L’organizzazione ha ricevuto una delegazione di Athletica Vaticana durante gli ultimi Campionati Mondiali di Ciclismo in Scozia. Oggi, 9 agosto, presenti in Aula Paolo VI all’udienza generale del Papa. La presidente Bernice Brady: “Cercare il volto di Cristo nelle persone che serviamo”
Edoardo Giribaldi e Mario Galgano – Città del Vaticano
“Non si possono risolvere tutti i problemi. Ma se chi ha bisogno sa che può venire qui ed essere ascoltato, fa la differenza. E le persone se ne vanno sempre con il sorriso sulle labbra”. Bernice Brady ha presentato così la Società di San Vincenzo de’ Paoli di Glasgow di cui è presidente alla delegazione della squadra di ciclismo di Athletica Vaticana che ha incontrato durante i recenti Campionati del Mondo nella città scozzese. Gli atleti hanno preso parte questa mattina, 9 agosto, all’udienza generale di Papa Francesco in Aula Paolo VI, fermandosi a parlare con lui e donandogli la bicicletta utilizzata nel corso della gara (che lo stesso Pontefice ha oggi autografato) e anche un’icona della Società di San Vincenzo de’ Paoli. A colloquio con i media vaticani, la presidente del gruppo caritativo scozzese traccia una panoramica della sua comunità, che serve chi ha bisogno e si presenta alla loro porta senza alcun giudizio o discriminazione basato su “razza o credo”: “Tutto sta nel cercare di vedere il volto di Cristo in coloro che serviamo”.
Contesti diversi
La Società è nata nel 1973 e ha continuato a operare per cinquant’anni “svolgendo lo stesso lavoro, servendo i poveri con vestiti e cibo”. Le persone bisognose provengono dai contesti più disparati. Dai locali ai “rifugiati e richiedenti asilo, in particolare da diverse zone di guerra in tutto il mondo”. I servizi della comunità non vengono pubblicizzati in maniera massiccia, ma la voce si sparge rapidamente. “Siamo su Facebook; scriviamo soltanto gli orari di apertura”, ma Glasgow e i suoi cittadini possono indirizzare chi ha più bisogno nel posto giusto. “Qui, se sei appena arrivato in città,” spiega la volontaria, “ti dicono dove puoi andare a prendere dei vestiti. È un passaparola, semplicemente. Tutto qui.”
Quello di cui si ha bisogno
La Società di San Vincenzo de’ Paoli fornisce tutto ciò che una persona in difficoltà potrebbe trovare utile. “Non si tratta di ciò che si vorrebbe, ma di ciò di cui si ha bisogno”, dice Brady. “Si tratta sempre di: ‘Ho bisogno di un cappotto, di pantaloni, di scarpe, di biancheria intima’. E poi noi chiediamo: ‘Hai bisogno di una sciarpa?’ perché fa freddo, quindi aggiungiamo sempre qualcosa di nuovo.”
Comunicare con un sorriso
Poiché la comunità accoglie rifugiati e richiedenti asilo, a volte non anglofoni, si potrebbe pensare che la comunicazione tra volontari e bisognosi possa risultare complicata. Tuttavia, secondo la presidente, non è così: “È incredibile come si possa comunicare con qualcuno usando il linguaggio dei segni, semplicemente indicando con un sorriso”. Un tipo di comunicazione che genera empatia: “Le persone si rendono conto di essere in un luogo sicuro, che non verrà fatto loro del male, che nessuno griderà contro di loro e che ci si prenderà cura di loro”. Gli abiti che vengono distribuiti provengono da parrocchie, associazioni locali e da donazioni private. “Poco prima di Natale, abbiamo allestito un presepe fuori dalla finestra”, racconta la volontaria, sottolineando come le donazioni anonime arrivino tramite assegni o in modi meno convenzionali: “La gente metteva i soldi sotto la porta”.
Far sentire le persone a casa
Le persone che beneficiano dei servizi dei volontari della Società sono di solito giovani, per lo più “buttati fuori di casa a causa dell’alcol e della droga”. “Non hanno un lavoro, un futuro, non sanno dove andare”, ma la comunità fa del suo meglio, nel “limitato tempo” a disposizione, per farli sentire a casa. L’organizzazione fornisce cibo e vestiti a 15-40 donne e 10-30 uomini ogni settimana. “Non si sa mai quante persone serviremo, quindi mi assicuro sempre che ci siano otto volontari, in modo da avere un buon numero di persone ad aiutare.”
Giovani volontari
Le persone che servono la comunità sono tutte laiche, in gran parte pensionati ma anche giovani ispirati dal Premio Caritas, istituito da Papa Benedetto XVI al termine del suo viaggio apostolico in Regno Unito nel 2010. Il Premio si basa sull’applicazione di gesti ed iniziative che testimonino la fede dei giovani. “Li abbiamo avuti”, ha detto Bernice Brady parlando dei giovani volontari. “Dico sempre loro: ‘Andate a casa e apprezzate vostra madre, vostro padre o chiunque si occupi di voi. Ringraziate per l’aiuto che state ricevendo, perché ci sono molte persone che non hanno le vostre stesse possibilità”. Al termine di ogni distribuzione, i membri della comunità condividono un momento di preghiera e di riflessione: “È molto importante, perché riunisce le persone in modo spirituale. Migliora il nostro lavoro.”