Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Ancora una volta Papa Francesco esprime la sua “vicinanza alle popolazioni colpite nei giorni scorsi da calamità naturali”, subito dopo la preghiera dell’Angelus recitata dalla finestra dello studio che dà su Piazza San Pietro. Il Papa pensa “in particolare al sud-est del Madagascar, flagellato da una serie di cicloni, e alla zona di Petropolis in Brasile, devastata da inondazioni e frane”. Il Signore, è la preghiera di Francesco “accolga i defunti nella sua pace, conforti i familiari e sostenga quanti prestano soccorso”.
Il telegramma di sabato al presidente del Madagascar
Alle “ferite” provocate alla grande isola africana dai tre cicloni Ana, Batsirai e poi Dumako, che in poche settimane hanno portato morte e distruzione, Il Pontefice aveva già guardato con “grande dolore” ieri. Attraverso un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, indirizzato al presidente della Repubblica del Madagascar Andry Rajoelina, aveva fatto giungere tutta la sua vicinanza alla popolazione del Madagascar per disastri naturali che hanno provocato finora almeno 120 morti, e colpito in vario modo centinaia di migliaia di persone, rimaste senza casa, sfollate e ridotte alla fame. Secondo il Programma Alimentare mondiale il rischio interesserebbe più di un milione e 600 mila abitanti dell’isola perché l’acqua del mare ha invaso le risaie distruggendo il raccolto, prima fonte di sostentamento.
In arrivo martedì un nuovo ciclone, Emnati
Nel telegramma di ieri, Papa Francesco faceva riferimento ai “ripetuti cicloni, inondazioni e distruzione di case” dicendosi profondamente rattristato e unendosi in preghiera per quanti sono stati colpiti, per le vittime, per la guarigione dei feriti e per la consolazione delle famiglie private dei loro cari e delle loro abitazioni. Nelle parole del Papa anche un forte incoraggiamento alle autorità civili e ai servizi di soccorso. E in questi giorni la costa orientale del Madagascar è nuovamente in allerta per l’arrivo del ciclone Emnati, formatosi nell’Oceano Indiano, che continua ad intensificarsi e lo farà in maniera più rapida fino a martedì prossimo quando, dopo Mauritius e Reunion, potrebbe colpire l’isola africana trasformato in un intenso ciclone tropicale.
Il messaggio di venerdì al vescovo di Petropolis
Al disastroso scenario che domina in questi giorni la regione brasiliana di Petropolis Francesco ha già guardato venerdì, inviando un telegramma a monsignor Gregório Paixão Neto, vescovo della città brasiliana, a firma del segretario di Stato Pietro Parolin. E in questi due giorni è salito a 146 vittime il bilancio, purtroppo non definitivo, delle inondazioni e frane che hanno colpito cinque giorni fa la regione brasiliana di Petropolis, nel Sud Est del Paese sudamericano. Di questi, 26 sono bambini. Anche ieri, i soccorritori hanno continuato a scavare nel fango per tutto il giorno, sperando di trovare vivo qualcuno dei dispersi. Le forti piogge che si sono abbattute nei giorni scorsi sulla città e la sua periferia, che ha 300 mila abitanti e si trova una sessantina di chilometri a nord di Rio de Janeiro, hanno provocato frane, crolli e torrenti di fango nelle strade. Centinaia di pompieri sono ancora al lavoro, con l’aiuto di cani, elicotteri e scavatrici. Un’ottantina di case sono state travolte dal fango in un solo quartiere, Alto Serra, ed e’ proprio li’ che sono stati trovati gli ultimi corpi senza vita. Il numero dei dispersi non e’ chiaro: la polizia ha parlato di 218, ma senza precisare se la cifra comprende i morti accertati.
Nel 2011 piogge simili causarono 900 morti
Si è trattato di piogge torrenziali di una intensità paragonabile a quelle del 2011 che causarono 900 morti. Nel messaggio a monsignor Gregório Paixão Neto, vescovo di Petropolis, il Pontefice aveva affidato al presule l’incarico di farsi portavoce del suo “profondo dolore” dinanzi alle ” tragiche conseguenze” delle frane. Le condoglianze di Papa Francesco erano andate alle famiglie delle vittime e per la condivisione della sofferenza e il conforto a quanti sono nel lutto e hanno perso ogni cosa. Il Papa aveva invocato dal “Padre misericordioso” il riposo eterno per i defunti e la consolazione della “speranza cristiana” per tutta la popolazione. Il pensiero e la benedizione erano andati infine ai feriti con l’augurio di una pronta guarigione e l’incoraggiamento a quanti si stanno adoperando per alleviare il dolore di questa “prova”.