L’Osservatore Romano
Tagliarsi i capelli per tagliare le sbarre che imprigionano i diritti umani: non potrebbe esserci fotografia più eloquente per ricordare l’odierna Giornata mondiale dei diritti umani. La donna ritratta in questo scatto è iraniana e il suo gesto è il simbolo delle numerose proteste che hanno invaso il Paese in questi ultimi tre mesi, dopo la scomparsa della giovane Mahsa Amini, arrestata e morta perché non indossava correttamente il velo per coprirsi i capelli. Le proteste degli iraniani chiedono dignità, libertà e giustizia per tutti, gli stessi principi scelti dalle Nazioni Unite come tema per la Giornata di oggi.
La campagna dell’Onu
In un mondo che — afferma Amnesty International — nel solo 2021 ha visto promulgare “in almeno 67 Stati norme che hanno inciso negativamente sulla libertà d’espressione, associazione e manifestazione pacifica, mentre in 85 Stati è stato fatto uso eccessivo o non necessario della forza per disperdere proteste”, diventa quanto mai importante la campagna Onu al via proprio oggi e che si concluderà il 10 dicembre 2023, giorno del 75mo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di accrescere la consapevolezza collettiva dell’importanza di tale documento. L’Alto commissario Onu per i diritti umani, Volker Turk, lo definisce “un testo miracoloso, scritto e adottato in un mondo sopravvissuto alle rovine della seconda Guerra mondiale” per difendere ideali che ancora oggi, purtroppo, non sono stati raggiunti. “La Dichiarazione — sottolinea Turk — ha riconosciuto l’eguale valore di ogni persona ed esprime la nostra comune umanità, una forza unificante al centro della quale si trova la dignità umana e il dovere di curarla che ci spetta a vicenda come esseri umani”.
Iran, Ucraina e conflitti dimenticati
Ma a destare preoccupazione non è solo l’Iran: Turk lancia un forte appello affinché si presti attenzione ai tanti conflitti spesso dimenticati dal mondo, ma ben noti a chi li subisce pesantemente sulla propria pelle. Il rappresentante Onu cita soprattutto Yemen, Mozambico, Haiti, Afghanistan e Somalia, Paesi nei quali sono in atto crisi che «solitamente non appaiono nei titoli dei notiziari, oscurati da altri conflitti». Al contempo, il pensiero di Turk non può non andare all’Ucraina dove, sottolinea, i diritti umani sono «in emergenza». Ad oggi, infatti, si contano «17,7 milioni di persone che necessitano di assistenza umanitaria e 9,3 milioni che richiedono aiuti alimentari e sostentamento». Numeri drammatici che si sommano ai 7,4 milioni di rifugiati e ai 6,5 milioni di sfollati interni, piegati non solo dalle violenze di una guerra che sta per raggiungere il triste traguardo dei dieci mesi, ma anche dal freddo invernale che non sembralasciare scampo. La Giornata di oggi è davvero per tutti loro.