Andressa Collet – Vatican News
Il cibo rimasto nei piatti dopo un pasto può finire direttamente nella spazzatura oppure iniziare un percorso sostenibile per l’ambiente, dando vita ad un sistema di compostaggio domestico. Da qui inizia il ciclo dell’umido che diventa concime organico ricco di nutrienti per la produzione di nuovi alimenti pronti ad imbandire le nostre tavole. Difficile da mettere in pratica? Non se la consapevolezza e la conoscenza sono le nostre più grandi alleate, come accade con un progetto di Florianópolis, a Santa Catarina, nel Sud del Brasile.
La “Revolução dos Baldinhos” (ossia “Rivoluzione dei Secchi”) promuove il compostaggio comunitario lavorando sulla gestione dei rifiuti e sviluppando l’agricoltura urbana. Nel 2008, quando questa associazione è stata fondata, l’obiettivo era quello di risolvere un grave problema di inquinamento e contaminazione dovuto ad una gestione scorretta dei rifiuti, che ha portato a infestazioni di topi nella città e alla morte di molte persone per diverse patologie. Oggi il progetto opera in due delle 12 comunità del “Complexo de Monte Cristo”, abitato da 35mila cittadini. Secondo Cíntia Cruz, leader della comunità e presidente dell’associazione, 2.400 famiglie sono attualmente orientate al corretto smaltimento e al consumo consapevole ma ci sono buone speranze di coinvolgerne ancora di più.
“Credo che ogni azione collettiva abbia un impatto – afferma – soprattutto perché la comunità ha abbracciato il progetto e ha creduto che possiamo fare la differenza, cambiare la nostra realtà separando i nostri rifiuti, valorizzando lo spazio per la convivenza e le relazioni. Il progetto – continua Cíntia – ha portato grande potenziale alla comunità. Stiamo parlando di varie tipologie di azione, non solo la protezione del Pianeta, ma la qualità della vita, la sovranità alimentare, l’empowerment”.
La forza della “tecnologia” sociale
La “Revolução dos Baldinhos” è nata in collaborazione con l’Università Federale di Santa Catarina e la partecipazione dei residenti del “Complexo do Monte Cristo”, sensibilizzando le famiglie sul riciclaggio degli scarti alimentari per trasformarli in compost organico. Dopo la selezione effettuata nelle case, scuole e asili, si passa alla raccolta pubblica ma una speciale attenzione viene dedicata ai rifiuti organici, appunto. Conservati in un “secchio” apposito, tali scarti vengono presi dai volontari del programma che poi li lavorano trasformandoli in concime che i residenti usano nei giardini e negli orti per fertilizzare il terreno e produrre nuovi e genuini alimenti. L’impianto di compostaggio utilizzato in questo progetto riceve una media di 8 tonnellate di rifiuti al mese. Cíntia ci spiega come funziona l’intero processo: “abbiamo 32 punti di consegna volontaria all’interno della comunità, dove i residenti smaltiscono il resto del loro cibo, cioè tutto ciò che è stato sbucciato, che è avanzato dal pranzo, tutti i materiali organici. Andiamo in questi punti due volte alla settimana – ogni martedì e venerdì – li raccogliamo e li portiamo all’impianto che opera all’interno della comunità. Facciamo il trattamento, attraverso il compostaggio, e restituiamo sacchi di concime alla famiglia per promuovere l’agricoltura urbana. Attraverso il progetto di compostaggio, coltiviamo e rafforziamo le relazioni, sia con l’ambiente che tra i residenti stessi molti dei quali sono davvero entusiasti di poter contribuire anche in questo modo alla tutela dell’ambiente”.
Il progetto e i suoi benefici, oltre ai premi in Brasile, sono stati anche riconosciuti a livello internazionale in Germania nel 2019. Il World Future Council (WFC) ha infatti certificato l’iniziativa come “una delle 15 pratiche agroecologiche di eccellenza nel mondo” per l’utilizzo di “una tecnologia sociale replicabile” e per aver soddisfatto i criteri di sostenibilità della FAO (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura). In Brasile, si stima che più del 60% di tutti i rifiuti generati sia di natura organica, parliamo di circa 37 milioni di tonnellate. Anche secondo i dati del 2019 dell’Associazione brasiliana delle imprese pubbliche di pulizia e rifiuti speciali (Abrelpe), solo l’1% di ciò che viene scartato viene riutilizzato per diventare gas combustibile, energia e concime. L’uso della tecnica di compostaggio, quindi, porta vantaggi sia all’ambiente, riducendo la generazione di gas metano dannoso per l’atmosfera, sia alla salute pubblica, migliorando gli indicatori di igiene, oltre a dare una svolta all’economia promuovendo l’occupazione e il reddito delle persone coinvolte nelle attività del ciclo organico.
Il consumo consapevole
“L’attenuazione degli effetti dell’attuale squilibrio dipende da ciò che facciamo ora”, anticipava già Papa Francesco nella Laudato si’ (LS 161), commentando le previsioni catastrofiche e le conseguenze dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento, dovuto anche ai rifiuti che lasceremo alle prossime generazioni a causa del “ritmo di consumo, di spreco e di alterazione dell’ambiente” che sta superando le possibilità del Pianeta (LS 161). “Il Papa è molto dinamico, coraggioso e fermo nel portare avanti la causa dell’ambiente e alcuni temi che devono essere discussi dall’umanità, soprattutto la questione del consumo consapevole” – afferma Cíntia -. Lei pensa che oggi l’essere umano non abbia alcuna nozione di come abitare correttamente la Terra. “Per questo è davvero necessario discuterne, cercando di adottare buone pratiche. Penso che alla base di tutto ci debba essere l’amore per il prossimo e la compassione; bisogna capire che solo il popolo salva il popolo, soprattutto nella lotta contro la disuguaglianza sociale. Bisogna aiutarsi, venirsi incontro. E credo che l’azione del Papa possa rafforzare questa ‘lotta’, soprattutto per debellare la povertà. Quindi questo lavoro di confronto, di portare oggi questi temi che sono spesso tabù per alcune parti della società, è fondamentale”.
Cíntia ribadisce infine il pensiero del Papa, scommettendo sulla “Revolução dos Baldinhos” per la trasformazione delle persone: “la costruzione collettiva ha una forza e un potere di trasformare, di fatto, non solo le nostre abitudini, ma le nostre relazioni, il nostro futuro, quello di tutta la Comunità umana. L’impatto che il progetto ha nel per rafforzare queste relazioni è enorme ed è molto gratificante capire che possiamo fare oltre quello che il sistema propone”.