Da sempre impegnata nel soccorso verso chi si trova in situazioni di difficoltà, la CRI si occupa anche di un fenomeno meno conosciuto, ma con situazioni ad alto rischio soprattutto di violenza sessuale. Ne abbiamo parlato con la vice presidente Debora Diodati
Marina Tomarro – Città del Vaticano
Le città di notte cambiano volto. Le strade, quelle magari più affollate durante il giorno, con negozi e bar aperti, diventano all’improvviso silenziose e ostili. I portoni dei palazzi chiusi, le finestre con le imposte abbassate, in strada non circola più nessuno, se non qualche macchina che passa velocemente per andare chissà dove. Gli angoli di queste vie sono vuoti, in apparenza, ma a guardare bene si possono scorgere dei sacchi a pelo attaccati a delle mura o sopra il ciglio di qualche negozio chiuso. Dentro ci dormono persone che non hanno una casa, magari quella sera non hanno trovato posto nei centri d’accoglienza notturni, oppure per scelta non vogliono andarci. Sono uomini e donne, che si adattano a questi ripari di fortuna per passare la notte. Una situazione non sicura, a rischio di aggressioni, molto pericolosa soprattutto per le donne, che possono diventare facili prede di violenze sessuali.
Vivere sul filo di lama della povertà
“Purtroppo il fenomeno delle donne senza fissa dimora è in aumento”, spiega Debora Diodati, vice presidente della Croce Rossa Italiana. “Come Croce Rossa quest’anno festeggiamo il nostro 160mo anno, e ci piace considerarci ‘gente di strada’, proprio perché noi la strada la frequentiamo, e proprio di notte le nostre unità di strada girano per la città, non solo nei punti di maggior aggregazione, come le stazioni ad esempio, ma cerchiamo di raggiungere quei punti meno frequentati in apparenza, dove non circola nessuno, e spesso proprio incontriamo donne che vivono in strada, in una situazione più drammatica degli uomini, perché rischiano di essere vittime di violenza sessuale. Quando le vediamo, cerchiamo subito di accoglierle nei nostri ricoveri notturni che, come Croce Rossa, abbiamo soprattutto durante l’inverno, anche se ci sarebbe bisogno di strutture permanenti per tutto l’anno”. Una volta lì, si inizia a provare a capire la loro storia e ad avviare un percorso di recupero. “Spesso – continua la vicepresidente Diodati – si tratta di vittime di violenze, a volte ci sono di mezzo anche minori, quindi dobbiamo capire come agire. Questa situazione è peggiorata soprattutto dopo il periodo di Covid, quando sono iniziate nuove povertà, e quindi sono sempre di più le persone che si rivolgono a noi. Magari non vivono ancora per strada ma sono situazioni border-line che bisogna monitorare costantemente. Noi cerchiamo di dare loro sia assistenza sanitaria, che legale, fino ad un vero e proprio percorso di recupero e di reintegro dentro la società”.
Il progetto Sentinelle
Proprio per aiutare meglio queste realtà, la Croce Rossa Italiana in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma, ha creato il Progetto Sentinelle. “L’Ospedale Sant’Andrea – sottolinea Diodati – si è messo a disposizione dei nostri volontari per formarli e capire bene come avvicinarsi ed intercettare quelle donne che sono state vittime di violenza. Fino ad oggi, sono stati oltre cento i volontari giunti da tutta Italia, che hanno partecipato a queste giornate formative”. Un’altra situazione di presenza della Croce Rossa è quando sbarcano migranti sulle coste italiane. “Anche in questo caso – continua la vice presidente – il nostro compito è molto difficile. Spesso ci ritroviamo di fronte a donne che hanno subito non solo violenze, ma hanno perso anche i loro figli, come è capitato qualche mese fa a Lampedusa. Pure qui, è fondamentale la formazione dei nostri operatori e volontari, per prepararli a questi incontri. Devo dire, comunque, che a volte in mezzo a tutto quel buio e a quella disperazione emergono anche storie belle, che ci rendono orgogliosi di fare il nostro lavoro, di donne che nonostante il male subito sono riuscite a ricostruirsi una vita per sé e i propri figli e a guardare al futuro con speranza. E sono proprio queste vicende che ci danno la forza di non fermarci e andare avanti nel nostro operato quotidiano”.