Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Dare una mano si può, si deve. Basta poco per far parte di un progetto che ha una storia di oltre mezzo secolo. La prossimità è fatta di azioni concrete, la vicinanza si nutre di solidarietà. Riparte la Campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi “Una storia di mani” della Lega del Filo d’Oro, il cui obiettivo principale per l’edizione 2021 è il completamento del nuovo Centro Nazionale di Osimo, in particolare degli ambienti dedicati alle attività fisioterapiche e idroterapiche.
Come aiutare
Fino al 31 dicembre 2021 tutti possono sostenere la Campagna “Una storia di mani” attraverso una chiamata da rete fissa o un sms al numero solidale 45514. Le mani, per le persone sordocieche, sono un prezioso strumento per conoscere e comunicare con il mondo che le circonda. Proprio attraverso le mani, i bambini con disabilità gravi possono iniziare a “vedere”, “sentire”, giocare, interagire. In questo particolare momento storico, in cui dobbiamo privarci del contatto, è ancora più evidente quanto il senso del tatto sia fondamentale per chi non vede e non sente.
Anche la Serie A sarà protagonista
A supportare la Campagna “Una storia di mani” della Lega del Filo d’Oro, accanto ai testimonial dell’Associazione Renzo Arbore e Neri Marcorè, scenderanno nuovamente in campo i portieri della Nazionale Gigio Donnarumma (Milan) e Salvatore Sirigu (Torino), con Samir Handanovic e Daniele Padelli (Inter), Pepe Reina (Lazio) e l’ex Stefano Sorrentino. Accanto ai calciatori, ci saranno ancora i direttori d’orchestra Leonardo De Amicis, Pinuccio Pirazzoli e Beppe Vessicchio, affiancati dallo Chef Filippo La Mantia e dal Maestro pasticcere Ernst Knam.
Accanto alle persone, sempre
La solidarietà non conosce sosta, anche durante la pandemia i volontari e professionisti della Lega del Filo d’Oro sono stati accante alle persone più fragili. Lo spiega, nell’intervista a Radio Vaticana – Vatican News, il presidente dell’organizzazione, Rossano Bartoli.
Sul sito della Lega del Filo d’Oro, si legge: “Occorrono tanta professionalità, pazienza e delicatezza per aiutare i sordociechi e pluriminorati psicosensoriali a uscire dall’isolamento in cui vivono”. Tre parole che sono alla base del vostro impegno, della vostra identità?
Noi proviamo ad essere tutto questo. Sicuramente le persone che vengono coinvolte sia come personale dipendente e consulente, sia i tanti volontari, fanno oltre ad una selezione anche una preparazione ed un aggiornamento continuo così da avere il massimo coinvolgimento sul piano personale ed umano. Credo che tutto ciò sia indispensabile lavorando a contatto fisico con persone che hanno gravi o gravissime disabilità.
Una fisicità che è ben descritta nel nome della nuova iniziativa solidale, “Una storia di mani”. Iniziativa che ha come sostenitori, tra gli altri, dei giocatori di Serie A, in particolare i portieri Handanovic e Reina, ma anche l’azzurro Donnarumma. Una storia di mani permetterà, con un sms solidale, di aiutare chi e in che modo?
Le mani nel nostro caso rappresentano la modalità attraverso cui una persona sordocieca comunica con il mondo esterno. Le mani per i portieri di calcio, ma anche per i tanti artisti, direttori di orchestra e chef che ci affiancano in questa iniziativa sono altresì importanti. C’è un legame ideale tra le mani di una persona sordocieca, di un portiere e via dicendo. Lanciamo quindi un messaggio chiaro, che sottolinea l’importanza delle mani per chi non vede e non sente. Tutti possono poi, letteralmente, dare una mano alle persone per le quali lavoriamo, aiutandoci a completare una palazzina del centro nazionale di Osimo per realizzare le piscine e le palestre, strutture fondamentali per la riabilitazione di queste persone. Per aiutarci, per essere solidali basterà inviare un sms al numero 45514 o realizzare una chiamata da telefono fisso, sempre al numero 45514.
Vuole raccontarci una storia, in questo periodo di pandemia ormai lungo quasi due anni, che l’ha particolarmente colpita?
Sì, penso che le difficoltà per noi siano state e sono ovvie. Il distanziamento nel nostro caso era impossibile, ma abbiamo avuto i dispositivi di protezione. Le difficoltà maggiori sono state per le persone che ospitiamo. Allora mi piace raccontare di quell’abbraccio che la madre e il padre hanno potuto dare al loro ragazzo, nostro ospite, a quindici mesi di distanza dal loro ultimo incontro. Quell’abbraccio rappresenta qualcosa di veramente importante, che fa capire quanto la vicinanza fisica sia fondamentale per chi vive la condizione della sordità e della cecità.