La Romania apre chiese, cuori e case ai rifugiati ucraini

Vatican News

Adrian Dancă – Città del Vaticano 

Migliaia di rifugiati ucraini hanno varcato i punti di frontiera con la Romania in soli due giorni, dopo l’inizio dei bombardamenti in Ucraina. Si tratta di donne, anziani e soprattutto bambini piccoli che trascinano lentamente, sotto il peso del terrore e del freddo, i loro zainetti con i quaderni, i libri di scuola e qualche giocattolo. Solo nella giornata di sabato sono entrati nel Paese più di 18.500 rifugiati ucraini, un aumento del 30% rispetto al giorno precedente.

L’accoglienza di laici e religiosi

In prima linea sul fronte dell’accoglienza ci sono le chiese e i volontari. Ad esempio il monastero greco-cattolico delle suore della Congregazione della Madre del Signore nella città di frontiera di Sighetu-Marmației, dove hanno trovato riparo un primo gruppo di cinquanta rifugiati, fra donne e bambini. A Siret-Porubne, uno dei punti di frontiera più transitati nel nord-est del Paese, il vescovo ortodosso Calinic, insieme a centinaia di romeni, è andato a formare lungo la strada un vero e proprio corridoio umano. Le persone portano al collo dei cartelli con scritto “offro casa, venite da noi”, pronte ad accogliere i rifugiati con generi alimentari di prima necessità e bevande calde.

Il premier: pronti ad aprire vari punti di frontiera 

In visita, venerdì, al punto di frontiera di Siret-Porubne, il premier romeno Nicolae Ciucă ha dichiarato che le autorità non si aspettavano un flusso così massiccio di rifugiati ed ha affermato che, nel caso si presentasse la necessità, la Romania aprirà altri punti di frontiera con l’Ucraina. La maggior parte dei rifugiati sono ucraini, gente semplice e povera, ma anche persone note al grande pubblico, come la tennista ucraina Daiana Yastremska, che si è rifugiata in Romania dopo due notti in un parcheggio sotterraneo insieme a una sua sorella a Odessa. Ci sono, però, anche dei romeni che rientrano, come parecchi lavoratori o come l’allenatore della Dinamo Kiev, Mircea Lucescu, tutti ritornati in patria in macchina o a piedi dopo percorsi di fortuna. In un periodo segnato ancora dalla pandemia, le autorità romene hanno allentato le restrizioni di viaggio e chiedono solo la carta d’identità, rinunciando nel caso dei rifugiati ai documenti sanitari e al passaporto.

La forza della preghiera

Accogliendo l’invito del Santo Padre al digiuno e alla preghiera, la Chiesa cattolica di Romania, latina e bizantina, ha già iniziato una vasta campagna di preghiera in questi ultimi giorni, con celebrazioni e intenzioni speciali per la pace, e si prepara per una colletta nazionale in tutte le chiese cattoliche per aiutare gli ucraini. Inoltre, da Chișinău, capitale della Repubblica Moldova, il vescovo della diocesi cattolica, monsignor Anton Coșa, ha diffuso un accorato appello alla preghiera. “Gli eventi drammatici delle ultime ore – scrive il presule – impegnano la nostra comunità ad assumere un atteggiamento di fede e ad implorare per tutti la speranza di una pace sicura”.

La mappa interattiva per la solidarietà 

Nel frattempo, si registra una mobilitazione senza precedenti dei romeni per venire incontro ai rifugiati dall’Ucraina. Decine di hotel, ristoranti, teatri, università offrono generi alimentari e servizi gratuiti, mentre tantissimi medici, professori e studenti universitari hanno pubblicato sui social la disponibilità ad accogliere nelle proprie case e convitti chi lascia l’Ucraina per trovare un rifugio sicuro. Molto seguita, in queste ore, la mappa interattiva “RoOmenia” in cui si visualizza la disponibilità gratuita per una casa e per l’assistenza sanitaria di prima necessità. Alcune ditte di trasporto per persone hanno inviato alla frontiera pullman e pulmini per portare gratuitamente i rifugiati verso i luoghi di accoglienza, come anche verso gli aeroporti nel caso in cui volessero andare verso i loro parenti e amici residenti in altri Paesi europei. A loro volta, i veterinari hanno annunciato la disponibilità a curare gratuitamente gli animali di compagnia che i rifugiati hanno portato con sé. Non mancano, ancora, le offerte di lavoro per i rifugiati da parte degli imprenditori romeni, soprattutto nel settore edile. Da aggiungere, infine, la disponibilità della Federazione Romena di Calcio a mettere a disposizione della Nazionale ucraina le proprie basi sportive e i propri stadi per gli impegni internazionali. Insomma, la Romania, Paese della Nato e dell’Unione Europea, apre i cuori per dire ai rifugiati ucraini che, se questo è il tempo delle bombe, non bisogna smettere di pregare e operare per un futuro di pace e di speranza.