Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Nei Vangeli Canonici non proferisce neanche una parola: Giuseppe è l’uomo a cui il Signore rivela i suoi disegni durante il sonno. Frasi brevi e laconiche gli sono attribuite dagli Apocrifi che lo descrivono come custode silenzioso della Sacra Famiglia.
Il silenzio dell’arte dei primi secoli
“Per i primi quattro secoli del cristianesimo – spiega a Vatican News Sandro Barbagallo, curatore del Reparto Collezioni Storiche dei Musei Vaticani e autore del libro “San Giuseppe nell’Arte. Iconologia e iconografia del Custode silenzioso del Redentore”, pubblicato da Edizioni Musei Vaticani – san Giuseppe non viene citato nell’ iconografia”.
Inciampa in un errore interpretativo chi osservando la lastra sepolcrale del 330 d.C., proveniente dalle Catacombe di Priscilla, nota come Iscrizione di Severa e custodita nel Museo Pio Cristiano in Vaticano, identifica il falegname nella figura rappresentata alle spalle di Maria e Gesù, all’interno della scena dell’Adorazione dei Magi. Il personaggio che indica la stella infatti è il profeta Balaam, non Giuseppe.
I mosaci di Santa Maria Maggiore
Per reperire la prima raffigurazione dello sposo di Maria dobbiamo attendere il Concilio di Efeso che nel V secolo sancì il dogma del parto verginale della Madonna e recarci nella Basilica Liberiana di Santa Maria Maggiore a Roma. “Nel 440 circa – prosegue Barbagallo – troviamo Giuseppe in varie scene dei mosaici che decorano l’arco trionfale: è un baldo quarantenne dai capelli folti e riccioluti, vestito con le classiche vesti romane”. Tiene già in mano la verga che diverrà poi il suo segno distintivo. Il riferimento è al racconto tratto dagli Apocrifi che narra come avvenne la scelta del marito di Maria.
La verga fiorita e il giglio
“Fin dall’infanzia la Vergine vive all’interno del Tempio di Gerusalemme. Quando giunge l’età delle nozze, sulla scelta del futuro marito viene chiamato ad esprimersi il sommo sacerdote, il quale rimanda la decisione alla volontà Dio. Tutti i candidati sono invitati a consegnare una verga, ognuna delle quali viene deposta all’interno del Sancta Sanctorum. Durante una notte di preghiera solo una di queste fiorisce: è quella di Giuseppe”. Il bastone non rappresenta dunque il simbolo del potere, del patriarcato o del pastore. Esso con i fiori di giglio che gemmano sulla sua superficie è emblema della scelta operata dallo Spirito Santo nei confronti di un uomo puro.
Giovane o anziano?
“All’inizio del Trecento Giotto nella Cappella degli Scrovegni rappresenta il duplice episodio della consegna delle verghe e della fioritura di quella depositata da Giuseppe”. Negli affreschi di Padova la barba è bianca, l’uomo è avanti negli anni. Ma il padre putativo di Gesù era giovane o anziano? Se a Santa Maria Maggiore è raffigurato come un giovane, più tardi, in epoca moderna, comparirà vecchio e stanco. È il caso ad esempio delle opere di grandi artisti come Guido Reni che traggono ispirazione dalla statuaria antica. La scelta dell’età è legata alla sensibilità del singolo pittore.
“San Bernardino da Siena – ricorda Sandro Barbagallo – ammoniva gli artisti lo rappresentavano Giuseppe come un anziano. Essi erano stolti, in quanto se l’uomo fosse stato troppo avanti negli anni, non avrebbe avuto alcuna difficoltà a vivere in castità il matrimonio con la giovanissima Maria. Al contrario la sua santità viene sottolineata dalla rappresentazione della sua giovane età, nel pieno della maturità virile”.
Tra gli artisti che danno a Giuseppe il volto di un uomo di mezza età spicca Raffaello che nello “Sposalizio della Vergine” della Pinacoteca di Brera “lo presenta come un cinquantenne, enfatizzando così l’aspetto della purezza”.
Periferico, ma essenziale
Giuseppe è figura periferica rispetto al “fiat” di Maria, ma è essenziale nel custodire e proteggere prima la sua sposa, tabernacolo vivente, e poi il Bambino, Verbo Incarnato e la Sacra Famiglia. “Durante il parto – osserva Barbagallo – Giuseppe non è presente, si allontana per cercare l’aiuto di una levatrice. Poi ricompare durante l’adorazione dei Magi e dei pastori. Subito dopo l’angelo lo avverte in sogno di scappare in Egitto e sarà lui a condurre in salvo Maria e il Figlio, riconducendoli a Nazareth. É il padre putativo che permette a Gesù di crescere in salute e saggezza fino a quando non comparirà sulla scena pubblica”.
La benedizione e il transito
Poco o niente si conosce della morte di quest’uomo santo, eppure l’arte più volte ne ha rappresentato il transito sulla scorta del racconto apocrifo. “É un momento importante perché avviene alla presenza di Maria e Gesù il quale, prima del trapasso, gli promette il Paradiso. Proprio grazie all’iconologia della morte di Giuseppe si è sviluppata la tradizione devozionale della cosiddetta ‘buona morte’. Giuseppe infatti è patrono degli agonizzanti perché è il primo a ricevere prima di spirare la benedizione del Figlio di Dio”.
Giuseppe e i Papi
Sisto IV nel 1479 ha inserito la festa nel Breviario e nel Messale Romano. A proclamarlo Patrono della Chiesa Universale è stato Pio IX, l’8 dicembre 1870. Lo stesso Pontefice volle celebrare Giuseppe negli affreschi della Sala dell’Immacolata in Vaticano affidati al pittore Francesco Podesti. Da allora i successori di Pietro hanno più volte reso omaggio allo Sposo della Vergine: da Leone XIII a Pio X, da Benedetto XV a Pio XI e Pio XII.
I due anelli piscatori non distrutti
Giovanni XXIII ha voluto dedicargli un altare nel transetto meridionale della Basilica di San Pietro decorato dal pittore Achille Funi e ha donato il suo anello papale al santuario polacco di Kalisz, dove si venera un dipinto “miracoloso” di san Giuseppe. Sempre in Polonia si conserva un altro anello papale offerto allo Sposo della Vergine Maria. E’ quello affidato da Giovanni Paolo II alla Chiesa di Wadowice dove trascorse l’infanzia e intitolata proprio al padre putativo di Gesù. Il ‘piscatorio’ è incastonato tra le dita del san Giuseppe dipinto nel 1899 da Franciszka Bergmana nella chiesa carmelitana della città natale di Wojtyla.
Francesco e Giuseppe
Un riferimento a Giuseppe è riconducibile al fiore di presente nello stemma di Papa Francesco, il quale ha iniziato il suo ministero proprio il 19 marzo 2013 ed ha dedicato quest’anno a celebrare la memoria del padre putativo di Gesù. “La devozione del Papa – conclude Barbagallo – è rappresentata dalla figura del san Giuseppe che dorme: nel suo studio Francesco ha una statuina del santo dormiente, sotto la quale pone le sue preghiere in forma scritta”. “Quando ho un problema o una difficoltà”, ha detto il Santo Padre, “lo scrivo su un pezzo di carta e lo metto sotto San Giuseppe, in modo che lui sogni sopra esso”. E’ nel sogno infatti che Giuseppe è sempre entrato in contatto con messaggi portati a lui dall’angelo del Signore.