Francesca Sabatinelli – Atene
Si chiude questa mattina con la partenza del Papa da Atene il 35.mo Viaggio apostolico. Dopo la visita del presidente del Parlamento presso la Nunziatura apostolica alle 8.15 ora locale , le 7.15 in Italia, Francesco si trasferisce alla Scuola di San Dionigi tenuta dalle suore Orsoline a Maroussi, per l’incontro con i giovani a cui ribolgerà un discorso. Al termine, il trasferimento in aeroporto per il congedo e la partenza per Roma dove il Pontefice arriverà , secondo il programma, alle 12.35.
Dunque a poche ore dalla fine di questo Viaggio si cercano già i semi che può aver lasciato nei fedeli cattolici greci, così come si cerca di delineare la portata della spinta che gli incontri e i dialoghi con gli ortodossi, primo fra tutti quelli tra Francesco e Ieronymos, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, possono aver dato al dialogo ecumenico.Sin dall’annuncio di questo viaggio, la visita di Francesco in Grecia era stata vista come un passo importante verso il mondo ortodosso. Di questo è pienamente convinto l’arcivescovo di Atene e amministratore apostolico ad nutum Sanctae Sedis di Rodi, monsignor Theodoros Kontidis:
Monsignor Kontidis, che bilancio fa di questa visita di Francesco in Grecia?
Secondo me è importante l’interesse del mondo politico e del governo che ha aiutato e sostenuto tutto questo viaggio. È una apertura della società greca al di fuori del contesto greco. Tradizionalmente, la Grecia è un Paese molto omogeneo, la tendenza a rimanere chiusi è una tentazione molto forte e dunque la Chiesa cattolica, anche se piccola, qui costituisce una finestra sul mondo esteriore. Tutti i greci hanno una idea del Papa, ma non capiscono bene cosa significhi per un cattolico e cosa sia la realtà del Papa, perché la vedono tramite la storia greca e la storia dell’ortodossia. Questo significa che la presenza del Papa qui, tutto ciò che accade, le sue parole, e così via, aiutano a cambiare l’immagine del mondo al di fuori di noi greci. Quindi, la presenza del Papa in Grecia ha un significato sociale e culturale per questo Paese e anche religioso. E questo è ovvio per la Chiesa cattolica locale, perché è una ragione di unità, è un appello a rinnovare e a riprendere la nostra fede e a sentirci dunque parte della Chiesa cattolica universale. Allo stesso tempo è anche l’occasione per tutti questi cattolici che si sono allontanati dalla Chiesa di ripensare la questione della fede. Spero che possa essere un rinnovamento della fede, una cosa essenziale. Allo stesso tempo, è un passo verso la Chiesa ortodossa. Questo rapporto con gli ortodossi bisogna rinnovarlo, mai stancarsi delle difficoltà! È molto importante perché l’unità della Chiesa è un nostro dovere. Con gli ortodossi condividiamo la stessa fede, gli stessi sacramenti, la stessa tradizione, l’insegnamento dei santi, dei concili, è così importante che noi non possiamo restare indifferenti, è troppo importante per la presenza e la parola dei cristiani nel mondo e nella cultura contemporanee. Dunque, bisogna fare di tutto, riprendere la questione dell’unità e fare dei passi verso l’intesa, senza scoraggiarsi per le difficoltà che si incontrano.
Il Papa a Lesbo come 5 anni fa. Anche oggi, Francesco ha chiesto di fermare quello che ha definito il naufragio dell’umanità e ha mandato un chiaro messaggio all’Europa e al mondo a non girarsi dall’altra parte di fronte alle tragedie dei migranti…
Il messaggio del Papa è di non pensare che possiamo lasciare questo problema agli uomini politici di domani, è oggi che dobbiamo occuparci di questo. È una realtà sulla quale non si possono chiudere gli occhi, perché sta lì davanti a noi e, anche se guardiamo dall’altra parte, gli eventi vanno avanti. Non possiamo far finta che niente succede, che le cose vanno sempre così, che noi possiamo continuare la nostra vita, come se niente fosse. Il Papa ha la sensibilità di riprendere questa situazione e richiamare di nuovo l’attenzione dell’opinione mondiale su questo problema. I governi hanno una situazione difficile da gestire, ma comunque non possiamo perdere la nostra umanità e chiudere gli occhi. Bisogna vedere come insieme possiamo gestire questa situazione e comunque vedremo anche quale sarà l’eco della presenza e della parola del Papa dopo questa visita a Lesbo.