Mai così tanti migranti in così poco tempo sull’isola. Ancora 5 mila presenze, mentre proseguono i trasferimenti. Le autorità locali chiedono un intervento urgente dello Stato: “Si tratta di emergenza umanitaria”
Leone Spallino – Città del Vaticano
Due giorni di arrivi continui hanno messo a dura prova l’hotspot di Contrada Imbriacola, a Lampedusa, che risulta ancora strapieno, avendo accolto circa settemila persone in tre giorni, un numero di gran lunga superiore rispetto alla capienza massima, fissato intorno alle seicento persone. Questi dati, che battono ogni record precedente rispetto agli arrivi sull’isola, hanno generato allarme per il possibile collasso del dispositivo dell’accoglienza. Ieri il molo Favaloro era stato teatro di interventi da parte delle forze dell’ordine per fermare decine di migranti che stavano tentando di lasciare l’area dell’approdo, ormai stracolma. Inoltre, le persone, costrette nell’hotspot, hanno protestato per carenza di acqua e per le cattive condizioni igieniche. Una situazione esplosiva, che sembra però essersi calmata nella giornata di oggi.
La solidarietà dei parrocchiani di San Gerlando
Don Carmelo Rizzo, parroco dell’isola, ha parlato ai microfoni di Radio Vaticana – Vatican News, evidenziando come la solidarietà della sua comunità non si sia fermata neanche di fronte a una crisi così profonda: “No, presso i parrocchiani non c’è stanchezza. C’è tanta generosità e voglia di fare”, dice, per poi raccontarci le dure condizioni che hanno dovuto sopportare i migranti una volta sbarcati: “Ieri la giornata al molo è stata difficile, perché c’era un sole cocente e mancava l’acqua. L’attesa per loro era lunga vista l’imponenza degli arrivi. Si era generata un po’ di tensione, ma avevano solo bisogno di mangiare e dissetarsi.” Situazione resa più difficili dalle carenze materiali, che, per fortuna, sembrano risolvibili: “credo che l’acqua inizi a scarseggiare, ma già oggi alcune navi di linea dovrebbero portarne. Servono anche medicine visto che ci sono diversi malati, anche banalmente la tachipirina”, aggiunge Don Carmelo, che conclude parlando del grande senso di generosità della popolazione: “La gente qua riesce ad organizzarsi subito, apre le porte e quello che ha a casa lo mette a disposizione. Si ritorna proprio a fare quello che è giusto fare.”
Lampedusa chiama Roma
Il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino, ha chiesto urgentemente assistenza allo Stato, segnalando il bisogno di interventi strutturali una volta esauritasi l’emergenza. “I numeri non sono più sostenibili”, ha dichiarato il primo cittadino, che, a conferma dei dati record, ha aggiunto: “Non si era mai visto uno spettacolo simile, con decine e decine di barchini scortati o agganciati dalle unità di soccorso davanti al porto”. La richiesta avanzata dalle autorità locali a Roma è che si tenti di evitare gli sbarchi sull’isola il più possibile, non facendo scendere i migranti a Lampedusa, ma traghettandoli direttamente su navi di salvataggio che dovrebbero poi condurli nel resto del Paese. Sembra chiaro a molti, a questo punto, la necessità di un sistema condiviso per gestire i flussi migratori organizzato a livello europeo.
Marcia indietro di Parigi e Berlino
Tuttavia alcuni Stati europei sembrano muoversi in senso opposto: Parigi ha blindato le sue frontiere con l’Italia, con il ministro degli interni francese Darmanin che, da Mentone, ha annunciato l’invio di rinforzi per contrastare “l’immigrazione clandestina” che starebbe in forte aumento. La Germania ha annunciato ieri che non intende più ricevere profughi dall’Italia, attaccando l’atteggiamento di Roma tramite il ministero degli interni. I tedeschi sostengono che “le politiche italiane aggravano il ruolo della Germania nei confronti delle migrazioni”, adducendo inadempienze italiane riguardo al trattato di Dublino, lo statuto giuridico che definisce quali sono gli Stati competenti per ricevere le richieste di asilo da parte dei profughi. La posizione di Francia e Germania evidenzia la crisi che sta attraversando la politica comune europea sulle migrazioni.
Da Roma appello a Bruxelles
L’Italia, dal canto suo, continua a sostenere che il problema dei flussi migratori non può essere gestito dai singoli Paesi, ma che deve essere il sistema della solidarietà europea la strada da percorrere. La presidente del parlamento europeo, Roberta Metsola, ha fatto eco all’Italia: “Le soluzioni non possono essere sul piano nazionale, ma solo a livello comunitario” – ha dichiarato – “Penso non ci siano altre opzioni, se non concludere il Patto sulla migrazione”. Il “nuovo patto sulla migrazione” è un accordo programmatico all’interno dell’Unione Europea, che stabilisce che i Paesi membri devono impegnarsi nel seguire una linea comune sulla gestione dei flussi migratori. L’accordo non è altro che una dichiarazione di intenti sulla quale poi costruire un vero trattato. E’ stato anche contestato da organizzazioni umanitarie in quanto ridurrebbe gli standard di protezione per le persone che migrano.