Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Un grido d’aiuto, un accorato appello è quello che si leva dalla nave di soccorso nel Mediterraneo. L’equipaggio della ResQ da quasi una settimana ha a bordo oltre 50 naufraghi, tra cui donne e minori. Il salvataggio in mare è avvenuto poche ore dopo l’avvio della missione, quella che ha avuto inizio sabato scorso. Si tratta della seconda missione della nave di soccorso di ResQ People Saving People: nella prima, lo scorso agosto, 166 persone migranti sono state salvate dall’acqua e condotte in un porto sicuro. ResQ è una Onlus italiana nata nel dicembre del 2019, grazie alla volontà di cittadini e associazioni della società civile.
A bordo anche una donna incinta
“Un ragazzo è già stato portato in un ospedale grazie alla Marina Italiana, ma le altre persone a bordo hanno il diritto di raggiungere la costa. Una costa che tutti noi vediamo bene”. Lo afferma nell’intervista a Radio Vaticana – Vatican News Lia Manzella, vicepresidente di ResQ e membro dell’equipaggio della nave di soccorso.
Lia, tu sei a bordo della nave di soccorso fin dalla partenza, avvenuta sabato scorso. Poche ore dopo, il primo soccorso in mare. Vuoi dirci come è avvenuto? Quali sono le condizioni delle decine di persone migranti che avete a bordo?
Siamo partiti dalla Sicilia venerdì sera e nella notte tra sabato e domenica abbiamo effettuato il nostro primo salvataggio. Abbiamo infatti avuto la segnalazione di una barca in difficoltà con 59 persone a bordo provenienti da differenti Paesi. Ci sono infatti eritrei, somali, etiopi, persone provenienti da Costa d’Avorio, dalla Siria e da molti altri Stati. Con noi ci sono sei donne, di cui una al settimo mese di gravidanza, e 17 minori. Un ragazzo è già stato evacuato per gravi problemi di salute. Grazie al supporto della Guardia Costiera Italiana è riuscito ad andare in ospedale, il suo era un bisogno urgente. Martedì abbiamo ricevuto la segnalazione di un’altra barca in difficoltà e quindi ci siamo rapidamente messi in direzione Sud. Sapevamo che ci attendevano quasi 11 ore di navigazione, ma essendo in questo momento la nostra l’unica nave di soccorso nelle acque del mar Mediterraneo, abbiamo deciso lo stesso di tentare.
Com’è andato questo tentativo?
Era un’impresa disperata. La Guardia Costiera Libica è riuscita ad arrivare prima di noi e quando siamo riusciti finalmente a giungere sul luogo della segnalazione, abbiamo trovato soltanto un gommone vuoto, è stato un momento davvero duro. Un brutto momento per tutti, sia per noi dell’equipaggio che siamo qui per salvare quante più vite possibili, sia per i nostri naufraghi a bordo che hanno dovuto in qualche modo rivivere l’esperienza che avevano già vissuto qualche qualche giorno prima. Hanno toccato con mano come il destino sia stato migliore per loro rispetto a quelle altre persone che non siamo riusciti a raggiungere in tempo. In questo momento le persone stanno tutte abbastanza bene, le condizioni di salute sono buone. Stiamo cercando di monitorare in particolare la donna incinta che è un po’ inappetente, un po’ stanca, ma cerchiamo sempre di tenerle alto il morale…
Ti chiedo anche di dirci se in queste ultime ore ci sono state delle evoluzioni a bordo, ma soprattutto di cosa avete bisogno in questo momento
In questo momento siamo al largo delle delle acque territoriali italiane, a sud della Sicilia. Ci siamo diretti qui perché le condizioni meteo e quelle del mare non sono affatto buone. La scorsa notte è stata molto fredda, con molto vento ed è possibile che le condizioni peggiorino. Anche per questo è necessario che ci venga assegnato quanto prima un porto sicuro: sappiamo bene che in queste situazioni ci possono essere dei rapidi peggioramenti, anche se le cose al momento vanno bene. Vediamo la costa, vediamo la costa italiana! Giustamente i nostri naufraghi hanno la voglia, il desiderio ed il bisogno di scendere a terra il prima possibile e ricevere tutte quante le cure necessarie.