Chiesa Cattolica – Italiana

La Turchia assicura: progressi nel dialogo tra Russia e Ucraina

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Spiragli di luce nel difficile cammino diplomatico per fermare la guerra in Ucraina, arrivata al venticinquesimo giorno. Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, che questa settimana è stato a Mosca e a Kiev e si è molto speso nel tentativo di far dialogare le parti in conflitto assicura che Russia e Ucraina hanno fatto progressi nei negoziati e che “sono vicine a un accordo”. Il capo della diplomazia di Ankara ha detto di essere in contatto con i due team di negoziatori, ma si è rifiutato di dare dettagli dei colloqui.

Accordo su quattro dei sei punti sul tavolo del negoziato

In un’intervista al quotidiano Hurriyet, il portavoce della presidenza turca, Ibrahim Kalin, ha affermato che le parti stanno negoziando su sei punti: neutralità, disarmo e garanzie di sicurezza dell’Ucraina, la cosiddetta “de-nazificazione”, rimozione degli ostacoli all’uso della lingua russa in Ucraina, lo status della regione separatista del Donbass e lo status della Crimea, annessa alla Russia nel 2014. L’accordo si baserebbe principalmente sui primi quattro punti.

Zelensky: pronto a trattare con Putin

Il quotidiano ucraino Pravda assicura che lunedì 21 marzo riprenderanno i negoziati online, tra la delegazione ucraina e quella russa, ma la notizia non è stata ancora confermata dai russi. E su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky scrive di essere “Pronto a trattare con Putin, la guerra può finire solo con negoziati. Se falliscono, rischiamo la terza guerra mondiale”.

Profughi ucraini in fuga in Polonia

Onu: dieci milioni di sfollati, quasi tre e mezzo fuori dall’Ucraina

Intanto l’Onu continua ad aggiornare al rialzo i già drammatici numeri che fotografano le dimensioni della catastrofe umanitaria in atto in Ucraina. Secondo il Palazzo di Vetro sono già 10 milioni le persone che sono state costrette a lasciare le loro case. Dal momento che il Paese dell’Est europeo conta 44 milioni di abitanti, significa che uno su quattro è oggi nella condizione di sfollato o profugo. E l’Unhcr, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati, comunica che dal 24 febbraio, data di inizio della guerra in Ucraina, 3.389.044 persone hanno lasciato il Paese alla ricerca di sicurezza oltre frontiera. Fin dai primi giorni, l’organizzazione ha detto che la crisi dei rifugiati legata all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è quella che cresce in termini numerici più velocemente in Europa dalla Seconda guerra mondiale. Secondo il Global Protection Cluster, infine, si stima che 6,48 milioni di persone siano sfollate all’interno dell’Ucraina e che oltre 12 milioni di persone siano bloccate nelle aree colpite.

Kiev: 10 mila persone da evacuare da Mariupol

La vicepremier ucraina con Olga Stefanishyna, che ha incontrato questa domenica i media internazionali a Leopoli, ha spiegato che il governo di Kiev sta “cercando di portar via diecimila persone dall’aerea di Mariupol”. Sarebbero stato concordati con i russi sette corridoi umanitari e nella regione di Donetsk il corridoio sarà da Mariupol a Zaporizhia, la città della più grande centrare nucleare attiva in Ucraina. Finora circa 190 mila persone sono state evacuate attraverso i corridoi umanitari. La vicepremier ha detto poi che sono in corso verifiche sulle notizie di civili ucraine stuprate o uccise dai militari russi.

Onu: almeno 902 vittime civili

L’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha aggiornato anche il triste bollettino delle vittime civili: sono almeno 902 i non militari uccisi dall’inizio della guerra. In precedenza, il vice primo ministro ucraino aveva dichiarato che il numero di morti tra i civili è “molto più alto di quello delle forze armate ucraine”. Nella città assediata di Mariupol, si stima che dall’inizio dell’invasione siano morte 2.400 persone, anche se non è chiaro quante di queste vittime siano civili.

Kiev denuncia attacco a casa di cura: 56 morti

Sul campo, il governo di Kiev accusa le truppe russe di aver aperto il fuoco contro una casa di cura nella città orientale di Kreminna, nella regione di Luhansk, uccidendo 56 persone. Infine sono stati fermati a Mosca l’attivista del Centro per i diritti umani Memorial, Oleg Orlov, e lo storico del Memorial Internazionale Aleksandr Guryanov che avevano inscenato una protesta contro la guerra vicino al Teatro Bolshoi.

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