Lapid in Marocco, primo ministro degli esteri israeliano in 18 anni

Vatican News

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Una “visita storica”, la continuazione di un’amicizia di lunga data e delle profonde radici e tradizioni che hanno la comunità ebraica in Marocco e la grande comunità di israeliani con origini in Marocco. Yair Lapid ha così anticipato, in una nota, la sua due giorni in Marocco che prevede, oggi pomeriggio, un colloquio a Rabat con il suo omologo marocchino, il ministro degli Esteri Nasser Bourita, mentre domani, l’inaugurazione della delegazione diplomatica israeliana, sempre a Rabat, e poi una visita a Casablanca, per incontrare la comunità ebraica locale, la più grande del mondo arabo, circa tremila persone, e per pregare nella sinagoga di Beth-El. 

Marocco, quarto Paese degli Accordi di Abramo

E’ la prima visita ufficiale di un ministro degli esteri israeliano dal 2003, ma è anche la prima dalla firma, lo scorso 10 dicembre, dell’accordo per ristabilire rapporti diplomatici, dopo il riconoscimento dell’allora presidente degli Stati Uniti Trump della sovranità contestata del Marocco nel Sahara occidentale,  conteso da Rabat e dal Fronte Polisario, e nel contesto dei cosiddetti Accordi di Abramo che, un anno fa, sancirono la normalizzazione delle relazioni tra Israele, Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Sudan.

I marocchini divisi sull’accoglienza a Lapid

Procede dunque il programma di avvicinamento tra le due parti, e questa visita sarà un punto di partenza per molteplici accordi e per “una cooperazione economica e politica tra i due paesi”, come spiegato dallo stesso Lapid. Che il viaggio sia assolutamente storico e importante soprattutto, per la “natura bilaterale del rapporto che si è ravvivato e rinsaldato” lo conferma Giuseppe Dentice, responsabile del desk Medio Oriente del Centro studi internazionali e ricercatore all’Università Cattolica. Ma non è certo un Marocco unito nell’accoglienza quello che riceve Lapid, piuttosto si tratta di un Paese che, spiega Dentice, mostra diversità nei confronti del tema della normalizzazione delle relazioni con Israele. “Ricordiamo sempre – spiega l’esperto – che il Marocco, come gran parte dei Paesi nordafricani, ha sempre avuto storicamente un grande supporto verso la causa israelo – palestinese, che è stata la discriminante nel determinare una relazione bilaterale con Israele; a ciò si aggiunge anche il fatto che ci sono le componenti islamiste all’interno della società marocchina, rafforzatesi in questi anni, e che hanno accolto questi accordi di normalizzazione in maniera differente, tanto per fare un esempio il primo ministro (Saadeddine Othmani ndr) non incontrerà Lapid in aperta polemica contro gli accordi, mentre l’israeliano è invece ricevuto dal ministro degli Esteri Bourita che, in un certo senso, accoglie l’appello stesso del monarca marocchino (Mohammed VI ndr) per evitare che queste spaccature all’interno della società possano anche riverberarsi all’interno dei rapporti diplomatici”.

Ascolta l’intervista con Giuseppe Dentice

Lo scandalo Pegasus

È con due esempi pratici che Giuseppe Dentice chiarisce il rapporto bilaterale in termini di commercio e di relazioni rafforzate in termini di sicurezza e difesa. “Israele – spiega – è un noto leader a livello mondiale per quello che riguarda l’alta tecnologia. E non è un caso che in queste ultime settimane sia stata investito da diverse polemiche e dallo scandalo Pegasus, un software dannoso dell’azienda israeliana Nso, utilizzato in ambito spionistico da diversi Paesi , tra i quali lo stesso Marocco, che ha usato questo malware per spiare Macron e molti leader francesi in ambito franco-marocchino, ma anche all’interno dello stesso Marocco, per controllare alcuni membri importanti del gabinetto di governo e della famiglia reale”.

I riflessi globali della cooperazione bilaterale

Accanto a questo, prosegue Dentice, c’è il ‘caso dei droni’, tecnologia utilizzata dal Marocco “anche per combattere alcune fasce di resistenza ancora esistenti nel Sahara Occidentale. Alcuni di questi droni sono di fabbricazione israeliana. Tutto questo ci dice che questo tipo di cooperazione può essere utilizzata soprattutto in chiave bilaterale, ma avere poi molteplici riflessi sul piano africano, mediorientale e internazionale, perché poi gli interessi tra questi due Paesi sono molteplici e investono tanto, e soprattutto, il continente africano dove, di recente, si dice grazie anche un supporto marocchino, Israele è stato riconosciuto come membro osservatore dell’Unione africana”.