Luca Collodi – Varsavia
“Una solidarietà che nasce dal passato e che fa sentire fratelli e sorelle i polacchi e gli ucraini”. A dirlo è Mara Bottone, un avvocato italiano che in Polonia si occupa anche di accoglienza dei profughi. La sua testimonianza arriva proprio in un momento in cui il Paese è chiamato ad una nuova prova, perché il colosso russo Gazprom ha deciso di sospendere le forniture di gas sia alla Polonia che alla Bulgaria. In questi due mesi di guerra, Varsavia ha mostrato il volto bello della solidarietà, aprendo le porte ai profughi ucraini accogliendone quasi tre milioni. All’Expo della capitale polacca, è stato approntato un campo di accoglienza per settemila persone, alcuni restano perché non vogliono allontanarsi troppo dall’Ucraina, cullano il sogno di rientrare nel loro Paese.
L’Europa dei popoli
Forti sono i legami che uniscono Polonia e Ucraina per questo, afferma la Bottoni, “nel momento in cui è scoppiata la guerra tutti i polacchi e le polacche si sono sentiti chiamati in causa”. “Accogliere” è stata la parola d’ordine e da qui è nato un grande impegno nel cercare aiuti materiali: un passaparola che ha creato un moto di generosità riversatosi in tutta Europa. “L’Europa dei popoli, sottolinea l’avvocato, si è mobilitata perché qui a Varsavia abbiamo visto arrivare tutti”. Accanto a questo però si è respirata la paura di essere coinvolti direttamente nel conflitto e “la battaglia per vincere la guerra è diventata una sfida non solo degli ucraini, ma anche dei polacchi e degli europei”. Una sfida che si è giocata sugli aiuti, la cura, sulla necessità di rispondere ai bisogni dei più fragili.
Tutelare i bambini
Tra i profughi arrivati in Polonia c’è un milione di bambini. “Per quanto riguarda l’affido – spiega Mara Bottone – ci sono stati dei blocchi, i piccoli arrivati dall’Ucraina spesso sono accompagnati da persone di famiglia, quindi possiamo parlare di minori separati, ma non di minori non accompagnati anzi questi casi non sono tantissimi, resta comuneque il rischio che cadano nella rete dei trafficanti”. L’avvocato sottolinea che le autorità polacche hanno promosso “un’ottima campagna di sensibilizzazione in tutti i punti di ritrovo, come ad esempio la stazione centrale di Varsavia, le zone di confine. Ci sono cartelli informativi sia in ucraino che in polacco, in inglese in cui si invitano le persone, nel caso in cui vengono avvicinate da persone sospette, di contattare immediatamente le forze dell’ordine”. Tra le altre iniziative c’è anche un servizio offerto da diverse compagnie telefoniche che offrono gratuitamente telefonini e schede sim con un credito telefonico per comunicare con i parenti all’estero.
La forza delle donne ucraine
Spesso la destinazione di chi scappa è la Germania ma anche la Spagna e l’Italia, questi Paesi offrono servizi di trasporto e solitamente il loro viaggio è tracciato pertanto è difficile che nel percorso i bambini cadano nella rete di criminali. “I bambini che sono arrivati in Italia tramite le Misericordie o tramite la cooperazione italiana sono stati seguiti – afferma Mara Bottoni – perché noi abbiamo informato direttamente il Ministero dell’Interno italiano. Quando partono si sa esattamente con chi sono, se sono accompagnati dalle loro madri o dalle loro zie oppure da persone prossime, sicuramente non sono minori non accompagnati”. Senza dubbio, ammette l’avvocato, c’è un traffico di bambini perché non mancano autobus o taxi abusivi che si offrono per portare a destinazione i piccoli. “Comunque le donne ucraine sono delle donne molto attente e prima di partire si informano, si collegano ad internet e non si fidano del primo sconosciuto che incontrano, c’è un rischio ma abbiamo delle interlocutrici molto preparate”.
Bimbi polacchi e ucraini come fratelli
Mara Bottone mette in luce anche la facile integrazione culturale tra i bambini ucraini e i bambini polacchi. “Sono dei popoli che hanno un’antica storia di amicizia, le due lingue sono molto simili, non uguali ovviamente, ma i bambini hanno una rapida capacità di adattamento, per cui non c’è una difficoltà di integrazione per i bambini in Ucraina”. Una bella notizia che dà respiro tra tante immagini di distruzione e morte.