Chiesa Cattolica – Italiana

Laudate Deum, la voce di scienziati e attivisti si unisce al grido del Papa

Esperti, rappresentanti del mondo della cultura e dell’associazionismo cattolico e non impegnato sulle questioni ambientali a livello internazionale, mobilitati per la tutela della Casa comune a sostegno dell’Esortazione apostolica di Francesco. Il Nobel Parisi: è necessario un trasferimento massiccio di risorse dai Paesi più avanzati a quelli meno ricchi per creare condizioni di sostenibilità ambientale. Finché ci sono le guerre, la solidarietà tra gli Stati su questi temi è molto difficile

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Armonia tra contesto e parole. È ciò che si è vissuto stamane, 5 settembre, nello splendido scenario dei Giardini Vaticani, al Largo della Radio, dove è stata presentata alla stampa l’Esortazione apostolica Laudate Deum, pubblicata ieri. Unanime da parte degli accademici, studiosi, attivisti, rappresentanti della società civile e del mondo della cultura invitati, il consenso a un documento che, integrando l’Enciclica Laudato si’ di otto anni fa, sprona istituzioni e nazioni a un impegno urgente per far fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici globali. 

Il Nobel Parisi: una umanità solidale è difficile con le guerre

L’Esortazione apostolica è scritta in modo semplice e piano e si rivolge a tutti. E questo è un pregio. Così il Nobel per la Fisica, professor Giorgio Parisi, intervenuto in apertura della presentazione, il quale ha espresso il suo apprezzamento per un documento che considera quanto mai “necessario”. Convinto, come il Pontefice, che siano i più deboli a soffrire molto di più di altri degli effetti del cambiamento climatico, l’accademico si compiace di come il Papa sottolinei l’urgenza di un coinvolgimento globale e di procedere in maniera equa e solidale: “Bloccare il fenomeno con successo richiede uno sforzo mostruoso da parte di tutti”, afferma Parisi. Insiste sull’importanza che si attui un “trasferimento massiccio di risorse dai Paesi più avanzati a quelli meno ricchi”. A questo proposito, porta ad esempio quello dell’Africa: “Non ci possiamo aspettare che abbiano le popolazioni africane le risorse per costruire i pannelli fotovoltaici. Ci vuole un piano mondiale per poter portare fonti di energia rinnovabile in quelle regioni”. Inoltre, pone l’accento sul bisogno di migliorare l’ambito educativo, specie la formazione femminile, in queste latitudini. Da lì, del resto, si crea la consapevolezza che la tutela ambientale è una questione collettiva imprescindibile. Il “punto di rottura” a cui, secondo il Papa ci stiamo inesorabilmente avvicinando, il professore lo individua nel “conflitto armato con la Russia, e in quello economico con la Cina”. Il concetto rimarcato dal Nobel è che “una umanità solidale è difficile se ci sono le guerre”. E lo specifica anche nell’intervista a Vatican News

Ascolta l’intervista a Giorgio Parisi

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2023/10/05/16/137340783_F137340783.mp3

“La Cop28 a Dubai è estremamente importante. Ciò che ha sottolineato Papa Francesco è di fare accordi verificabili e verificati. La speranza non muore mai, certo vedo una situazione estremamente difficile”, afferma il fisico. “Abbiamo una guerra guerreggiata con la Russia e una guerra commerciale con la Cina che non fanno pensare a niente di buono a livello di solidarietà internazionale”. Aggiunge, inoltre, la sua preoccupazione per la tecnocrazia: “Significa pensare sia solo un problema tecnico di fare le scelte, ma è un problema politico. I tecnici sono a servizio della politica, non possono sostituirsi alla politica”.

Giorgio Parisi

Petrini: inefficace è stata finora la governance internazionale 

Vandana Shiva, attivista scienziata e ambientalista, è in collegamento da remoto e si unisce al coro di voci che sostengono il documento del Papa: tra gli altri aspetti, auspica che un terzo delle emissioni potranno essere riassorbite e che potremo mettere fine all’estinzione degli animali. Il suo grazie a Papa Francesco per questa Esortazione è esplicito: “Dobbiamo lavorare per preservare la terra. Le soluzioni sono davanti ai nostri occhi. La guarigione del suolo è la migliore economia”. Il gastronomo Carlo Petrini, anch’egli da remoto, elogia la sottolineatura del testo sulla drammaticità del momento storico che stiamo attraversando. E aggiunge che negli otto anni dalla Laudato si’, “la sensibilità politica internazionale e la governance si è dimostrata totalmente inefficace e inefficiente e ha creato le condizioni per cui parte rilevante del sistema ambientale è ormai compromessa in maniera irreversibile. Al punto che molte attività virtuose che Papa Francesco auspica e che si possono realizzare avranno l’effetto di contenere il disastro annunciato e non di risolverlo”. Petrini evidenzia la condanna del negazionismo che “sta creando una barriera davanti ai cambiamenti”. La posizione del Papa, commenta ancora l’inventore di Slow Food, è netta e chiede interventi decisi. L’altro elemento che secondo lui è significativo nel testo del Papa è che rivela quanto il Pontefice sia pienamente cosciente dell’entrata in scena di un nuovo soggetto: l’associazionismo e i movimenti anche radicali e la società civile. Senza queste energie ‘dal basso’, chiosa Petrini, non ce la faremo. “Nessuno può rimanere indifferente, ciascuno deve diventare soggetto attivo”.

Foer: abbiamo la volontà di credere agli scienziati?

L’intervento dello scrittore Jonathan Safran Foer evidenzia la “saggezza e il coraggio del Papa”. Raccontando un episodio che riporta alla tragedia dell’olocausto, spiega come purtroppo i cervelli umani sono bravi nel calcolare i percorsi di un uragano, mentre fanno difficoltà ad essere empatici. Proprio la questione relativa ai negazionisti del cambiamento climatico gli sta a cuore approfondire: anche se ci sono segnali palesi, non ci sentiamo tuttavia coinvolti. “Sembrano cose astratte, isolate. Non sono una narrativa che ci riguarda”. Abbiamo la volontà di credere a ciò che ci dicono gli scienziati?: è la domanda che pone Foer. “Siamo disposti a fare piccoli sacrifici per il futuro?”. Arriva a dire che anche quando mettiamo una scritta su una maglietta o partecipiamo a una manifestazione, anche allora si può restare su un piano di astrazione. “Abbiamo bisogno di una rivoluzione anche in campo politico – afferma – e abbiamo bisogno di speranza”. E, da ebreo, cita San Francesco: quando saremo morti non ci porteremo nulla dietro, solo ciò che avremo donato.

Jonathan Safran Foer

I giovani attivisti: invochiamo protezione contro i negazionisti

Gli interventi degli attivisti Luisa-Marie Neubauer, leader di Fridays for Future in Germania, e di Benoit Halgand, co-fondatore delle organizzazioni giovanili francesi Per un Risveglio Ecologico e Lutte et Contemplation, sono una scossa all’impegno di ciascuno. Delusa per quella che oggi definisce “una favola” (il racconto che fin da piccola ha sentito in famiglia e nel suo luogo di origine, Amburgo, per cui la crescita dell’economia avrebbe portato vantaggi a tutti), racconta l’esperienza di un movimento che ha aggregato via via migliaia di persone. Accenna alla vicenda di un compagno che in Vietnam la settimana scorsa è stato arrestato per aver tentato di sensibilizzare sulla necessità di portare il suo Paese sulla strada della sostenibilità. È preoccupata di quella che percepisce come “una crisi di fiducia nei nostri confronti. Abbiamo bisogno che la Chiesa parli. La Laudate Deum parla anche di una crisi di una cultura”. Luisa-Marie invoca protezione, ad ogni costo e si rivolge ai cristiani: “Questa del Papa è una chiamata per la Chiesa a diventare un vero alleato, deve perseverare nel disinvestimento nei combustibili fossili”. Dal canto suo, il giovane cattolico francese approfondisce il carattere spirituale della causa, come fa il Papa nella parte finale della Esortazione. Halgand menziona anche l’impegno portato avanti nel contrasto ai progetti di sfruttamento in Tanzania e in altre regioni africane da parte della Total, che, dice, ingannano le popolazioni locali. Mette in guardia sull’idolatria del mercato che “ci allontana da Dio”. Afferma che “il male contro cui lottiamo non è fuori da noi, dalle nostre Chiese, è in noi”. Invita a fermarci, nutrire la nostra relazione con Dio. Annunciare e vivere il Vangelo, osserva, oggi necessita di una risposta incarnata, ancorata in Cristo, accanto ai popoli, in modo comunitario, con gioia.

Ali, dalla Libia: un ciclone ha distrutto Derna, difendere la Casa comune

La testimonianza in perfetto italiano di Jubran Ali Mohammed Ali, giovane immigrato dalla Libia, strappa un applauso. Ventottenne, è arrivato in Italia nel 2020. A Tripoli studiava economia, quando è iniziata la guerra nel 2011 ha smesso di studiare e ha iniziato a lavorare come muratore. In Italia continua a studiare come mediatore culturale. Parla del ciclone Daniel che ha distrutto la città di Derna. Il tutto è accaduto non solo per il clima che è cambiato, “ma anche perché le case sono state costruite sotto la diga e non c’è stato mai né controllo, né manutenzione”, afferma. Il suo grazie al Papa è per l’affetto espresso per i migranti e il suo auspicio: “spero che il mio Paese cambierà perché so che tante persone dell’ovest, anche dei miei parenti, sono andati ad aiutare le persone dell’est e così il Paese si è unito, ha lasciato indietro le divisioni e il dolore del passato. Spero anche che tutti gli uomini imparino a rispettare la natura e a difendere la nostra casa comune, la terra. Io spero che il mio Paese cambierà. Così il Paese sarà unito, lasciando i dolori del passato. 

La testimonianza dalla Libia di Jubran Ali Mohammed Ali

Chi pagherà per la bellezza perduta?

Alessandra Sarmentino, del Progetto Policoro dell’Arcidiocesi di Palermo, animatrice del Movimento Laudato si’ e associata di Azione Cattolica, ci porta in Sicilia, dove l’incuria, l’inerzia e il dolo l’estate scorsa hanno inflitto un durissimo colpo alle meraviglie paesaggistiche e architettoniche del territorio invaso dalle fiamme. Parla amaramente dei danni per un’intera regione “intrappolata in se stessa”. Denuncia che “il problema più triste è l’abitudine. Ci siamo abituati allo scenario di morte e ci preoccupiamo solo quando è alle nostre porte”. Esorta anche lei alla cittadinanza attiva. E conclude con una domanda: stiamo davvero facendo tutto quello che è nelle possibilità? Chi pagherà per la bellezza perduta?. La carrellata di testimonianze si è conclusa con il video intervento del fotografo Arthus-Bertrand Yann, che molto si è specializzato sui documentari televisivi a tema ambientale, autore di una versione della Laudato si’ con le potenti e suggestive sue foto. “Sono un semplice testimone della bellezza del mondo, non la fabbrico, è davanti a me”, racconta, rivelando come la vita deve essere protetta semplicemente perché è bella. “Una bellezza che trascende la realtà”, dice. Ricorda alcuni dati, come il fatto, per esempio, che l’80% di insetti non esiste più nelle campagne europee, “un fenomeno che non si nota ma loro sono la base della vita”. E ricorda i 27 milioni di persone costrette a lasciare i loro Paesi anche a causa dei cambiamenti climatici. I migranti il più delle volte hanno un grande coraggio, sostiene, hanno cose da dire e da insegnarci, non possono essere il caprio espiatorio. Annuncia il suo prossimo film “Migranti” che sta girando il cui messaggio è: abbiamo davvero il potere di agire. Conclude: la conversione ecologica non verrà dal mondo economico-politico, la conversione sarà spirituale.

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