A Venezia, nel celebrare la festa della Madonna della Salute, il patriarca ha ricordato l’omicidio della giovane veneziana con gli oltre mille giovani protagonisti del pellegrinaggio mariano alla basilica passando per il ponte votivo sul Canal Grande
Alvise Sperandio – Venezia
“Se non rispetto una persona non la amo. La libertà non è un assoluto (e qui quanti cattivi maestri ci sono!): io sono libero se considero la libertà altrui una linea invalicabile”. Così il patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, ha parlato ieri sera agli oltre mille ragazzi che hanno preso parte al tradizionale pellegrinaggio alla Madonna della Salute, nella sera della vigilia della ricorrenza. Assieme al Redentore, in luglio, quella del 21 novembre è la festa, di fede e popolare, più sentita dai veneziani, che ogni anno tornano nella basilica del Longhena a sciogliere l’antico voto elevato alla sacra icona della Vergine chiamata “Mesopanditissa” (ovvero sia mediatrice di pace), elevato dal Senato della Repubblica Serenissima per la liberazione della peste del 1630. Per tutto il giorno è stato incessante il pellegrinaggio dei fedeli alla Salute con tantissimi che hanno rinnovato il dono di una candela votiva alla Vergine. Moraglia ha colto l’occasione d’incontrare i giovani della città per lanciare un messaggio chiaro sull’affettività e il rapporto di coppia in giorni segnati dal tragico fatto di cronaca che ha coinvolto tutta l’Italia: la tragica uccisione della 22enne di Vigonovo, proprio in provincia di Venezia, Giulia Cecchettin. Accusato di averla uccisa e abbandonata in un dirupo vicino al lago di Barcis, sulla strada che scende da Piancavallo tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, è l’ex fidanzato, Filippo Turetta, fermato e portato in carcere in Germania dopo una fuga in auto di oltre mille chilometri e ora in attesa di essere estradato per essere consegnato alla Giustizia italiana.
Mille ragazzi in cammino
I ragazzi sono partiti da campo San Maurizio e hanno raggiunto la basilica della Salute, recitando il rosario, attraverso il ponte votivo galleggiante allestito sul Canal Grande tra Santa Maria del Giglio e San Gregorio. Giunti davanti all’altare della Vergine, hanno ascoltato la testimonianza del gruppo musicale “The sun”: Francesco Lorenzi e Riccardo Rossi, rispettivamente frontman e batterista, hanno raccontato la storia del loro successo, ma anche le derive e i rischi di una vita dissipata in pericolosi eccessi. Poi la conversione e l’incontro con Cristo che ha segnato la svolta nella loro esistenza personale e nella carriera musicale. Ha quindi preso la parola Moraglia: “Tutti, in questi giorni, siamo stati scioccati dalla vicenda di Giulia e Filippo! Li portiamo entrambi nella preghiera. Giulia è la 103.ma donna uccisa da un uomo da inizio anno. Siamo vicini al papà, alla sorella, a tutti i suoi familiari ed amici”, ha premesso il patriarca che così ha proseguito: “Cosa porta un uomo a pensare che una donna sia un oggetto di sua proprietà? La mancanza di umanità, l’incapacità di avere relazioni personali, il non essere cresciuti come uomini. La cosa più facile è dire dei sì sbagliati e invece bisogna essere capaci di dire dei no”.
Se l’amore non è vero
“Nel rapporto di coppia – ha sottolineato ancora Moraglia – il rispetto si costruisce nelle piccole cose, quelle di ogni giorno. E se si avverte che si è soli in tale impresa, allora si deve accettare che tale rapporto non deve andare avanti. Nel rapporto tra amici, tra ragazzo e ragazza, tra fidanzati, non si può dire: ho scherzato, ero stanco, ti ho voluto mettere alla prova e… mille altre espressioni simili che sono solo comode vie di fuga”. Secondo il patriarca l’altro, nel rapporto di coppia, è colui che mi fa crescere se con lui imparo ad entrare nel pronome “noi”. La libertà, nel rapporto di coppia, è essere liberi “con” l’altro, “insieme” all’altro, “per” l’altro. In un rapporto di coppia vero, inoltre, l’altro non è colui o colei che deve risolvere, di volta in volta, i miei problemi, facendomi sentire a mio agio, dandomi quello che non ho o che credo di non avere. Un reale rapporto affettivo deve essere voluto e preparato da entrambi, mantenuto vivo da entrambi, costruito e ricostruito da entrambi, altrimenti si finisce per farsi del male o perdere tempo. Il rapporto di coppia va verificato insieme e non certificato in modo unilaterale, come fosse a discrezione di una sola parte”.
La festa della Madonna della Salute
Un riferimento al caso Cecchettin monsignor Moraglia l’ha fatto anche stamane, nel giorno della ricorrenza della Madonna della Salute, celebrando la messa solenne delle ore 10 alla presenza delle autorità. Prima c’era stata la processione partita dal vicino Seminario con il capitolo metropolitano, le congregazioni del presbiterio veneziano e i religiosi. Dopo la celebrazione il patriarca si è portato sul sagrato della basilica per la benedizione eucaristica ai fedeli e alla città. Nell’omelia ha proposto una riflessione sul Vangelo del giorno, le nozze di Cana, con un riferimento anche al celebre passo delle pagine finali di Giovanni, quando sotto la croce la parentela di sangue si allarga a quella nuova nella fede: “Donna, ecco tuo figlio! Poi disse al discepolo: Ecco tua madre! E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé”. Ha affermato Moraglia: “Oggi è decisivo sia per la Chiesa, coinvolta nel cammino sinodale, sia per la comunità civile (la società), impegnata nella lotta contro i tanti femminicidi, riscoprire il valore della donna e della dimensione femminile come elemento in grado di disegnare in modo più articolato e vero le istituzioni, i ruoli, le relazioni ecclesiali e sociali. Oggi, più che mai, anche alla luce del tragico epilogo della vicenda di Giulia, s’impone a livello sociale e, soprattutto, educativo una riflessione sul valore del rispetto tra uomo e donna: se manca il rispetto non possiamo parlare di relazioni umane e di amicizia; e sulla realtà del vero amore che sempre riconosce l’altrui libertà”.
L’impegno per una società migliore
“Dobbiamo tutti impegnarci – ha concluso il patriarca di Venezia, davanti a una folla di pellegrini che hanno assistito alla solenne celebrazione – perché ogni donna si senta sicura e tutelata non solo da leggi adeguate ma, prima di tutto, da una cultura che plasmi un senso comune in cui tutti, ma in particolar modo i giovani, tengano saldo e indissociabile il trinomio amore-rispetto-verità. Questi tre elementi stanno insieme o insieme cadono. È importante per la Chiesa riconoscere sempre più e promuovere il valore della donna che si esprime nell’accoglienza e nell’ospitalità, peculiarità ben espresse dal grembo materno in cui ogni essere umano viene accolto, altrimenti non ci potrebbe essere nuova vita. E la vita è un bene di tutti, non solo dei credenti, ed è un dono ma anche accoglienza e ospitalità”.