dio quando i maschi hanno consumato e dilapidato le loro ultime risorse di umanità, e sono diventati anche loro, finalmente, mendicanti di parole di vita”.
Bruni: ci offrono una chiave per leggere il mondo
Questi ritratti di donne che nascono nella Bibbia, per l’autore sono in grado perciò di fornirci una chiave di lettura “schierata e partigiana” del mondo e della vita e possono, in qualche modo, guidarci anche nell’esperienza presente e futura. L’incontro nella Bibbia con una donna “non è mai un evento banale”. Nell’intervista a Vatican News, il professor Luigino Bruni ci parla di loro, iniziando dalle ragioni che lo hanno portato a scegliere i personaggi femminili meno noti, donne nascoste, appunto:
R. – Sì, le donne di cui io mi occupo in questo lavoro non sono le donne più conosciute della Bibbia, sono figure meravigliose, ma nascoste un po’ nelle pagine dei libri che non si leggono, ad esempio, durante la messa, quindi sono donne che vanno cercate, io sono stato trovato da loro. Nei commenti che in questi anni ho fatto sui libri biblici, ogni tanto ho avuto un incontro con una di loro, un incontro che non mi ha lasciato mai indifferente, che mi ha segnato e insegnato qualcosa. Allora ad un certo punto ho detto: possiamo mettere insieme questi incontri in modo che anche altri possano fare la stessa esperienza che ho fatto io.
Seguire il comparire delle donne nella pagine bibliche è come leggere una Bibbia diversa, superando le violenze, le rivalità, le bassezze che tante volte la Bibbia descrive…
R. – E’ così, non è mai banale trovare una donna nella Bibbia, perchè quella donna ha dovuto faticare molto per esserci, dato che la Bibbia, lo sappiamo, è stata scritta da uomini in un mondo essenzialmente maschilista come era il mondo antico di circa 2500 anni fa. Quindi, quando una donna riesce a farsi spazio e ad arrivare in un testo biblico e a rimanerci, a non subire le censure che hanno accompagnato la storia della creazione dei libri biblici, si capisce che questa donna è talmente forte e la sua storia è talmente grande che vale la pena conoscerla.
Molte volte la Bibbia però non sta dalla parte delle donne, lei osserva, e c’è una frase nel suo libro che mi ha colpito. Lei scrive: ” La lettura biblica è feconda se diventa un esercizio spirituale e morale per scorgere e sollevare umili e umiliati, e quindi per salvare Dio, troppe volte collocato dalla parte dei forti e dei vincitori”. E’ un’espressione forte questa “per salvare Dio”…
R. – Il primo buon samaritano della Bibbia è la Bibbia stessa che si china sulle vittime e invita anche il lettore a farlo, cioè la lettura delle sue pagine non è mai un esercizio neutrale. Quando leggiamo certi racconti drammatici, quando vediamo una donna che è scartata, che è violentata, da Tamar ad Agar, e tante altre donne, noi lettori ci dobbiamo domandare da quale parte stiamo, se dalla parte delle vittime o dei carnefici. Siccome chi scrive la Bibbia cerca in tutti i modi di difendere Dio, negli autori sacri c’è l’invincibile tentazione di giustificare Dio anche sacrificando a volte gli uomini, però oggi noi nel 2021 non possiamo leggere la Bibbia senza fare una scelta di parte. Io l’ho fatta scegliendo di guardarla insieme alle vittime, e dato che nella Bibbia le donne sono quasi sempre vittime, leggere la Bibbia dalla prospettiva delle donne è un esercizio molto molto importante, è qualcosa che ci cambia e ci fa crescere dal punto di vista etico, morale e spirituale, ci fa diventare più umani. Quindi in tutti questi anni di lavoro sulla Bibbia, i miei incontri più belli sono stati quelli con le donne.
Luigino Bruni, lei dedica alcune pagine alle levatrici di Israele, le prime obiettrici di coscienza, donne che disobbediscono ai comandi del Faraone …
R. – Sì, siamo all’inizio del Libro dell’Esodo, il faraone dà un ordine tremendo che spesso danno i potenti per il timore di essere sostituiti da un futuro re, ordina di uccidere tutti figli maschi ebrei e le levatrici egiziane dicono di no, non ascoltano il comando del faraone e fanno nascere i bambini. E c’è qui una forza narrativa enorme, naturalmente racchiusa in due righe, ma sono due righe che salvano tante altre scene di violenza, perché mentre i faraoni uccidono e i maschi si scontrano per il potere, le donne sono lì a ricordarci la sacralità della vita. Fa parte del mestiere di levatrici far nascere i bambini di qualunque popolo siano, di qualunque ceto o condizione, loro fanno nascere i bambini degli schiavi, degli ebrei, pur essendo dalla parte del faraone, ma lì stanno dalla parte della vita, e quindi diventano, diciamo, delle figure amiche, amiche delle donne, amiche delle vittime e quindi amiche nostre e amiche mie.
Nel suo libro, si parla anche del rapporto tra donne e potere e di come sia difficile, spesso, per una donna vivere in mezzo ad una mentalità maschilista che non le appartiene. Il nome del personaggio biblico questa volta è Atalia, una regina che cade a causa di una congiura….
R. – E’ molto attuale. Questo tema del potere delle donne c’è nella Bibbia. Le donne in genere hanno la capacità di essere amiche tra loro, anche se non si conosco, c’è una sorta di solidarietà, ma non sempre è così. Pensiamo anche a Sara, la moglie del patriarca Abramo e ad Agar la sua schiava egiziana, dove essere la moglie del capo prevale sull’essere donna. Sara maltratta Agar per gelosia e il primo angelo della Bibbia compare per parlare e consolare una schiava cacciata dalla padrona. Lo stesso accade anche oggi, vediamo tante cose meravigliose tra donne ma vediamo anche che, a volte, il potere prevale sull’essere donna, cioè il fatto di comandare, di avere il potere o a volte semplicemente i soldi. A me poi questa figura di Atalia piace molto. Atalia gode di una pessima fama nella Bibbia, è mal vista da tutti i commentatori biblici per la sua storia, per come si comporta. A me ha colpito un dettaglio: il fatto che il giorno in cui va incontro alla morte, Atalia si trucca il volto, e su questo ho fatto un un commento che penso sia tra le righe più riuscite del libro e che lascio al lettore scoprire.
Non possiamo citare tutte le donne di cui lei parla, ma ci sono due tra loro che mostrano il talento speciale delle donne, che agiscono in fretta e con grande intuito per sbrogliare situazioni intricate, come Abigail, e la donna saggia che fa riflettere il re Davide sul suo comportamento: concludiamo con un accenno su questo?
R. – Sì, le donne hanno un talento per trovare soluzioni spesso pacifiche là dove i maschi falliscono per la loro irruenza quindi, davanti a Nabal, il marito, che si comporta da stupido trattando male Davide e inducendolo ad una guerra, Abigail agisce, si muove, in fretta, deve risolvere il problema, costi quel che costi. Parte, carica di doni i suoi animali, si dà la colpa pur non centrando niente e questo è tipico delle donne, anche troppo, di darsi la colpa pur di risolvere un problema, e lì si vede questo: che il talento delle donne è multiforme ma c’è anche questa dimensione di curare i rapporti e farlo prima del bilancio delle colpe e dei meriti, perchè il rapporto ha un valore entrinseco che va salvato ad ogni costo.