I responsabili delle organizzazioni dei due Paesi che aspettano il Papa parlano delle difficoltà delle popolazioni. È cresciuta l’insicurezza alimentare, anche in conseguenza della guerra in Ucraina, c’è ancora tanta povertà e mancano risorse. La speranza è che la visita di Francesco possa risvegliare le coscienze
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Caritas Internationalis fa il punto sulle emergenze e sulle necessità della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan, dove Francesco si recherà dal 31 gennaio al 5 febbraio. I due Paesi, da oltre vent’anni vivono una grave crisi umanitaria, dimenticata dai media, ma che continua ad impegnare le Caritas e le Chiese locali, che non hanno mai smesso di offrire aiuti e di alleviare le sofferenze delle popolazioni in difficoltà. Lo scorso venerdì 27 gennaio, i responsabili di Caritas Congo, Boniface Ata Deagbo, e di Caritas Sud Sudan, Gabriel Yai Aropo, si sono confrontati in un meeting point virtuale con la Confederazione delle organizzazioni cattoliche di assistenza, sviluppo e servizi sociali che operano in oltre 200 nazioni e territori in tutto il mondo. Con loro ha dialogato Marta Petrosillo, direttrice della comunicazione di Caritas Internationalis, che evidenzia le attuali necessità dei due Paesi e anche cosa le due popolazioni si aspettino dalla visita apostolica del Papa:
Su quali fronti è impegnata attualmente la Caritas nella Repubblica Democratica del Congo?
La Caritas cerca di far fronte a tutte quelle che sono le emergenze della popolazione, in particolar modo dei più vulnerabili. Purtroppo siamo di fronte ad una crisi che va avanti da più di vent’anni, quindi è da più di vent’anni che si risponde all’emergenza umanitaria, soprattutto nella parte est del Paese, dove continuano le tensioni. Si cerca di contrastare la povertà e, soprattutto, la grave insicurezza alimentare che continua a peggiorare, anche come conseguenza della crisi ucraina che comunque, a livello internazionale, proprio nell’ambito dell’insicurezza alimentare, ha gravato molto, soprattutto negli ultimi mesi. Un altro fronte su cui la Caritas è fortemente impegnata è l’accoglienza e il sostegno ai rifugiati. Abbiamo più di 5 milioni di sfollati interni nel Paese a causa dei conflitti e provenienti soprattutto dalla parte orientale della RDC. Tra di loro è stata sottolineata la presenza di bambini soldato. La Caritas cerca di dare loro accoglienza, cibo e beni di prima necessità. C’è anche un forte impegno per l’educazione dei piccoli.
Quali sono gli aiuti più urgenti che Caritas Congo vuole offrire?
Sicuramente è il tema della sicurezza alimentare il più forte, però c’è anche un’azione molto importante che è fatta da Caritas Congo e anche ovviamente dalla Chiesa, perché la Caritas è parte della Chiesa, nell’ambito dell’advocacy, nell’evidenziare le difficoltà di questo Paese e di una crisi ormai endemica che va avanti da tanti anni e che purtroppo non trova tanto spazio nei media in generale, non è molto nota all’opinione pubblica. Per Caritas Congo l’auspicio è che la visita del Santo Padre possa essere un momento per gettare luce.
Cosa ci si aspetta dalla comunità internazionale?
Ci si aspetta aiuto, perché la Caritas è attiva su tutto il territorio e la sua presenza capillare permette davvero di andare ad agire con le comunità in favore di tutte le comunità. Ma sono necessarie risorse. Uno dei temi sollevati è stata la mancanza di risorse. È una crisi che va avanti da tanti anni. Per questo motivo non è tra le emergenze più visibili, però, purtroppo, proprio perché va avanti da tanti anni, si creano maggiori difficoltà nell’ottenere le risorse necessarie per portare avanti la risposta umanitaria e sostenere la popolazione.
Tra qualche giorno Papa Francesco sarà nella Repubblica Democratica del Congo, quali speranze vengono riposte nella sua visita?
La speranza è che possa essere un momento per far sì che si levi la voce della Chiesa e, soprattutto, che possa essere pure un momento importante di confronto anche con le autorità governative. È stato sottolineato come purtroppo ci sia corruzione all’interno delle strutture statali e sia necessario migliorare tutte le politiche relative alla povertà. La povertà è un grave problema che affligge il Paese ed è sicuramente in parte derivata dall’insicurezza e dal conflitto in atto nella parte orientale. Ma è anche, purtroppo, frutto di politiche non efficaci, soprattutto per quanto riguarda l’agricoltura.
Passando al Sud Sudan, la Caritas, in questo momento, in quali problemi è più impegnata?
La Caritas è molto impegnata, anche qui, nel combattere l’insicurezza alimentare e nel favorire l’autonomia, nel sostenere soprattutto gli agricoltori. Parte dei programmi sono quelli della distribuzione di sementi e della formazione in questo ambito. Ma anche qui la maggior parte dei progetti è dedicata all’accoglienza dei rifugiati e un’altra parte è dedicata alle attività di peacebuilding. La Caritas Sud Sudan riunisce appartenenti a diverse comunità, a diversi gruppi etnici, e li coinvolge in attività comuni per cercare di favorire la pace.
Anche il Sud Sudan è un Paese che a breve il Papa raggiungerà. Che tipo di aspettative ci sono?
C’è una grandissima aspettativa. Soprattutto, quello che è stato notato, è il valore aggiunto dell’approccio ecumenico, questa presenza delle diverse Chiese. Il Papa è atteso da tutta la popolazione e nel cuore dei sudanesi c’è il ricordo vivo, e anche tanta gratitudine, dell’incontro a Roma, nel 2019, tra il Santo Padre e il presidente e i vice presidenti della Repubblica del Sud Sudan, un momento che ha avuto delle conseguenze tangibili. Da allora si è notata una maggiore volontà e un maggiore accordo tra i leader delle diverse comunità. Ovviamente nel Paese, purtroppo, persistono delle tensioni ed è ancora alta l’insicurezza. Ma la speranza è che il Papa, così come nel 2019, possa contribuire, ancora di più, a creare quella coesione, a favorire la riconciliazione, non soltanto a livello di leadership, ma proprio a livello comunitario.
Quali sono le emergenze più recenti?
La risposta alle recenti alluvioni è una parte importante del lavoro di Caritas. Queste alluvioni, conseguenza del cambiamento climatico, hanno ulteriormente aggravato una situazione umanitaria locale già precaria, contribuendo di molto all’aumento dell’insicurezza alimentare, soprattutto per l’impossibilità di adibire all’agricoltura alcune aree.
Come aiutare e sostenere le due Caritas e le attività della Chiesa?
È necessario un forte sostegno economico, in particolar modo perché parliamo di due crisi, purtroppo, dimenticate e che si protraggono da lungo tempo. Un modo immediato ed efficace è quello di contribuire, ad esempio, attraverso il sito di Caritas Internationalis, che ha attivato due appelli di emergenza da lungo tempo in favore dell’opera sia della Caritas nella Repubblica Democratica del Congo che della Caritas in Sud Sudan.