Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
L’enciclica del Papa sulla fraternità e l’amicizia sociale abbraccia la lingua russa e viene presentata ufficialmente nella sua nuova veste grazie al lavoro della casa editrice Medina e del collettivo scientifico del Muslim International Forum. L’egida è quella della Direzione spirituale dei musulmani della Federazione russa.
“Un evento che porta gioia e stupore per una condivisione finalmente possibile, ma soprattutto che rafforza l’idea che la fratellanza sia l’unica strada percorribile, che la cultura dell’incontro di cui parla il Papa sia necessaria, sia la porta stretta attraverso cui occorre oggi passare per costruire la fraternità reale”. Così ai nostri microfoni l’arcivescovo cattolico di Mosca, monsignor Paolo Pezzi che presiederà, insieme al nunzio apostolico Giovanni D’Aniello, alla presentazione dell’opera che ha luogo oggi, 3 marzo, quando a Roma saranno le ore 14.00, presso il Centro culturale «Pokrovskie vorota» di Mosca
In platea anche rappresentanti di altre religioni e di altre denominazioni cristiane, “prima fra tutte – nota il presule – la Chiesa ortodossa russa”. Dunque un evento che si spera possa arricchire e sostenere il valore della fratellanza per tutta la Russia oltre che nell’ambito del dialogo interreligioso
R. – Permangono in me un sentimento di stupore e anche la gioia della condivisione oltre al desiderio e alle aspettative di crescere nella prospettiva di quella cultura dell’incontro che io ritengo fondamentale e anche necessaria, è come la porta stretta che ci può condurre alla reale fraternità
Questa opera di traduzione, come ogni lavoro di questo tipo, è un arricchimento, un’osmosi tra due culture diverse. Pensa possa essere uno dei frutti questo?
R. – Mi sono posto questa domanda e la porrò al nostro incontro. Mi sono chiesto cioè se nel Corano esista un analogo del nostro ” Padre”, perché per poter avere una fraternità, una fratellanza, occorre riconoscere una comune origine. Questo penso possa emergere dal nostro incontro. Di certo, tradurre è sempre arricchirsi: un’altra lingua può dare un contributo anche dal punto di vista ermeneutico, in termini di parole, di concetti e anche di esperienze. Per esempio, traducendo dall’italiano o dallo spagnolo in russo, l’idea di fraternità è molto forte tradotta in russo, proprio perché presuppone legami profondi e soprattutto il riferimento ad una origine comune, ad un Padre.
Secondo lei,cosa conta di più nella fratellanza, nell’andare incontro all’altro, perchè sia un gesto di sostanza e non di apparenza?
R. – Sono due le cose che contano di più: una è la certezza della propria origine e direi anche della propria identità e unicità; e la seconda cosa è un’apertura all’altro cioè ammettere a se stessi che l’altro non è che mi possa dare una nuova identità ma l’altro può aiutarmi a scoprire e ad approfondire la mia identità, e in questo dialogo, se si è sinceri, allora ci si scopre con una comune origine. Il dialogo non è che inventi la verità o crei questa origine. Il dialogo permette di scoprire che noi non siamo nemici, non siamo monadi, ma siamo delle realtà che influiscono reciprocamente e questa influenza è la fraternità. E, facendoci vivere di più la nostra identità, in questo senso anche religiosa, ci permette di scoprirci con una origine comune e perciò di camminare e agire come fratelli.
Immagino che anche per il popolo e il Paese russo, quest’ opera sia un dono, una base su cui rafforzare il valore della fratellanza … è così?
R. – Assolutamente sì. Sono contento che infatti a questo evento abbiano aderito anche esponenti di spicco di altre religioni e di altre denominazioni cristiane, prima fra tutte la Chiesa ortodossa russa. Sono convinto che quest’ opera sarà un contributo che diamo alla società tutta, specie nel momento attuale, nel far vedere che è possibile un dialogo aperto e sincero, e nel far vedere che si vuole bene a questi luoghi, a questa terra e a questi popoli.