Chiesa Cattolica – Italiana

L’Avvento nel magistero dei Papi

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

L’Avvento è il tempo forte dell’Anno liturgico che prepara al Natale. Il termine Avvento, in latino adventus, significa “presenza”, “arrivo”, “venuta”. Nel linguaggio del mondo antico era un termine tecnico utilizzato per indicare l’arrivo di un funzionario, la visita del re o dell’imperatore in una provincia. Poteva anche indicare la venuta della divinità, che esce dal suo nascondimento per manifestarsi con potenza. I cristiani hanno adottato la parola Avvento per esprimere la loro relazione con Cristo: Gesù è il Re venuto sulla Terra per non lasciare soli gli uomini. L’Avvento è il tempo dell’attesa della venuta di Dio. È anche tempo di conversione, alla quale la liturgia di questo periodo invita con la voce dei profeti e soprattutto di Giovanni Battista: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. L’Avvento è infine il tempo della speranza gioiosa: “noi saremo simili a lui e lo vedremo così come egli è” (1 Giovanni 3, 2).

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I Papi e l’Avvento

Questo tempo che precede la nascita di Gesù inizia con i primi Vespri della prima domenica di Avvento e termina prima dei primi Vespri di Natale. Il colore dei paramenti liturgici indossati dal sacerdote è il viola. I nomi tradizionali delle domeniche di Avvento sono tratti dalle parole con cui comincia l’Antifona di ingresso alla Messa. La prima domenica è detta del Ad te levavi («A te elevo», Salmo 25); la seconda domenica è chiamata del Populus Sion («Popolo di Sion», Isaia 30,19.30); la terza domenica è quella del Gaudete («Rallegratevi», Filippesi 4,4.5); la quarta domenica è quella del Rorate («Stillate», Isaia 45,8). I Pontefici hanno declinato il senso di questo tempo liturgico con riflessioni che, innanzitutto, interpellano il cuore di ciascuno per prepararsi in modo autentico al Natale.

Pio XII: Gesù è sempre vicino

Papa Pio XII sottolinea che nei giorni di Avvento “la sacra Liturgia mette la nostra anima in una fervida disposizione di attesa per il Santo Natale”. “Conforti il pensiero di una umanità che attende Gesù, talvolta anche senza averne piena coscienza; Egli – afferma Papa Pacelli il 7 dicembre del 1952 rivolgendosi ai dirigenti e ai soci di una associazione artistico operaia – è sempre vicino con la sua salvezza”.

Giovanni XXIII: l’Avvento è già fulgore di Betlemme

Il 2 dicembre del 1962 Giovanni XXIII pronuncia parole di ringraziamento a tutti i fedeli cattolici per le preghiere offerte per la sua salute: “La buona salute che minacciava, un momento, di allontanarsi, sta per tornare, torna anzi”. In quell’occasione Papa Roncalli ricorda anche che il tempo dell’Avvento è “già fulgore di Betlemme, fulgore del Santo Natale”.

Giovanni XXIII: siano feste di bontà

Oggi incomincia il tempo sacro dell’Avvento, nella luce di Maria immacolata, la cara Madre di Gesù e Madre nostra, che ci proponiamo, al termine di questa settimana, di festeggiare. Tutto questo è già fulgore di Betlemme, fulgore del Santo Natale. Cari figliuoli, vi auguro buone feste, fin da ora. Siano, esse, feste di bontà, di letizia, di pace per tutti, e per il mondo intero.

Un augurio rivolto a tutti, con parole dense di significato e di affetto. “Parole che non sono sdolcinate, ma ci ricordano che sotto l’amaro della vita è nascosto un buono – afferma il teologo don Luigi Maria Epicoco, ospite della puntata di Doppio Click – ed è un bell’impegno per il Natale questo tirare fuori il bene che esiste, ma che talvolta non vediamo”. Come diceva San Giovanni Bosco, ogni giovane ha un punto accessibile al bene. Ed è proprio quel santo, insieme a molti altri, a ricordarci che “la postura migliore è l’ostinazione, cioè ostinatamente credere che questo bene c’è ed è nascosto, quindi andarlo a cercare. Se non esistesse questo bene dovremmo accontentarci semplicemente di dividere l’umanità in buoni e cattivi”. 

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Paolo VI: bisogna preparare le vie al Signore

Per Papa Paolo VI “l’operazione-Natale non esige solo preparativi profani; ma chiede soprattutto preparativi spirituali, di fede e di carità”. All’Angelus del 4 dicembre del 1966 Papa Montini sottolinea che quella del Natale è una festa di “pietà umana e pietà religiosa”.

Paolo VI: bisogna preparare le vie al Signore

Si avvicina il Natale: vi pensate? Sì certamente, perché il Natale è tale ricorrenza che interessa tutti, gioiosamente e preventivamente. Ma come vi pensate? Noi vogliamo ricordarvi che l’«operazione-Natale» non esige solo preparativi profani; ma chiede soprattutto preparativi spirituali, di fede e di carità. Siamo in Avvento: bisogna preparare le vie al Signore, con la preghiera, con la penitenza, con la attesa e la ricerca di Cristo. E bisogna ricordare che il Natale deve essere lieto per tutti, e che perciò dobbiamo disporre qualche interessamento per chi è nell’indigenza e nella sofferenza. È festa di pietà il Natale; pietà umana e pietà religiosa. Fate sentire questo ai vostri Figliuoli: lo preparate il presepio nelle vostre case?

Fede e carità, insieme. “Quando leggiamo i Vangeli che raccontano la venuta di Gesù nel mondo, ci accorgiamo che non sono racconti romantici, ma drammatici. La notte in cui viene al mondo non è accolto. C’è grande precarietà. Sarebbe banale per noi cristiani – sottolinea don Epicoco – festeggiare il Natale senza ricordarci che Gesù ha scelto di venire in quelle che Papa Francesco chiama le periferie del mondo. La carità è accorgersi che Cristo è presente soprattutto negli ultimi”. 

La tradizionale corona di Avvento con le quattro candele.

Giovanni Paolo II: nell’attesa camminiamo lieti e vigilanti

L’Avvento “rinnova di anno in anno l’attesa della venuta di Cristo”. Nella prima domenica di Avvento del 1998, Papa Giovanni Paolo II esorta a vivere con gioia questo tempo: “Camminiamo lieti e vigilanti nell’attesa del tempo che ricorda la venuta di Dio nella carne umana, tempo giunto alla sua pienezza quando nella stalla di Betlemme nacque Cristo. Si compì allora il tempo dell’attesa”.

Giovanni Paolo II: l’Avvento trascende la storia

Vivendo l’Avvento, attendiamo un avvenimento che si situa nella storia ed insieme la trascende. Come ogni anno, esso avverrà nella notte del Natale del Signore. Nella stalla di Betlemme accorreranno i pastori; più tardi verranno i Magi dall’Oriente. Gli uni e gli altri simboleggiano in un certo senso l’intera famiglia umana. L’esortazione che risuona nell’odierna liturgia: “Andiamo con gioia incontro al Signore” si diffonde in tutti i paesi, in tutti i continenti, in mezzo ad ogni popolo e nazione.

La famiglia, un sostantivo chiave nel vivere questo tempo. “Non si ha vita umana senza delle relazioni significative, famiglia significa questo. Non ci basta semplicemente vivere accanto a qualcuno, abbiamo bisogno di sapere che in quella relazione passa un bene e – prosegue il teologo – tutti noi abbiamo bisogno di famiglia in questo senso”. 

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Benedetto XVI: l’attesa rende il presente più prezioso

Come vivere il tempo dell’Avvento, il tempo dell’attesa? Papa Benedetto XVI sottolinea che “ci sono modi molto diversi di attendere”. “Se il tempo – afferma il 28 novembre 2009 durante la celebrazione dei Vespri per l’inizio del tempo di Avvento – non è riempito da un presente dotato di senso, l’attesa rischia di diventare insopportabile”. Quando invece il tempo “è dotato di senso, e in ogni istante percepiamo qualcosa di specifico e di valido, allora la gioia dell’attesa rende il presente più prezioso”.

Benedetto XVI: l’Avvento ridesti il senso vero dell’attesa

Viviamo intensamente il presente dove già ci raggiungono i doni del Signore, viviamolo proiettati verso il futuro, un futuro carico di speranza. L’Avvento cristiano diviene in questo modo occasione per ridestare in noi il senso vero dell’attesa, ritornando al cuore della nostra fede che è il mistero di Cristo, il Messia atteso per lunghi secoli e nato nella povertà di Betlemme. Venendo tra noi, ci ha recato e continua ad offrirci il dono del suo amore e della sua salvezza. Presente tra noi, ci parla in molteplici modi: nella Sacra Scrittura, nell’anno liturgico, nei santi, negli eventi della vita quotidiana, in tutta la creazione, che cambia aspetto a seconda che dietro di essa ci sia Lui o che sia offuscata dalla nebbia di un’incerta origine e di un incerto futuro.

Spesso i ricordi più belli di ciascuno sono collegati ai nuclei familiari. “Ci sono due modi per ricordare: il primo è un po’ come un guscio, tornare al passato per fuggire dalla realtà; poi ci sono dei ricordi che ci aiutano invece ad osare nel presente, a prendere grandi decisioni. La memoria nel cristianesimo funziona in questo modo, ci ricordiamo della luce per poter attraversare il buio”.  

Francesco: svegliamoci dal sonno! 

“Il Signore vostro verrà» (Mt 24,42). Papa Francesco all’Angelus del 27 novembre 2022 ricorda che “questo è il fondamento della nostra speranza, è ciò che ci sostiene anche nei momenti più difficili e dolorosi della nostra vita: Dio viene, Dio è vicino e viene”.

Francesco: lasciamoci scuotere dal torpore

In questo tempo di Avvento lasciamoci scuotere dal torpore e svegliamoci dal sonno! Proviamo a chiederci: sono consapevole di ciò che vivo, sono attento, sono sveglio? Cerco di riconoscere la presenza di Dio nelle situazioni quotidiane, oppure sono distratto e un po’ travolto dalle cose? Se non ci accorgiamo oggi della sua venuta, saremo impreparati anche quando verrà alla fine dei tempi. Perciò, fratelli e sorelle, restiamo vigilanti! Aspettando che il Signore venga, aspettando che il Signore ci avvicini, perché Lui c’è, ma aspettando attenti.

L’Avvento è dunque un cammino: un tempo in cui “essere attenti per aspettare il Signore che è fra noi e passa”. Un tempo in cui essere vigili, ed è proprio “vigilanza” la parola della prima puntata di Adventus, il progetto video della nostra testata che presenta in questo tempo il Vangelo della domenica e la meditazione di don Luigi Maria Epicoco. 

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La puntata numero 113 di Doppio Click è stata realizzata da Andrea De Angelis, Gianmarco Murroni e Amedeo Lomonaco.

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