Chiesa Cattolica – Italiana

La Madonna del Velo di Raffaello in mostra a Loreto

Paolo Ondarza – Città del Vaticano

L’affascinante storia di un capolavoro e del suo incredibile successo. La “Madonna del Velo” o “Madonna di Loreto”, oggi conservato al Museo Condé di Chantilly è al centro dell’esposizione allestita al Museo Pontificio Santa Casa di Loreto.

Il ritratto di Giulio II

Il dipinto fu eseguito da Raffaello alla fine del pontificato di Giulio II, tra il 1511 ed il 1512, subito dopo il completamento della decorazione della Stanza della Segnatura. Veniva esposto nella Chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma insieme al Ritratto di Giulio II della National Gallery di Londra.  “Le due opere – spiega a Vatican News il curatore scientifico della mostra Fabrizio Biferali – sono sovrapponibili come formato ed erano legate tra loro.  L’olio su tavola mostra la Vergine che svela o copre il Bambino Gesù, gesticolante e giocoso”.  

Ascolta l’intervista a Fabrizio Biferali

Il velo e la Passione

Carico di significato teologico e devozionale è il velo: “sulla base di fonti medievali può essere interpretato come il velo con cui il Bambino fu coperto alla nascita dalla Vergine, ma anche come prefigurazione del telo con cui Gesù venne coperto al momento della crocefissione”. Un’allusione questa, colta da artisti come Sebastiano del Piombo che in una copia rappresentò il Bambino addormentato in un sonno profondo, “prefigurazione della morte e della Passione”. 

Raffaello, Madonna del Velo, 1511-1512 ca., olio su tavola. Chantilly, Musée Condé

Cento Copie

Immenso fu il successo della “Madonna del Velo”, tanto che, già nel Cinquecento, se ne contavano circa cento copie.  Alcune sono trasposizioni fedeli della tavola di Raffaello, altre presentano varianti come l’assenza della figura di san Giuseppe. Celebre la copia che ne trasse Parmigianino durante il suo soggiorno romano  negli anni Venti e grazie alla quale il soggetto fu esportato in area padana. Grande diffusione il quadro la ebbe attraverso le incisioni soprattutto in epoca di Controriforma: “quella presente in mostra, opera di Giorgio Ghisi”, spiega ancora Biferali, “è una summa della fortuna iconografica della versione rappresentante la Sacra Famiglia”.

Giorgio Ghisi, Madonna del Velo, 1575, incisione. Roma, Istituto Centrale per la Grafica

Loreto e la Madonna del Velo

Ma come nacque il legame con Loreto?  “Un ‘importante replica – racconta il curatore – fu donata da un devoto al Santuario mariano ad inizio Settecento. Lì rimase per tutto il XVIII secolo; successivamente per essere sottratta alle depredazioni napoleoniche venne portata a Roma, ma le truppe francesi se ne appropriarono, trasportandola prima nel costituendo Museo del Louvre, poi nella chiesa di Saint-Michel a Morangis, piccolo comune a sud di Parigi, quindi  nell’Ottocento se ne persero le tracce”. Il titolo Madonna di Loreto ben si addice a questo dipinto rappresentante la Sacra Famiglia e ambientato proprio nella Casa di Nazareth.

Pittore di area tosco-romana, Madonna del Velo, 1580-1590 ca., olio su tela. Roma, Nobile Collegio Chimico Farmaceutico, chiesa di San Lorenzo in Miranda

Rigore scientifico e multimedialità

Oltre al rigore scientifico assicurato dalla supervisione e dal contributo dei Musei Vaticani, la mostra offre al visitatore un’esperienza incredibile a livello emozionale grazie ad una multivisione immersiva e alla tecnologia interattiva touchless che consente di vivere l’illusione affascinante di “toccare l’opera”.

Raffaellino del Colle, Madonna del Velo con tre arcangeli, 1531-1532 ca., olio su tela. Urbania, Museo diocesano Leonardi

“Nel mondo attuale dove rumore, chiasso e chiacchera sembrano imperare”,  afferma monsignor  Fabio Dal Cin, arcivescovo di Loreto e Delegato Pontificio, “l’intento della mostra è quello di donare un tempo di quiete, tranquillità e riflessione, per non lasciarci schiacciare dalla frenesia e attingere alle sorgenti della bellezza”. “È una mostra che racconta di un’opera meravigliosa, espressione dell’armonia e della capacità raffaellesca di ammaliare con la purezza delle sue forme e l’equilibrio dei suoi colori”, commenta da parte sua Barbara Jatta, direttore dei Musei Vaticani.

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