Chiesa Cattolica – Italiana

L’Aquila, 15 anni fa il sisma. Petrocchi: la Provvidenza ci ha aiutati nella ricostruzione

Nella scorsa notte il porporato ha presieduto una Messa durante la quale sono stati letti i nomi di tutte le persone scomparse durante il terremoto del 2009, che distrusse il capoluogo abruzzese e i paesei vicini: la fede ha contribuito “a forgiare atteggiamenti sociali adeguati, per sostenere una efficace risposta ricostruttiva alla sfida lanciata dal sisma”

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

È iniziata con una fiaccolata, a L’Aquila, la lunga notte, tra il 5 e il 6 aprile, in ricordo delle 309 vittime del terremoto del 2009. Nel quindicesimo anniversario del tragico evento, centinaia di fedeli si sono radunati nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, dove l’arcivescovo e presidente della Conferenza episcopale abruzzese-molisana, il cardinale Giuseppe Petrocchi, ha presieduto a mezzanotte una Messa durante la quale sono stati letti i nomi delle persone scomparse. Alle 3.32 il rintocco dei 309 colpi della campana del Suffragio e alle 7.30 la recita del Rosario e la liturgia eucaristica con le lodi del Sabato dell’Ottava di Pasqua celebrata da don Daniele Pinton. E ancora, questa mattina, alle 11, l’arcivescovo coadiutore, monsignor Antonio D’Angelo, ricorda i 31 bambini e ragazzi morti nel sisma. Nella sua omelia il cardinale Petrocchi ha rivolto il suo pensiero anche alle persone decedute successivamente a causa dei traumi subìti, a quelle profondamente ferite “nella mente, negli affetti e nelle situazioni esistenziali da quegli eventi distruttivi” e agli abitanti delle aree vicine, morti o colpiti dalle successive scosse telluriche. “La Provvidenza di Dio ci ha accompagnato in questi 15 anni – ha detto – consentendoci di attraversare la tragedia del sisma, dirigendoci però verso orizzonti di speranza, e conquistando novità inedite e di maggior valore”.

I nomi delle vittime del terremoto del 2009 nella Chiesa di Santa Maria del Suffragio

Un vincolo di unità che non si è spezzato

Per il porporato, “il terremoto del 2009 costituisce un osservatorio sulle tragedie del mondo: le vittime di quella immane disgrazia sono compagni di sorte di altri soggetti sui quali si sono abbattute le violenze di conflitti e di calamità dirompenti”. Ma la Pasqua di Gesù ci ha reso certi che la morte non è “lo sfacelo ultimo e definitivo dell’esistenza, ma è passaggio alla vita eterna” e “che il vincolo di unità, che ci ha legato” ai nostri cari “non si è spezzato, ma si è stretto ancora più forte: perché in esso è stato impresso il sigillo dell’amore evangelico”. E se il lutto, “non viene meno”, ha avuto, però, “la meglio l’annuncio della Pasqua”, ha affermato il cardinale, e “la luce della fede ha compiuto il miracolo di far germogliare” la consolazione, “che si espande dal grande albero della Speranza”. Questo “approccio cristiano”, secondo l’arcivescovo di L’Aquila, ha contribuito anche “a forgiare atteggiamenti sociali adeguati, per sostenere una efficace risposta ricostruttiva alla sfida lanciata dal sisma”.

Una comunità che ha riedificato meglio e più di prima

Il capoluogo abruzzese, ricorda il porporato, dopo il terremoto è subito ripartito coraggiosamente, “è stata avviata la grande e faticosa impresa della rinascita” e “la comunità, al completo, si è mobilitata per ‘ri-edificare’ non solo come prima, ma meglio e più di prima”. Può succedere che “valutazioni sbagliate compromettono la validità delle nostre scelte, orientandole verso interessi egocentrici ed effimeri”, ha aggiunto il cardinale Petrocchi, ma Dio “con misericordia paterna, si muove verso di noi” rovesciando “in positivo i risultati svantaggiosi in cui ci siamo impantanati”, ma occorre ascoltare la sua voce e dargli fiducia “per consentirgli di cambiare il nostro disagio in opportunità favorevoli”, pure “quando ci chiede di prendere decisioni che ci costano”. Infine, il porporato ha richiamato le parole che Papa Francesco, in occasione della sua visita pastorale a L’Aquila, il 28 agosto 2022, ha rivolto ai parenti delle vittime del terremoto esprimendo la sua personale vicinanza e ringraziandoli per la loro testimonianza di fede, e ha concluso l’omelia esortando a vigilare e a restare saldi nell’esperienza della Pasqua. 

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