Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Il Gesù coronato di spine ma sorridente, e la mano di Pilato che lo consegna agli aguzzini per la crocifissione. E’ la copertina del volumetto “Col cuore e gli occhi dei piccoli” sulle meditazioni per la Via Crucis che il Papa presiede il Venerdì santo in Piazza San Pietro, disegni usciti dalla matita di Alessandro. Un ragazzo di 18 anni che vive in una delle case-famiglia e degli appartamenti gestiti dalla cooperativa “Il Tetto Casal Fattoria” di Roma, realtà che ha coinvolto una trentina dei quasi 100 bambini e ragazzi con disagi familiari ivi accolti, nella proposta di illustrare le stazioni della Via Crucis 2021 presieduta da Francesco.
Le case-famiglia nella campagna romana di Castel di Leva
Alessandro sarà domani in Piazza con Olivia, 16 anni, di origine russa, che porterà anche la croce in qualche stazione, Taro di 12 anni e Sharo di 9, loro invece saranno tra il pubblico, che incontriamo con la quattordicenne Adira (per i minorenni i nomi sono tutti di fantasia) nella prima struttura di questa cooperativa sociale nata nel 1984 come associazione di volontariato, nella campagna di Roma Sud, a pochi chilometri dal Santuario del Divino Amore.
“Dal male subito si può uscire iniziando una nuova vita”
“Ho deciso di rappresentare Gesù sorridente – ci dice – perché lui, molte volte nella sua vita, ci ha insegnato che non tutto il male viene per nuocere, e che del male si può avere anche una visione differente. Ci dice che il nostro modo di agire può diventare esempio per gli altri e può essere preso come un invito a iniziare una nuova vita”. E’ in fondo proprio ciò che Alessandro e i suoi amici stanno cercando di fare ne “Il Tetto” insieme ai compagni e agli educatori. Olivia è arrivata da poco più di un mese, e ha scelto di disegnare Cristo risorto “perché è legato al fatto che una persona può risorgere anche da un periodo buio, e io nella mia vita ne ho vissuti molti. Esco proprio da uno di questi, e quindi mi ha aiutato molto fare questo disegno”.
Olivia e Gesù Risorto: “Una rinascita come il mio arrivo qui”
La ragazza ci spiega di aver disegnato Gesù che esce dal sepolcro “e una luce molto chiara che viene verso di lui”, come ha visto in alcuni quadri. Ma ha voluto inserire, alle sue spalle, “un riquadro con la parte del Vangelo che parla appunto della sua resurrezione. Mi piaceva come immagine – spiega – ed era anche significativo inserire qualcosa che parlasse della resurrezione di Cristo”. Una rinascita, come la sua vita dall’arrivo a “Il Tetto”. “Qui mi trovo a mio agio e sto veramente bene con persone che mi ascoltano sempre, che sono sempre qui per me. Ed è una cosa che a casa mia non succedeva mai, perché alle persone che stavano con me non gliene fregava veramente niente di quello che facevo io, dei miei interessi”.
Adira e il Cireneo: “Le mie amiche lo hanno fatto per me”
A tutti è piaciuto disegnare insieme ai compagni delle diverse case-famiglia, sono cinque, nel tempo realizzate dalla cooperativa, e negli 8 appartamenti del progetto di “autonomia accompagnata” per i maggiorenni. “Per la prima volta mi sono fermato a pensare su aspetti della vita che non si considerano spesso” interviene Alessandro. La quattordicenne Adira ha scelto la quarta stazione, perché come Gesù aiutato da Simone di Cirene a portare la croce “io sono stata aiutata dalle mie amiche in un momento difficile, e per me è stato molto importante. Mi sembrava di non potercela fare, e invece insieme ci siamo riuscite”.
Sharo: “Il Papa ci ha fatto un bellissimo regalo”
E tutti, se potessero, venerdì sera in Piazza San Pietro, direbbero al Papa “grazie, perché ci ha fatto un bellissimo regalo, chiedendoci di disegnare per lui” come Sharo, 9 anni, che parla del suo Gesù che porta la croce e “alcune persone che gli lanciano sassi. Mi sono dispiaciuto, perché gli hanno fatto molto male”. Il dodicenne Taro vorrebbe dire a Francesco che “è una persona simpatica, e ha la mente libera”.
Far tornare i bambini al centro dei nostri pensieri
“Credo che il Papa abbia voluto raccogliere i loro disegni e le loro riflessioni, e li ha voluti con lui nella Via Crucis per farli tornare al centro dei pensieri di noi adulti – ci dice Caterina Amendola, che per “Il Tetto” si occupa della comunicazione – in un anno nel quale in tutto il mondo hanno vissuto grandi privazioni nella socialità e nelle relazioni. Ci dice: ripartiamo dai bambini”. Caterina ricorda le parole di Gesù quando dice: “Lasciate che i bambini vengano a me”. E, pensando ai disegni e alle parole dei ragazzi, aggiunge: “Il loro sguardo è limpido e autentico, hanno un modo di vedere la realtà molto diverso di quello di noi adulti, che abbiamo più strutture e più convinzioni. Ci aiutano a vedere cose che non vediamo più”.
Tanti disegni sugli incontri di Gesù nella Via Crucis
Dei disegni, Caterina ricorda le tante immagini dedicate “agli incontri che Gesù fa durante il suo percorso” e ai diversi sentimenti legati a queste relazioni, dalla rabbia alla compassione e all’amicizia. Ecco come ci parla della preparazione al disegno per i trenta bambini e ragazzi coinvolti.
R. – Abbiamo cominciato con un racconto in 14 tappe, della strada che percorre Gesù e della sua esperienza. E’ una storia fatta di sofferenza, di abbandoni, di cadute, ma anche di amicizia, di sollievo e di speranza. Da qui è partita la nostra partecipazione alla Via Crucis con Papa Francesco, da un racconto che abbiamo fatto ai bambini e da questo racconto loro hanno preso quello che li aveva colpiti di più e l’hanno trasformato in un disegno, mettendoci anche un po’ della loro storia e della loro esperienza. Non abbiamo coinvolto i piccolissimi, siamo partiti dai 7-8 anni. Ogni educatore poi ha raccontato, a seconda dei ragazzi che aveva di fronte modulando un po’ il discorso e anche ascoltando le loro domande, che sono diverse in base alle diverse età.
Cosa l’ha colpita dei disegni che hanno fatto i ragazzi?
R. – La cosa che emerge prima di tutto è l’attenzione che i bambini hanno rivolto alle relazioni tra i vari personaggi, agli incontri che Gesù fa lungo il percorso e anche a quello che emerge da queste relazioni: il dolore della mamma che vede il figlio sofferente, piuttosto che il gesto di aiuto e di amicizia per portare la croce, la compassione e anche la rabbia e la violenza della folla. Sicuramente nei disegni alcuni hanno rappresentato le emozioni che si vedono in questa storia, alcuni sono stati molto precisi nella rappresentazione, hanno fatto quasi un fumetto della storia. In particolare sulla crocifissione, uno dei bambini ha fatto una croce nera molto bella, molto potente e molto evocativa.
Possiamo dire che hanno visto Gesù come uno di loro, e si sono un po’ immedesimati anche nella sua sofferenza?
R. – Io credo che tutti noi viviamo con delle croci e questi ragazzi hanno alle spalle percorsi faticosi, in salita, e hanno dovuto sopportare dei pesi grandi, da trasportare. Qui a “Il Tetto” invece, trovano amicizia, condivisione e anche il sollievo nel camminare insieme. Il nostro augurio è che questa esperienza per tutti loro sia stata un’occasione per riflettere un po’ sulla loro storia. Poi sono cose che si maturano anche col tempo. I nostri ragazzi non sono tutti cattolici, quindi per alcuni di loro ha significato proprio scoprire una storia che non conoscevano e per altre è stato un modo di approfondire, riflettere su alcune cose che magari non avevano ancora mai scoperto, anche della storia di Gesù.
Come si può inserire questa esperienza, che è un unicum, nel cammino che state facendo con loro di crescita anche di guarigione dalle ferite che hanno avuto?
R. – Il loro cammino è ovviamente personale. Ognuno di loro ha una storia diversa, età diverse, culture diverse, famiglie diverse. Per ognuno di loro c’è un cammino e un progetto di accompagnamento, per una crescita più serena. Questa esperienza è sicuramente intensa, e sarà sicuramente un ricordo indelebile la partecipazione alla Via Crucis con Papa Francesco. Ognuno di loro la sta vivendo in modo diverso e per tutti è sicuramente una grande emozione e un ricordo felice.