Dal 7 aprile, lo storico manufatto sarà esposto lungo il percorso del polo museale della Basilica che conduce alla Loggia delle Benedizioni. Fino al 1884 i suoi rintocchi risuonarono “dal punto più elevato del centro di Roma”
Vatican News
I suoi rintocchi hanno risuonato dalla cima dell’Esquilino fino al 1884, anno in cui fu sostituita a causa di una rottura e quindi, per decisione di Leone XIII, fu trasferita e custodita nella collezione vaticana. La Sperduta, dal 21 marzo scorso, è di nuovo nella sua sede naturale, la Basilica di Santa Maria Maggiore dove, dal 7 aprile, sarà esposta lungo il percorso del polo museale che conduce alla Loggia delle Benedizioni.
La storia
Ad informarne è un comunicato della stessa Basilica che ripercorre la storia della campana, “manufatto di grande valore culturale” per Santa Maria Maggiore, “appartenente all’apogeo artistico verificatosi durante il pontificato di Niccolò IV, primo Papa francescano”. La Sperduta, “donazione del senatore romano Pandolfo Savelli Ad Honorem Dei et Beate Marie Virginis, dall’antico campanile fu inserita nella cella campanaria della nuova torre, costruita nel 1376, tuttora il punto più elevato del centro di Roma. Per la sua esecuzione, nel 1289, Guidotto e Andreotto Pisano rifusero una campana antica del tempo di Papa Callisto II (1119–1124)”.
I rintocchi ogni giorno alle 21
Fino ad oggi, ogni giorno, alle 21 si sono susseguiti i rintocchi della campana che sostituì la Sperduta, “a ricordo della vicenda della pellegrina che si era smarrita nella notte e che, proprio grazie ai rintocchi, ritrovò la strada per entrare in città”. D’ora in poi, conclude il comunicato, “il racconto della Sperduta non sarà riferibile soltanto alla giovane pellegrina ma anche alla storica campana stessa, che dopo 140 anni ritorna in Basilica”.