Le donne cattoliche del mondo dal Papa: “Gli abbiamo portato la voce delle invisibili”

Vatican News

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

È stata un’udienza colma di affetto, di regali e battute scherzose (come quella alla tesoriera: “Ah, è lei che ha il potere!”), ma anche di indicazioni chiare per il futuro e il presente delle donne nella Chiesa e di ringraziamento per l’opera svolta a favore delle “invisibili” dei cinque continenti. Papa Francesco ha ricevuto stamane il consiglio esecutivo dell’Unione mondiale delle Organizzazioni femminili cattoliche (Umofc), che lo scorso anno ha istituito un Osservatorio mondiale, il quale ha stilato un rapporto su “Impatto del Covid-19 sulle donne in America Latina e nei Caraibi”.

I risultati del report sono stati consegnati oggi nelle mani del Papa. Il 14 giugno saranno presentati in un incontro a Roma con il cardinale Marc Ouellet, presidente della CAL (Commissione per l’America Latina). Francesco ha incoraggiato ad andare avanti in questo lavoro, avviato ora per il continente africano, e ha promesso che nel maggio 2023, alla vigilia dell’Assemblea generale dell’Umofc ad Assisi, riceverà tutti i membri dell’organizzazione. “Roma sarà invasa da donne di tutto il mondo”, dice a Vatican News l’argentina María Lía Zervino, presidente generale dell’Unione:

María Lía, com’è stata l’udienza con il Papa?

Meravigliosa! Donne di tutti i continenti insieme al Santo Padre. Lo abbiamo ringraziato perché ha fatto tanto per le donne nel corso del suo pontificato, particolarmente con la riforma della Curia nella Praedicate Evangelium, per cui adesso le donne potranno essere anche capi Dicastero. È stato bellissimo il discorso teologico che ci ha fatto sul principio ministeriale e il principio mariano. Ha detto: è vero, si deve utilizzare per il ruolo delle donne il principio petrino, che è gerarchico, ma è più importante il principio mariano, perché la Chiesa è donna. È madre. È “la” Chiesa, non “il” Chiesa.

Vi soddisfa questa risposta? Molte organizzazioni femminili cattoliche chiedono invece un riconoscimento ministeriale…

Siamo coscienti di questo, ma l’Umofc, come associazione pubblica di fedeli, ha il cuore e la mente in comunione col magistero. Dall’inizio sappiamo che difficilmente ci sarebbe stata un’apertura sul sacerdozio femminile, quindi abbiamo sempre ragionato su qual è il modo di collaborare con la Santa Sede, gli episcopati, le diocesi e i movimenti. Siamo contentissime per tutto quello che ha fatto il Papa e al contempo fiduciose per il diaconato femminile, visto che ha istituito ben due commissioni. Ma non è questo il nostro scopo. Vogliamo mettere al servizio della Chiesa il plus delle donne che non è più degli uomini, ma diverso. Diventa tutto più “ricco” quando uomini e donne prendono insieme decisioni fondamentali.

Che tipo di servizio svolge l’Unione mondiale?

Essere corresponsabili di un’evangelizzazione con il volto femminile. Avere capacità di misericordia, vicinanza, comprensione, che è ciò di cui la Chiesa oggi ha bisogno. Il Papa ci ha ringraziato tantissimo per questo con grande affetto. Sembrava di stare a casa con il proprio padre.  

Quali indicazioni vi ha dato?

Anzitutto di scegliere una donna che affianchi l’assistente ecclesiastico per la nostra organizzazione. Poi ci ha assicurato che l’anno prossimo, prima dell’Assemblea generale in programma ad Assisi nel maggio 2023, incontrerà face to face tutti i membri dell’Umofc. Sono invitate a Roma tutte le donne cattoliche delle nostre organizzazioni nel mondo.

L’udienza di oggi è stata anche l’occasione per presentare al Papa alcuni studi condotti in questi mesi…

Sì, abbiamo consegnato i primi risultati del rapporto stilato dall’Osservatorio mondiale delle donne, istituito l’anno scorso, sull’impatto del Covid in America Latina e Caraibi. Un lavoro per dare voce alle “invisibili”.

Chi sono?

Donne in Paesi di guerra, senza mariti o figli maggiori, che devono occuparsi della famiglia. Donne che non possono andare a scuola perché la loro cultura impone che solo l’uomo possa studiare. Donne che soffrono la violenza di genere. Tantissimi esempi… Queste donne, che sono le più vulnerabili, sono però quelle che hanno più forza, resilienza, che stanno pensando allo scenario post Covid. Noi raccogliamo ciò che dicono e gli diamo un formato accademico per mostrare questi risultati al mondo, in particolare a chi prende decisioni.  

In che senso formato accademico?

Sintetizzare tutte le testimonianze e anche le relazioni di esperte di 25 Paesi latinoamericani, leader che lavorano ogni giorno a livello locale con donne vulnerabili. Quindi l’esperienza diretta trasmessa in una sintesi accademica, capace di parlare con linguaggio semplice a vescovi, governi, società civile, per fare sinergia.

Sempre sull’impatto del Covid, il lockdown ha favorito un aumento delle violenze tra le mura domestiche. Fenomeno che accomuna tutti i continenti. Su questo tema, cos’è emerso dai vostri studi?

L’isolamento non ha permesso alle donne neppure di poter condividere quanto subìto o di avere una possibilità di sostegno. Ma non è stato l’unico problema… Pensiamo al lavoro: le donne, non avendo il più delle volte un impiego sistematico, non avevano soldi per arrivare a fine mese. Molte ci hanno detto “avevamo più paura della fame che del Covid!”. Lo stesso con l’educazione, tante donne con la didattica a distanza hanno fatto una marcia indietro, sia loro che i loro figli. E poi i problemi fisici: in quei mesi si è pensato solo il Covid, mentre le donne incinte, ad esempio, non hanno potuto ricevere altre cure. Psicologicamente è stato un danno terribile, ma le stesse donne hanno iniziato a creare reti e organizzazioni per andare avanti. Per questo parlo di resilienza. Hanno veramente tanto da dire in una fase post Covid.

Cosa ha detto il Papa a proposito dei risultati di questo rapporto?

Ancora non ha letto la documentazione, perché l’ha ricevuta oggi per la prima volta. Ci ha però ringraziato, certo del fatto che si tratti di un lavoro scientificamente molto serio, svolto peraltro in collaborazione con il Celam. Gli abbiamo portato anche uno studio sugli abusi, su come prevenirli a scuola e in casa, perché è lì che comincia il problema… È un libretto scritto insieme a specialisti, mentre il prologo è della sottosegretaria del Dicastero per Laici, Famiglia e Vita, Linda Ghisoni. Lo abbiamo pubblicato in inglese, spagnolo, francese, e tradotto in coreano e in lingua urdu per il Pakistan. L’Asia è molto contenta, visto che il problema pesa tanto sulle spalle delle donne asiatiche. Ogni rappresentante regionale ha poi fatto un regalo al Papa.

Cioè?

Per esempio la vice presidente della Spagna ha presentato una donna europea, Pilar Bellosillo, presidente dell’Uomfc all’epoca del Concilio Vaticano II che Paolo VI nominò nel primo gruppo di uditrici, per cui è stata avviata la causa di canonizzazione. È un esempio per tutte le donne, non solo d’Europa, anche perché era una laica che faceva un lavoro straordinario per la giustizia e per l’ecumenismo. La rappresentante dell’Africa ha consegnato al Papa una statistica di tutte le preghiere che le donne fanno in risposta alla sua richiesta: “Pregate per me”. Quindi Messe, adorazioni, rosari, di tutto… Dall’America Latina, è stato molto divertente: dato che il Santo Padre qualche settimana fa scherzava sul fatto che avrebbe avuto bisogno di una tequila per il ginocchio, gli abbiamo regalato… una bottiglia di tequila.