La pace è complessa e va costruita: il Festival di Rondine “senza alibi”

Vatican News

Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

Venticinque gli eventi in programma e più di cinquanta i relatori che interverranno, con oltre quaranta progetti dei giovani di Rondine al centro del festival che si tiene da venerdì 17 a domenica 19 giugno ad Arezzo. Una sesta edizione del Youtopic Festival dove si parlerà anche di pace. L’intenzione, come spiega l’ideatore e presidente di Rondine, Franco Vaccari, è di farlo mettendo da parte tutti quegli alibi che portano a considerare la complessità un ostacolo, anziché un’opportunità per favorire percorsi virtuosi. Tra i quali, evidentemente, c’è anche quello che porta tutti e ciascuno ad essere artigiani di pace. 

Ascolta l’intervista a Franco Vaccari

Quest’anno al centro ponete la parola complessità. E poi c’è una domanda: la complessità è un alibi? Chiedete dunque a tutti se talvolta, dietro a ciò che è complesso, si cela una scusa, un motivo, un alibi appunto per non agire, per impedire il cambiamento? Quel “si è sempre fatto così” non deve essere dunque un argine, come ci ha ricordato più volte Papa Francesco, per le buone azioni?

Sì, bisogna togliere gli alibi. Citare Papa Francesco mi pare quanto mai opportuno. Pensiamo ad esempio alla guerra: da che mondo è mondo la guerra ci è sempre stata, dunque si intende che sempre ci sarà. Dobbiamo rompere queste catene di pensiero e di azione. La categoria della complessità, si comprende bene, deve essere assimilata nel pensiero e nell’agire. Spesso invece viene dileggiata, addirittura viene usata come maschera perché la situazione è troppo complessa e dunque immutabile. Ci sono due partiti degli alibi: quelli che li usano in modo retorico per non cambiare nulla, quelli che invece li rifiutano perché li vedono come una scusa per non agire. In realtà finiscono per polarizzare e contrapporre le posizioni a qualunque livello, anche quello della guerra. 

Anche perché, presidente, se pensiamo a quelli che sono i momenti più importanti della vita di ciascuno, spesso la complessità è fedele compagna nel corso della nostra esistenza…

La formazione, l’educazione sono parole forti. Siamo abituati a dedicare a tempo alle parole, perché se usate bene hanno un peso. I sinonimi esistono per dire cose diverse, certo si avvicinano a un significato dato, ma non lo rispecchiano totalmente. Mi spiego: la parola semplicità spesso è accostata come un sinonimo improprio al termine banalità. In questo modo diventa irrilevante, vuol dire che non ha alcun valore. Invece semplice è il punto di arrivo di un percorso che non esclude la complessità dell’agire umano, allora ecco che la parola semplice diventa un traguardo. Lo stesso vale per la parola complessità: intesa come complicazione perde subito il suo valore, perché nessuno deve complicare le cose o, come si dice, complicarsi la vita. Essa però è complessa, dobbiamo accettarlo e confrontarci con questo. 

Pace e ascolto sono tra le più importanti per quanto riguarda l’identità di Rondine, da lei ideata. Venendo al Festival che prende il via oggi, soffermiamoci invece sulla parola guerra, che è entrata nelle vite di tutti, anche dei bambini che magari pensavano appartenesse ai libri di storia o comunque, oggi, ad altri continenti. Come si colloca allora l’evento di quest’anno nel contesto odierno?

L’evento di quest’anno, affrontandolo nel taglio della complessità e coniugandolo, come sempre, con la parola pace, mostra che anche la pace è realtà complessa. Cioè è un processo, mai solo un punto di arrivo. Basterebbe ricordare il magistero dei Papi, i Messaggi del primo gennaio per la Giornata Mondiale della Pace, per capire come la parola pace vada sempre declinata con altri termini: pensiamo alla giustizia, alla libertà, alla verità, all’amore. Questo fa della pace una realtà complessa. Saranno giorni in cui ci confronteremo da tante parti del mondo e dell’Italia con grande spirito di apertura e di ascolto, come diceva per lei, per fare un altro piccolo passo verso la cultura della pace. 

Un futuro di pace 

Fondata nel 1998 da Franco Vaccari, Rondine Cittadella della Pace è un’organizzazione che si impegna per la riduzione dei conflitti armati nel mondo e per la diffusione del proprio metodo per la trasformazione creativa dei conflitti (Metodo Rondine). Attraverso lo Studentato internazionale-World House, l’associazione accoglie ogni anno giovani provenienti da Paesi che vivono o hanno vissuto guerre e conflitti: due anni di formazione e convivenza per scoprire la persona nel proprio “nemico” e diventare ambasciatori di pace nei propri Paesi per contribuire alla risoluzione dei con conflitti. L’obiettivo finale è contribuire alla realizzazione di un habitat socialmente sostenibile e privo di scontri armati, in cui ogni persona abbia gli strumenti per sviluppare relazioni pacificate e generative. Rondine Cittadella della Pace è stata candidata al premio Nobel per la pace 2015.