Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Non si accoglie solo fornendo un pasto caldo o un tetto sotto cui dormire. L’accoglienza è fatta anche di integrazione, chiama a uno slancio che trova forma nel dare un’opportunità. Se questa riguarda un posto di lavoro, in un Paese dove proprio sul lavoro è fondata la Repubblica, ecco che l’accoglienza diventa sostanziale. Tocca le corde del cuore e fa dire a chi ce l’ha fatta: “Non desideravo altro, per me è un’opportunità d’oro”. Sono queste le parole con cui il giovane Antoine, rifugiato siriano, conclude – nella nostra intervista – il racconto della sua storia. Quella di chi, arrivato in Italia grazie ai corridoi umanitari, ha incontrato le persone giuste, che gli hanno permesso di costruire quello che ai più poteva sembrare un sogno al confine con l’utopia. Ce l’ha fatta anche grazie a chi ha saputo sviluppare “l’arte dell’accoglienza”, come più volte ha chiesto Papa Francesco.
Le aziende premiate
La Giornata Mondiale del Rifugiato viene celebrata il 20 giugno per commemorare l’approvazione nel 1951 della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. La scorsa settimana, in vista di questa ricorrenza, l’Unhcr ha premiato con il logo “Welcome. Working for Refugee Integration” 107 aziende italiane che nel biennio 2020-21 hanno favorito l’inserimento professionale di oltre 6mila rifugiati, sostenendo il loro processo d’integrazione in Italia. Tra queste c’è il Gruppo SCAI, nell’ambito della consulenza aziendale informatica. Nato a Torino nel 1973, è un network di aziende che operano nel mondo dell’ICT e della System Integration, con sedi in tutta Italia, oltre 1400 dipendenti e progetti di respiro internazionale.
Nessuna barriera
“Non capisco quali remore possano frenare questo processo, noi lo abbiamo intrapreso e continueremo su questa strada”. Barbara Grossi, Corporate Training Manager di SCAI, ci spiega così la scelta di assumere un rifugiato siriano da parte del Gruppo. “Questo percorso lo abbiamo iniziato perché da un lato, come azienda, abbiamo l’esigenza di inserire giovani talenti nel campo informatico, dall’altro per la volontà di sposare dei progetti che hanno al centro l’inclusione”, prosegue Grossi.
“La decisione è arrivata anche perché – aggiunge – pensiamo che questo sia un arricchimento, nonché un atto doveroso in una società che altrimenti non si può chiamare evoluta”. La manager del Gruppo SCAI non nasconde la soddisfazione per il riconoscimento avuto dall’Unhcr: “Non ci aspettavamo meriti, non abbiamo sposato il progetto di formazione di Powercoders per avere dei riconoscimenti, ma è chiaro che oggi questo premio dà una spinta in più a proseguire su questa strada”. C’è la sensazione di poter diventare un modello per altre aziende? “Noi crediamo nell’inclusione, non capisco quali possano essere le remore nell’intraprendere un simile percorso. Non abbiamo avuto difficoltà, anzi è stata un’esperienza positiva per tutti”, conclude Grossi, sottolineando come l’accoglienza, l’integrazione richiesta più volte dal Papa nel loro caso si sia rivelata “un processo spontaneo, in cui si cerca di aiutare, di venire incontro all’altro in modo naturale”.
Le parole del Papa
Più volte Papa Francesco ha ricordato il significato dei verbi legati all’accoglienza, partendo proprio da “accogliere” che significa innanzitutto “offrire a migranti e rifugiati possibilità più ampie di ingresso sicuro e legale nei Paesi di destinazione”. Quindi il verbo “proteggere, che si declina in tutta una serie di azioni in difesa dei diritti e della dignità dei migranti e dei rifugiati, indipendentemente dal loro status migratorio”; ancora “promuovere vuol dire essenzialmente adoperarsi affinché tutti i migranti e i rifugiati così come le comunità che li accolgono siano messi in condizione di realizzarsi come persone”; infine “integrare, si pone sul piano delle opportunità di arricchimento interculturale generate dalla presenza di migranti e rifugiati”.
Non desideravo altro
La storia di Antoine racconta proprio questo: ingresso sicuro nei Paesi di destinazione, la possibilità di realizzarsi come persone, un’opportunità di arricchimento per tutti. “Sono arrivato in Italia l’8 novembre 2018 grazie ai corridoi umanitari per i rifugiati siriani residenti in Libano”. Inizia così il racconto di Antoine, da quella data “che ricordo molto bene”. Studente di Fisica all’Università di Aleppo in Siria, Antoine trova nel progetto Powercoders (tre mesi di corso intensivo per i rifugiati in Italia) una prima possibilità per poi iniziare uno stage in altre aziende. La porta per lui si aprirà al Gruppo SCAI, inizialmente con un tirocinio.
“Per me questa è stata un’opportunità d’oro, io non cercavo altro, volevo solo inserirmi nel mondo lavorativo ed oggi ho anche un lavoro che mi piace”, dice con la voce rotta dall’emozione, ricordando i primi passi in azienda. Cosa si sente dunque di dire, oggi, a chi invece non vede la luce in fondo al tunnel e sta perdendo la speranza? “Innanzitutto dico a queste persone, in tutta sincerità che anch’io mi sentivo disperato, oggi però ho capito che conta la volontà di andare avanti. Amare la vita, guardare avanti. Cercare di fare ciò che ti piace, se riesci ad unire queste due cose – conclude Antoine – puoi farcela”.