La milizia privata guidata da Evgenij Prighozin è entrata a Rostov e Voronezh e ora è a 450 chilometri dalla capitale. Putin ricorda gli eventi del 1917 per annunciare “che non si ripeteranno”. Il mistero dell’aereo presidenziale atterrato a San Pietroburgo, ma secondo il Cremlino il presidente è al suo posto di lavoro
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Si andrà avanti fino alla fine, aveva avvertito la notte scorsa, poco prima di entrare a Rostov, Evgenij Prighozin, il capo della Wagner, la milizia privata che ha avviato la sua marcia su Mosca e che ora è arrivata nella regione di Lipetsk, a circa 450 chilometri a sud della capitale, chiedendo di incontrare il ministro della difesa russo Shoigu. “La guerra civile è ufficialmente iniziata”, era stato il messaggio diffuso dalla Wagner in precedenza, dopo un attacco subito dalla milizia nella regione russa di Voronezh.
25mila uomini pronti a morire
Ma Prigozhin non si ferma, forte dei suoi 25mila uomini “pronti a morire” al suo fianco, e non recederà dall’avanzare, nonostante gli avvertimenti del presidente russo che, in un discorso alla nazione, questa mattina, aveva avvisato che i responsabili di quello che aveva definito “pugnalamento”, sarebbero stati puniti. Putin, nell’evocare la rivoluzione del 1917, aveva quindi avvisato che quegli eventi non si ripeteranno. E di pugnalata alle spalle aveva già parlato il generale dell’esercito Alekseev, primo vice capo del l’intelligence militare russa, che nella notte aveva definito “un colpo di Stato” gli attacchi di Prigozhin.
Il giallo di Putin a San Pietroburgo
Nella capitale russa si rafforzano le misure di sicurezza, la città è blindata, con la chiusura dei siti più importanti e Putin ha firmato il provvedimento che prevede l’arresto fino a 30 giorni per chi viola la legge marziale. A Rostov, intanto, i gli uomini della Wagner sono sul tetto del centro nevralgico per la logistica dell’offensiva russa in Ucraina, preso senza sparare un colpo, assicura Prighozin. Stessa situazione a Voronezh, dove la Wagner rivendica la presa di controllo, e dove l’esercito “sarebbe passato dalla parte del popolo”. Dal Cremlino ci si affretta a smentire le voci di fuga dei vertici e ad assicurare che il presidente, così come alti funzionari, sono sul posto di lavoro portando avanti i loro compiti. Ma è da San Pietroburgo che fonti giornalistiche parlano dell’atterraggio proveniente da Mosca dell’aereo presidenziale, senza chiarire se con Putin a bordo.
In poche ore il nuovo status della Russia
“La debolezza della Russia ora è evidente”, e il presidente ucraino Zelensky, nel dichiararlo, prospetta ancora più “caos, dolore e problemi”, se Mosca proseguirà a tenere truppe e mercenari in Ucraina. La vittoria sembra sempre più vicina ai funzionari di Kyiv, secondo il consigliere presidenziale Podolyak le prossime 48 ore determineranno il nuovo status della Russia: una guerra civile o un trasferimento di potere o una tregua temporanea prima della caduta di Putin che, nel frattempo, si è già interfacciato con il presidente turco Erdogan, con il bielorusso Lukashenko e con gli omologhi di Kazakistan e Uzbekistan.
Le reazioni internazionali
Le cancellerie internazionali stanno correndo ai ripari per far fronte alla crisi. L’alto rappresentante Ue per la politica estera, Borrell, ne ha già discusso con i ministri degli Esteri del G7. Londra ha riunito il comitato di emergenza invitando le parti ad esercitare la responsabilità e proteggere le vite dei civili. La Nato sta monitorando la situazione, così come fa l’Unione europea, mentre la Casa Bianca ha avviato le consultazioni con gli alleati.
La riconquista di posizioni nel Donbass
È salito intanto il bilancio dell’attacco missilistico russo condotto la notte scorsa su Kyiv su di un palazzo di 24 piani, arrivato a tre morti e 11 feriti. Esplosioni nella mattinata sono state sentite anche a Kharkhiv e a Dnipro, mentre le truppe ucraine dichiarano di aver liberato posizioni nel Donbass conquistate dai russi nel 2014.