La pastora metodista di Padova: dialogo e preghiera producono frutti ecumenici

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Federico Piana- Città del Vaticano

“La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che stiamo vivendo rappresenta, per tutte le chiese del mondo, un appuntamento ricorrente ma, non per questo, scontato”. Daniela Santoro è la pastora della Chiesa evangelica metodista di Padova e ricorda come la volontà di camminare insieme verso l’unità parta da lontano: “Già dal 1700 – dice- esisteva, tra tutti i cristiani, l’idea di poter svolgere dei momenti di preghiera comune. Poi, la settimana di preghiera attuale, come la conosciamo oggi, si è andata affermando nella metà del secolo scorso”:

Ascolta l’intervista a Daniela Santoro

Perché lei ha definito una decisione importante quella di chiedere alla comunità monastica di Grandchamp, in Svizzera, di scegliere il titolo di quest’anno che prende spunto dal Vangelo di Giovanni: ‘Rimanete nel mio amore e porterete molto frutto?

R.- La comunità monastica di Gandchamp è sorta agli inizi degli anni ’30 del secolo scorso per volontà di alcune donne riformate che, ad un certo punto della loro vita, hanno sentito l’esigenza di riunirsi insieme. A quel punto, hanno scoperto il silenzio come dimensione privilegiata per l’ascolto della Parola di Dio. Attraverso i testi, che queste donne propongono alla nostra riflessione, si può leggere la storia della loro comunità. C’è un tentativo di far notare come l’azione dell’ascolto e della preghiera possano produrre delle conseguenze nel rapporto con Dio e con gli altri.

Quali sono stati i frutti del cammino ecumenico che è stato intrapreso a Padova?

R.- Io sono pastora della Chiesa metodista di Padova solo da un anno e mezzo ma posso dire, però, che arrivando qui ho notato una grande apertura della città al dialogo: c’è proprio una vocazione, un grande desiderio di conoscersi e, nello stesso tempo, di collaborare. Questi atteggiamenti li ho scoperti anche andando a rileggere la storia della Chiesa metodista di Padova, nata nel 1866: da subito, la nostra Chiesa riuscì ad avere dei contatti con la comunità ebraica e, più recentemente, con la Chiesa cattolica. Credo sia importante considerare anche che, a Padova, esiste un gruppo ecumenico di studio biblico che, proprio quest’anno, compie 41 anni. Quindi, ancora prima che ci fossero dei rapporti istituzionalizzati tra le varie confessioni cristiane, esisteva già questa necessità di incontrarsi, conoscersi e confrontarsi.

E quali sono altri frutti più recenti?

R. – Nel 2017 è stato creato il Consiglio delle chiese cristiane che riunisce la Chiesa cattolica della Diocesi di Padova, la Chiesa evangelica luterana di Venezia e Abano Terme, la Chiesa evangelica metodista di Padova, l’Arcidiocesi ortodossa di Italia e Malta e la Chiesa ortodossa rumena di Padova. Queste confessioni cristiane hanno deciso di istituzionalizzare e coordinare tutte le attività ecumeniche all’interno del territorio e lo hanno fatto con uno statuto particolare, che si apre con un’importante confessione di fede: riconosciamo che nonostante le differenze – che non sono un limite ma una ricchezza- esiste qualcosa in comune che, da un lato, ci vitalizza e, dall’altro, ci spinge alla testimonianza spirituale e sociale.