Chiesa Cattolica – Italiana

L’Assemblea Generale dell’Onu approva nuovi diritti alla Palestina

Venerdì 10 maggio è stata adottata una risoluzione che attribuisce alla Palestina nuovi “diritti e privilegi” all’interno dell’Onu, e sostiene la sua richiesta di diventare uno Stato membro a tutti gli effetti. L’eventuale adesione dovrà però essere approvata dal Consiglio di Sicurezza

Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

La risoluzione approvata venerdì 10 maggio dall’Onu concede alla Palestina una serie di nuovi diritti. I suoi rappresentanti potranno infatti partecipare alle discussioni su tutti gli argomenti, proporre autonomamente dei temi da discutere e prendere parte ai dibattiti e alle conferenze organizzate dall’Onu. Non è però ancora previsto il diritto di voto alle risoluzioni discusse dall’Assemblea Generale. La risoluzione, presentata dagli Emirati Arabi Uniti, è stata approvata con 143 voti favorevoli, 9 contrari, tra cui gli Stati Uniti ed Israele, e 25 astenuti, compresi Regno Unito ed Italia.

Gli scenari

Adesso l’ultima parola spetta al Consiglio di Sicurezza. Già lo scorso mese il Consiglio aveva respinto una risoluzione che chiedeva l’adesione della Palestina all’Onu, a causa del veto posto dagli Stati Uniti. La decisione di queste ore apre dunque ad un ripensamento del Consiglio stesso, in particolare degli Stati Uniti che, però, in Assemblea hanno votato contro questi nuovi “diritti e privilegi”. Nate Evans, il portavoce della delegazione statunitense al Palazzo di Vetro, ha detto che un eventuale nuovo voto al Consiglio di Sicurezza avrebbe lo stesso risultato del primo.

Le reazioni

Hamas plaude al voto dell’Onu sulla Palestina. “Consideriamo questa risoluzione – si legge su Telegram – un riconoscimento della necessità che il nostro popolo palestinese ottenga i propri diritti legittimi e un’affermazione della cooperazione internazionale, a fronte della volontà Usa di sostenere la guerra di annientamento condotta contro di lui. Chiediamo ai Paesi liberi del mondo di intensificare i loro sforzi e di fornire tutti i mezzi di assistenza e sostegno al nostro popolo palestinese“. Di tutt’altro avviso Israele. La membership a pieno titolo dello Stato palestinese all’Onu è un “dono” ad Hamas, “l’Hitler del nostro secolo”. Questo il commento post-voto dell’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Gilad Erdan, che in precedenza aveva fatto a pezzi la Carta dell’Onu con un tritacarte per protesta. 

La situazione a Rafah

I pesanti combattimenti tra le truppe israeliane e i militanti palestinesi alla periferia della città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, hanno reso inaccessibili i passaggi cruciali per gli aiuti e costretto almeno 110mila persone a fuggire verso nord, hanno dichiarato ieri i funzionari delle Nazioni Unite. Le agenzie umanitarie hanno affermato che, non essendo possibile accedere ai valichi, le scorte di cibo e di altri prodotti si stanno esaurendo in modo critico. Il Programma Alimentare Mondiale terminerà dunque le scorte di cibo da distribuire nel sud di Gaza entro 48 ore, ha detto in particolare Georgios Petropoulos, funzionario dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari a Rafah. Anche il carburante sarà presto esaurito, costringendo gli ospedali a chiudere le operazioni critiche e fermando i camion che consegnano gli aiuti nel sud e nel centro di Gaza. Le Nazioni Unite e altre agenzie hanno avvertito per settimane che un assalto israeliano a Rafah, al confine con l’Egitto e vicino ai principali punti di ingresso degli aiuti, avrebbe paralizzato le operazioni umanitarie e causato un’impennata disastrosa di vittime civili. Circa un milione e mezzo di palestinesi si sono rifugiati a Rafah, la maggior parte dopo essere fuggiti dalle offensive israeliane nel resto della Striscia.

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