Antonella Palermo – inviata a Nur-Sultan
Aset ha 41 anni, di Almaty, fa il salumiere ed è originario di una famiglia musulmana. All’età di 15 ha sperimentato la “bella amicizia” con alcuni padri missionari legati al movimento di Comunione e Liberazione. Sono diventati quelli che definisce “i suoi padri”. Con loro ha cominciato a imparare l’italiano e piano piano a scoprire Gesù, Colui che aveva cercato per tutta la vita.
Il fascino per Cristo e la Chiesa
Prima di stringere amicizia con questi religiosi – e cita don Edoardo Canetta, inviato in Kazakhstan dalla diocesi di Milano – Aset andava in moschea, studiava l’arabo e aveva pure provato l’esperienza di avvicinamento al mondo buddista. Ma si rendeva conto che non era qiella la sua strada. Nel frattempo, cresceva il fascino per Cristo e la Chiesa che “è la vita”. All’età di 21 anni la decisione di battezzarsi. “Per me era molto importante condividere questa scelta di vita con mia madre”. Racconta che quando glielo fece sapere, lei rispose: “Io non farei mai questo, caro figlio, ma tu fai quello che è meglio per te”.
Un matrimonio misto e una vita felice
“Con tutti i caos che alle volte ci sono, con tutte le drammaticità della vita – sottolinea – abbiamo la certezza della fede”. “Ho avuto i miei momenti di stanchezza, di allontamento, ma alla fine tornavo a questo che mi affascinava. Sempre qui tornavo, dove trovavo chi vuole bene”. Aset ha sposato Mayra, musulmana non praticante, originaria dell’Uzbekistan. Il matrimonio è stato celebrato in libertà – precisa – e parla dei figli, 5 e 3 anni, entrambi batteazzati. “Ogni tanto vengono con me a Messa. Il fatto determinante è che, se non sono contento io con la mia fede, allora ciò ricade anche su di loro, e questo vale anche in generale”. Riguardo al rapporto coniugale, insiste che non lo spaventa questa differenza di appartenenza religiosa. “Noi guardiamo alla stessa meta, io la chiamo Cristo e lei la chiama a suo modo, ma va bene lo stesso. La cosa bella è che lei condivide con me l’attesa del Papa. Andremo insieme alla Messa il 14 settembre e non è scontato. Avrebbe potuto dirmi di andare con amici, invece andiamo insieme”.
Insieme alla Messa con il Papa
Non si discute in famiglia, si vive tranquillamente – prosegue Aset – perché ci rispettiamo reciprocamente. “Sono stato educato così: è più bello far vedere Cristo nella quotidianità, al di là delle parole. Questo dà gioia. Se il cuore dell’uomo è colpito dall’umanità che emerge nella vita di tutti i giorni, nelle morti e nelle gioie, allora uno si innamora di Gesù. E’ per me una sfida continua: far vedere la vita”. Aset è personalmente grato al Papa. Lo stile di umiltà e amore – dice – con cui il Pontefice vive ciò che accade nel mondo è una bella sfida per lui.
Vivere il cristianesimo nel quotidiano
E poi racconta un episodio che per lui è emblematico di cosa voglia dire il contagio della fede. “I nostri amici a Karaganda si occupano di bambini disabili che provengono da famiglie di ogni provenienza. Quest’anno con 130 persone le mamme per la prima volta sono venute con i loro figli nella vacanza che organizziamo ogni anno con la fraternità. Quando è stato detto che sarebbe venuto il Papa si sono iscritti immediatamente al pellegrinaggio per prendere parte alla Messa. In realtà non sanno bene chi vanno a incontrare, pensano sia un padre – ‘ma di chi?, chiedono – eppure la cosa bella è che loro sono stati affascinati da ciò che noi trasmettiamo. Questo è in fondo il cristianesimo. Sono felice per questo. Questa è la cosa più importante di tutto”.