Maria Milvia Morciano – Città del Vaticano
Quest’anno, nel giorno della 5a Giornata delle Catacombe, è previsto un fitto calendario di iniziative. Sarà possibile visitare gratuitamente molte tra le più significative catacombe (previa prenotazione), ascoltare la musica allegra delle bande, partecipare a dei laboratori destinati ai ragazzi.
Ne parliamo con monsignor Pasquale Iacobone, segretario della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra: “Ci sarà la possibilità di accesso gratuito e libero per cercare di restituire alla cittadinanza, a chi magari abita nel palazzo sopra la catacomba, di rendersi conto non solo di ciò che si trova sotto i piedi, ma anche delle radici della propria storia e della propria esistenza. Sarà quindi – sottolinea – una giornata di incontro, di festa, di comunione anche con i defunti, con chi ci ha preceduto e che in quei luoghi riposa. Un momento di condivisione, di esperienza, di festa, di gioia, tant’è che abbiamo anche molti momenti con le bande, i laboratori per i bambini e tutta una serie di momenti pensati per dare reale capacità di incontro, di sinergia ad un’esperienza apparentemente lontana, ma in realtà vicinissima a noi”.
Ogni anno la giornata ha un tema diverso e in questo ricorre il XVIII centenario dalla morte di papa Callisto (218-222), che fin da diacono fu incaricato da papa Zefirino di ideare e costruire un cimitero per la comunità cristiana di Roma. Sulla Via Appia c’è quello che anche oggi porta il suo nome, la cui esplorazione sistematica si deve al padre dell’archeologia cristiana, Giovanni Battista de Rossi (1822-1894), del quale quest’anno ricorre il bicentenario dalla nascita.
“Ricordando questo pontefice, che è stato l’inventore di una struttura nuova rispetto all’epoca, abbiamo pensato a lui per far conoscere le catacombe nella loro essenzialità: come furono costruite, con quali metodi, con quali mezzi e da chi. Infatti in questa edizione la locandina è illustrata con l’immagine del fossore, figura chiave che scavava materialmente le catacombe, costruiva i loculi e sistemava i defunti nel luogo del loro riposo”, spiega monsignor Iacobone. Con la figura emblematica del fossore, che inoltre decorava le tombe con stucchi, affreschi e mosaici, la manifestazione quest’anno intende approfondire l’aspetto della materialità culturale delle catacombe. La comunità cristiana sempre più numerosa aveva bisogno di spazio per seppellire i propri morti, che all’inizio erano posti nelle necropoli comuni dei pagani o nelle proprietà dei neoconvertiti più abbienti che ponevano il loro terreno a disposizione dei fratelli nella fede. Ma spesso gli spazi sopra terra non erano disponibili, così fu inventata questa architettura negativa che si sviluppava verso il basso, anche per 30 metri, creando vere città sotterranee, con cunicoli e loculi ordinati e simili.
Differenza delle necropoli pagane
Se pensiamo agli usi funerari precedenti, si tratta davvero di un’invenzione. Senza ricordare epoche e geografie lontane – gli usi funerari sono testimoniati dalle ricerche archeologiche e la cura dei defunti riporta ai periodi più remoti, fin dalla preistoria – limitiamoci ai contemporanei dei cristiani, ai romani di epoca imperiale. Le necropoli si sviluppavano lungo gli assi viari extraurbani e creavano dei veri paesaggi architettonici. Ciò che colpisce è quanto sia percettibile la differenza sociale: dalle semplici fosse di tombe senza nome, che si possono intercettare soltanto con gli scavi archeologici o con escavazioni casuali, ai mausolei, i cui ruderi ancora impressionano per imponenza.
I defunti potevano essere incinerati o inumati, questo dipendeva da diversi fattori, ma non da prescrizioni religiose. Soprattutto dipendeva dalla disponibilità o meno di legname o da ragioni economiche. L’incinerazione era appannaggio per lo più dei ricchi, perché costosa, mentre i poveri venivano posti in semplici fosse scavate nel terreno.
Le tombe in generale potevano contenere più di un corpo ed essere deposti anche in tempi diversi. Vi erano i sepolcri di famiglia e quelli di coloro che non avevano legami tra loro.
Le catacombe invece seguono un’idea di comunità, luogo dove stare insieme in attesa del risveglio nella luce infinita. L’inumazione, mediata attraverso l’uso ebraico, serviva a preservare il corpo per la futura risurrezione della carne.
Le decorazioni o le iscrizioni delle tombe pagane parlavano di un forte legame con la vita terrena, intendevano celebrare l’esistenza del defunto, spesso parlavano di lacrime e dolore. Invece il mondo iconografico cristiano guardava oltre la propria esistenza terrena, con una prospettiva di luce e di gioia fiduciosa.
Una manifestazione di gioiosa spiritualità
Al di là dell’aspetto archeologico, turistico o ludico, la manifestazione della Giornata delle Catacombe è però prima di tutto guidata dal suo significato religioso e spirituale. E questo perché, afferma monsignor Iacobone, “quelle radici cristiane che stiamo perdendo possono essere ritrovate lì con quel contatto fisico, immediato, concreto, tangibile con le memorie dei primi secoli e dunque recuperare un patrimonio di simboli, di immagini, di attestazioni, di testimonianze che ci dicono quanto la fede cristiana abbia sofferto, soprattutto nei primi secoli, e quali fatiche, quali sacrifici abbia dovuto affrontare, ponendoci anche di fronte a una visione di fede e di vita che noi abbiamo perso. La visione dei primi cristiani era molto positiva, carica di speranza. Oggi siamo immersi in un’atmosfera cupa e pessimistica, dovuta alle attuali circostanze e situazioni. Le catacombe riaprono gli orizzonti della speranza”.
La catacombe in Italia
Roma raccoglie il maggior numero di catacombe, oltre cinquanta, ma si trovano sparse anche nel resto d’Italia.
Sono collocate lì dove la natura del terreno consente di scavare un terreno facilmente lavorabile ma resistente, quindi non nell’Italia settentrionale e nella Pianura Padana che è a carattere alluvionale, ma a partire dall’Italia centrale. Due molto belle si trovano a Chiusi, le catacombe di Santa Mustiola e quelle di Santa Caterina delle Ruote, ma anche quelle strane, stranissime – come le definisce monsignor Iacobone – dell’isola di Pianosa e poi due catacombe molto piccole, ma belle in Abruzzo, San Vittorino, Castelvecchio Subequo e ancora in Puglia a Canosa, “catacomba dove da diversi anni stiamo conducendo campagne di scavo e dove stanno emergendo tantissimi elementi storici decisivi e importanti per studiare la comunità cristiana antica”, prosegue Iacobone. E poi c’è Napoli con le tante catacombe e ancora quelle della Sicilia: Siracusa sul versante orientale, Palermo e Carini su quello occidentale. Infine la Sardegna con Sant’Antioco.