Maria Milvia Morciano – Città del Vaticano
A partire dalla Pasqua, il cammino dell’anno liturgico è tutto un involarsi tra cielo e terra: la Resurrezione, l’Ascensione di nostro Signore, poi lo Spirito Santo che scende sulla terra attraverso la Pentecoste sugli apostoli e ancora, con la Trasfigurazione, Gesù che riassume in sé la natura umana e quella divina. Arriviamo all’Assunzione di Maria, il 15 agosto, salita in cielo in corpo e anima.
La successione liturgica non è casuale: il progetto salvifico si approfondisce e si rinnova nelle festività che si susseguono durante l’anno.
16 agosto “dies natalis” di Maria
L’Assunzione ricorda il dies natalis di Maria, ovvero il giorno che segna il momento della fine della sua vita terrena e l’inizio di quella trascendente, del senza fine, accanto al Figlio. E dies natalis era chiamato nel mondo paleocristiano il giorno della morte del credente, che non era considerato la fine dell’esistenza umana ma la rinascita. Infatti la memoria liturgica dei santi cade sempre nel giorno della loro morte e non della nascita.
Tota pulchra
Il concilio di Efeso convocato da Teodosio II, nel 431, conferì a Maria l’appellativo di Theotokos (dal greco Θεοτόκος), portatrice – ovvero madre – di Dio, superando la definizione più cauta data dall’arcivescovo di Costantinopoli Nestorio di Christotokos (dal greco Χριστοτόκος), ovvero portatrice di Cristo.
Dalla definizione conciliare scaturisce la naturale deduzione che Maria, avendo portato nel grembo Dio e quindi essendo esente da ogni forma di peccato, non poteva essere soggetta alle leggi della natura. Le spoglie della madre di Dio non potevano essere corrotte dalla morte. Il suo corpo doveva essere preservato: è così che fu assunta in cielo interamente, in anima e corpo. Il teologo arabo di fede cristiana Giovanni Damasceno, vissuto tra la seconda metà del VII secolo e la prima dell’VIII, afferma infatti:
L’origine della solennità dell’Assunzione
Il culto della Vergine si era certamente formato ben prima del concilio efesino ed era stato alimentato dalla fede e dalla devozione popolare, per poi fissarsi negli scritti apocrifi tra IV e V secolo. Per sopperire al silenzio dei Vangeli, che di Maria dicono molto poco, è nata una tradizione nelle quali confluivano leggende e storie che parlavano diffusamente della sua vita, a partire dal Protovangelo di Giacomo del II secolo. Tuttavia, per ragionare intorno alle circostanze e alle modalità della sua morte dobbiamo aspettare il pieno V secolo. Si formano due correnti principali: la prima afferma che l’anima addormentata della Vergine sarebbe stata portata in cielo dagli angeli insieme al suo corpo, dove avrebbe atteso incorrotto il giorno della resurrezione dell’umanità (Pseudo Giovanni Evangelista). La seconda versione parla della sua morte reale e della resurrezione dopo tre giorni, quindi assunta in cielo (Melitone di Sardi).
Se come Immacolata concezione, ovvero concepita senza peccato, Maria aveva il ruolo di poter intercedere tra Dio e gli uomini, con la sua assunzione diventava anche mediatrice tra Dio e gli uomini, quale estensione naturale dell’opera del Figlio sulla terra che si era incarnato nel suo seno. Da qui, per diversi secoli, sono nate molte discussioni che si sono protratte fino al Medioevo. Vi era anche una diversificazione in chi definiva la morte di Maria koimesis, cioè dormizione, in ambiente orientale, e transitus con la conseguente assunzione, in ambito occidentale. Nel IX secolo papa Leone IV e il patriarca bizantino Nicola I riconobbero la festa dell’Assunzione di Maria e alcuni secoli dopo, a seguito della visione ricevuta dalla mistica tedesca Elisabetta di Schönau (1129-1164), si accrebbe e divenne giorno di profonda devozione.
Una festività nata dal sentimento popolare
Le discussioni continuavano ad essere accese. Soltanto i santi Alberto Magno, Tommaso d’Aquino e Bonaventura sostenevano l’Assunzione. Tuttavia, le posizioni avverse erano destinate a diventare nel tempo sempre più flebili, perché intanto la devozione popolare cresceva sempre di più e travolgeva dubbi e distinguo. Si moltiplicano gli scritti spirituali e letterari, per non parlare delle arti figurative: tutti testimoniano come l’Assunzione sia accettata come un dato di fatto. Ad esempio Dante scrive gli intensi versi del XXXIII canto del Paradiso, quando san Bernardo intercede per il poeta e supplica la Vergine, affinché il poeta possa vedere Dio. Tra le famose definizioni – chi non conosce l’incipit: “Vergine Madre, figlia del tuo figlio” – Bernardo la chiama regina, cioè avvalla implicitamente la sua assunzione perché che chi le sta di fronte o lo guarda intensamente è Maria in persona, nella sua totalità di anima e corpo.
La Vergine Maria è definita già in tempi molto antichi nei modi più dolci ed eccelsi. È sterminato il numero di scritti, antichi e moderni, dalla preghiera, alla teologia, dalla letteratura in prosa o in versi, dedicati a lei. Impossibile sceglierne solo alcuni, e se scorriamo le pagine del tempo ci imbattiamo di continuo in parole meravigliose, sempre intrise d’amore. Maria d’altra parte è travolgente: la sua storia, il suo essere donna, la sua gloriosa maternità sono una calamita che attrae e consola, che permette di avvicinarsi al mistero con semplicità, in poche parole rende più facile credere e mantenere salda la fede. Lo pseudo-Agostino la definisce “finestra del cielo, perché attraverso lei Dio ha effuso sui secoli la vera luce. Maria è divenuta scala del cielo, perché attraverso di lei Dio è disceso sulla terra” (Discorsi 123,2).
Trionfo della devozione alla Vergine
Il Medioevo e il Rinascimento rappresentano il trionfo della devozione mariana. nell’arte, le immagini dell’Assunzione si moltiplicano e attingono al mondo delle divinità pagane delle epifanie classiche, mentre la scena della dormizione viene relegata a un ruolo di minor importanza. Tutto è teso a celebrare la gloria di Maria. Dopo la Controriforma si afferma definitivamente la sola figurazione della Vergine che fluttua verso il cielo circondata da una folla angelica.
I secoli passano e avvengono profondi e radicali cambiamenti. La secolarizzazione cresce di pari passo ai mutamenti sociali sempre più rapidi. Tuttavia, la devozione alla Vergine non viene meno, anzi si accresce agli inizi del XX secolo. Il culto della Vergine Maria, infatti, risponde a un profondo bisogno di avere nella religione cristiana una figura femminile che esalti gli aspetti fondamentali della tenerezza e della dolcezza, su cui proiettare quel bisogno di protezione che solo una madre può dare.
Il dogma dell’Assunzione, risposta alle richieste del popolo
E nel corso del XX secolo, i dogmi relativi all’Immacolata concezione prima – nel 1854 con Papa Pio IX – e più tardi dell’Assunzione, sono stati la risposta a una pressante richiesta che proveniva dal popolo. Le apparizioni della Vergine a Lourdes in Francia, a Fatima in Portogallo e a Guadalupe in Messico le diedero ancora maggior impulso, sullo sfondo delle guerre civili, mondiali e del dopoguerra. Nel 1940 tra Italia, Spagna e America Latina, furono raccolte più di otto milioni di firme che chiedevano al Papa una dichiarazione formale. Petizioni, preghiere, congressi di studio e studi teologici erano diventati una voce sola, chiedevano ciò che dentro il cuore era diventata una certezza di fede: la proclamazione di Maria Assunta.
Il 1° novembre 1950, dopo aver consultato ufficialmente l’episcopato con l’enciclica Deiparae Virginis (1° maggio 1946), Papa Pio XII emanò la costituzione apostolica Munificentissums Deus sulla glorificazione di Maria in cui leggiamo la solenne definizione: