Adriana Masotti – Città del Vaticano
E’ stato depositato mercoledì 6 luglio, presso il segretariato generale dell’Onu, lo strumento con il quale la Santa Sede, in nome e per conto dello Stato della Città del Vaticano, accede alla Convenzione-Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. A provvedere all’atto è stato l’arcivescovo Gabriele Giordano Caccia, osservatore permanente presso l’Onu. Il comunicato che ne dà notizia, diffuso oggi dalla Sala Stampa vaticana, precisa inoltre che “quanto prima, in base ai requisiti legali previsti dall’Accordo di Parigi”, la Santa Sede intende “depositare anche lo strumento di accessione a quest’ultimo”. Un’operazione prevista in due momenti diversi per motivi tecnici, in quanto per l’accessione all’Accordo di Parigi uno Stato deve avere già provveduto da almeno due mesi a quella alla Convenzione sul clima.
“Accessione” ovvero “adesione”
Nel testo ufficiale si parla di “accessione” della Santa Sede, termine giuridico che nella forma si utilizza per uno Stato che non è firmatario all’origine di un documento ma si unisce in un secondo tempo agli altri Stati che lo hanno già firmato e ratificato, ma nella sostanza ha il valore di una vera e propria adesione – che matura quando tutti i parametri previsti dal protocollo vengono soddisfatti. In questo senso, per quanto riguarda l’annunciata accessione-adesione anche all’Accordo di Parigi, essa avverrà per la Santa Sede più avanti perché per entrare a far parte di tale Accordo uno Stato deve avere già aderito da almeno due mesi alla Convenzione sul clima.
Un contributo per rispondere al cambiamento climatico
Una nota ufficiale chiarisce che obiettivo dello strumento di accessione già depositato e del successivo – a ciascuno dei quali, precisa il testo, è allegata una Dichiarazione – è di contribuire da parte della Santa Sede “e dare il proprio sostegno morale agli sforzi di tutti gli Stati per cooperare, in conformità con le loro responsabilità e rispettive capacità, comuni ma differenziate, in una risposta efficace e adeguata alle sfide poste dal cambiamento climatico per la nostra umanità e per la nostra casa comune”. Riprendendo le parole di Papa Francesco nel videomessaggio per l’High Level Climate Ambition Summit, del 12 dicembre 2020, il comunicato ricorda che il cambiamento del clima non impatta solo sull’ambiente, ma ha ripercussioni di tipo etico, socio-economico e politico che richiamano la responsabilità alla promozione di una ‘cultura della cura’ che si rivolga in particolare ai più fragili.
Solidarietà e responsabilità per un nuovo modello di sviluppo
La Santa Sede rinnova l’invito di Francesco nella Laudato si’, a condividere tale impegno aprendosi al dialogo “sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta”. E auspica che, come si legge nel messaggio del Papa alla COP-26 dell’UNFCCC, la Convenzione e l’Accordo di Parigi possano contribuire a promuovere “una forte convergenza di tutti” nella volontà di avviare un cambiamento di rotta per passare dalla ‘cultura dello scarto’ alla realizzazione di “un modello di sviluppo più integrale e integrante, fondato sulla solidarietà e sulla responsabilità”. Si tratta di due valori, conclude il comunicato “che devono essere alla base dell’attuazione sia della Convenzione che dell’Accordo di Parigi e che guideranno gli sforzi della Santa Sede in questo processo di implementazione”.