Marco Guerra – Città del Vaticano
“Famiglia via di santità”: è il tema d’apertura della quarta giornata di lavori del X Incontro mondiale delle famiglie, iniziato a Roma il 22 giugno. La famiglia come Chiesa domestica e primo nucleo di trasmissione della fede, un impegno che sottende a tutte le riflessioni dell’evento e che è anche al centro della testimonianza portata da Francesco Beltrame Quattrocchi, nipote di Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, la prima coppia di sposi beatificata nella storia della Chiesa Cattolica, nel 2001 da Papa Giovanni Paolo II.
Esempio di santità
Oltre venti anni dopo la beatificazione, questa coppia di sposi è diventata un esempio fruibile di santità nella quotidianità cui si ispirano tante donne e uomini che si approcciano alla vita matrimoniale. Non a caso Luigi e Maria sono stati indicati come i due patroni del X Incontro mondiale delle famiglie. Il nipote Francesco, nel suo intervento in Aula Paolo VI, ha fornito i dettagli di questo percorso di santità che ha lasciato frutti concreti e un’enorme eredità spirituale. Due vite semplici, vissute nella fede, ma che hanno portato a compimento opere straordinarie.
Una vita normale
La premessa, fatta da Francesco Beltrame Quattrocchi, “è che si tratta di persone normali, che hanno costituito una famiglia assolutamente normale, capaci, giorno dopo giorno, con la costante coerenza della parola, dell’esempio e della preghiera, di aiutare i loro figli a imparare a vivere, a pensare, nella gioia, di sapersi sempre amati dal Padre Celeste e nella consapevolezza di avere la possibilità, in forza della Grazia divina, “di amarlo con cuore libero, al di sopra di ogni evento, di ogni passione, di ogni ostacolo”. Francesco, in realtà, è parente da parte di padre dei due coniugi, e non ha mai avuto modo di incontrare personalmente Luigi perché deceduto nel 1951. Tuttavia è stato testimone oculare dell’approccio alla vita dei due sposi tramite la loro figlia Enrichetta, oggi venerabile, che lo adottò da adulto per dare un segno di continuità all’opera dei due beati. Gli altri tre figli della coppia, invece, presero i voti e scelsero la vita religiosa.
L’impegno durante la guerra
“Luigi e Maria – spiega ancora Francesco – vissero l’avvento dei loro figli come moltiplicatore del loro già intenso legame d’amore di sposi ventenni, perché stupiti da quei piccoli a loro affidati come dono. Fu per loro una risposta molto chiara alla domanda di ognuno su cosa sia la vita e, corrispondentemente, quale fosse il modo migliore per attraversarla impegnandosi per coglierne il valore autentico”. I due beati intendevano la famiglia come una cellula viva e generatrice di messaggi e azioni, capace di ascolto e di farsi ascoltare. “Da qui il rispetto di Luigi e Maria dell’ospitalità praticata verso chiunque bussasse alla loro porta, per qualsiasi motivo e a qualsiasi ora”. La loro apertura all’umanità li portò ad essere protagonisti attivi di molti eventi tumultuosi del loro tempo, dipanatosi tra le due guerre mondiali. Il nipote evidenzia come siano riusciti a svolgere azioni ordinarie in modo straordinario, in tempi a volte assai complessi, soprattutto attraverso le azioni dei figli. Dopo l’armistizio italiano dell’8 settembre 1943, fino al termine della seconda guerra mondiale, la casa di via Depretis fu rifugio sicuro per diverse decine di perseguitati politici, ebrei, dissidenti clandestini, che venivano uno alla volta ospitati, vestiti da benedettini e dotati di carte di identità originali ma falsificate per consentire loro l’accesso alla vicina stazione Termini, controllata dalle forze germaniche, ai treni, verso la salvezza nel Regno del Sud già liberato dagli Alleati.
I figli sacerdoti
Un altro comportamento esemplare raccontato da Francesco è quello messo in atto dai due beati nel 1924 quando avvennero le chiamate del Signore dei due figli maschi Filippo (don Tarcisio) e Cesare (don Paolino). Luigi riunì i due ragazzi e disse loro che se avessero scelto la vita sacerdotale avrebbero dovuto promettergli di rimanere semplici preti, “perché la chiamata di Dio, se autentica, è cosa completamente diversa da strumento di carriera”. E sono pure testimonianza importante dei comportamenti di Luigi e Maria le lettere d’amore fra loro e le lettere ai figli, tutte raccolte e pubblicate. In conclusione Francesco mette in luce che i due beati “sono stati capaci di concepire e attuare un piano a lungo termine, mettendo in atto un modello familiare certamente perseguibile con mezzi normali e declinabile secondo culture e geografie diverse”, sono stati impegnati “quali costruttori e curatori continui e attenti di un modello di cellula familiare guidata da Gesù, capace di essere in dialogo con tutti gli altri nuclei familiari, per rendere fruibile a tutti la bellezza delle persone e per riuscire a cogliere con pienezza il valore del dono della vita”.
Francesco: Luigi e Maria un esempio per tutte le culture
Intervistato da VaticanNews, Francesco Beltrame Quattrocchi spiega che l’attualità dell’esempio dei suoi nonni beati risiede nell’essere semplice e attuabile in tutti i contesti storici, culturali e geografici. “Hanno vissuto tempi particolari che hanno dato modo alle loro azioni normali”. “Dalle cose più semplici a quelle più importanti, avevano sempre l’umiltà di chiedere l’aiuto di Gesù e sulla base di questo aiuto si alimentava il loro amore e l’impegno per la bellezza nel mondo”.
I frutti del loro amore
“Questa semplicità coltivata ha portato in via progressiva a far crescere Maria e Luigi – dice ancora il nipote – che hanno sacrificato qualcosa di personale ricavando un vantaggio moltiplicato”. In pratica “hanno reso semplice anche qualcosa di difficile in situazioni estreme”. È nella fede che hanno trovato sempre l’ispirazione e la forza per superare i dolori che si presentavano nella vita di tutti, “non si sono lasciati travolgere dagli eventi perché hanno avuto uno scudo nella fede, che per loro era la forza per andare avanti”. Tra i frutti lasciati dai coniugi Beltrame, infine, quello della corrispondenza epistolare che “può essere fruita e letta anche dai giovani di oggi”, ma soprattutto i frutti maturati tramite i loro figli, “che divenendo sacerdoti hanno fatto una grande azione verso le famiglie”.