In Sicilia Paola Gurrieri guida con i fratelli “La Mediterranea”, leader nella coltivazione di crisantemi. L’azienda è la prima in Italia ad aver adottato la sterilizzazione dei terreni con vapore d’acqua e ad aver fatto scelte di sostenibilità ambientale e sociale: come screening di prevenzione gratuiti per i dipendenti e la realizzazione di abitazioni per lavoratori stranieri, assunti con gli stessi contratti degli italiani
Cecilia Seppia – Città del Vaticano
Una laurea in Filosofia conseguita nel 1999, presso l’Università di Catania, una carriera avviata come insegnante, la partenza programmata per Roma dove sarebbe diventata finalmente docente di ruolo al Liceo Albert Einstein e poi la svolta. Inaspettatamente Paola Gurrieri, 51 anni, decide qualche anno fa di lavorare insieme al papà Salvatore e ai due fratelli Francesco e Piero nell’azienda di famiglia “La Mediterranea Srl”, leader nella coltivazione dei crisantemi. Lei, abituata a parlare di Kant, Hegel, Schopenhauer, a ragionar su questioni fondamentali dell’esistenza, sul senso della vita, la conoscenza, la mente, il linguaggio, in un attimo si ritrova ad avere a che fare con numeri, fatturati, produzioni, mutui, contratti, marketing. “Tabula rasa” per citare John Locke, ad ogni modo una bella rivoluzione copernicana. Ma Paola accetta la sfida, si rimbocca le maniche, studia cose nuove e si appassiona a quell’idea di azienda che come diceva Adriano Olivetti “non può guardare solo all’indice dei profitti, deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia”. Un’azienda per l’uomo insomma e non l’uomo per l’azienda, un’azienda che si prende cura dei suoi dipendenti e dell’ambiente, ed è questo lo scopo che, sulle orme di papà Salvatore, Paola si prefigge e tutt’ora persegue.
Non c’è economia senza etica
Ma come si riesce a fare questo, in un mondo dominato dal denaro e dall’utile? Paola non mi offre ricette filosofiche, tutt’altro. Mi parla della “sostenibilità sociale” di relazioni improntate al rispetto, alla condivisione, al saluto gentile, a quel “ciao, come stai?” che raramente un capo rivolge al suo sottoposto. Mi parla delle campagne di prevenzione e screening contro i tumori che, in accordo con le strutture del Centro Sanitario Nazionale, riesce a fornire gratuitamente a chi lavora in azienda. E ancora di incontri improntati al dialogo e alla conoscenza con ministri, con il vescovo di Ragusa e personaggi illustri, per colmare il terribile gap della diversità e della disuguaglianza. Di momenti artistici-culturali all’interno de’ La Mediterranea con artisti di fama internazionale, come il jazzista Francesco Cafiso, che ha suonato per l’ex presidente americano Barack Obama, davanti a folle immense e non ha avuto remore a farlo, invitato da Paola, anche per il personale dell’azienda. E in ultimo l’idea di realizzare abitazioni per i dipendenti stranieri, aiutandoli così a mettersi in regola e ad integrarsi nel tessuto sociale italiano.
Le case per i lavoratori stranieri
Di fatto La Mediterranea è una casa per tutti, una vera comunità per i suoi lavoratori. “Abbiamo circa 180 dipendenti – racconta Paola – fra i quali 50 stranieri, assunti con gli stessi contratti degli italiani, che ospitiamo insieme alle loro famiglie, in 18 appartamenti costruiti da noi e concessi in comodato d’uso gratuito. Anche questo è stato un desiderio di mio padre per permettere ai lavoratori di riunirsi con le rispettive famiglie. Fra loro ci sono pakistani, tunisini, romeni e adesso anche alcuni ucraini. Garantire l’abitazione è un modo per dare dignità e credibilità, favorire la loro integrazione e questo si ripercuote positivamente anche nel lavoro. Una decisione etica mossa sempre dalla volontà di prendersi cura”.
Prima comunità energetica in Sicilia
Nella stessa logica rientra la scelta di costituirsi come comunità energetica. Due anni fa ad Acate, comune del ragusano da poco più di 10mila abitanti, tra valli assolate che corrono fino alla costa Sud della Sicilia e dove ha sede La Mediterranea, si sono accese infatti tre comunità energetiche, le prime in Italia a coinvolgere aziende agricole. Una scelta compiuta quando a fare paura era ancora il Covid, mentre della crisi energetica innescata dal confitto in Ucraina non c’era traccia. Due partner solidi come Enel X e la Banca Agricola Popolare di Ragusa, uno slalom fra gli ostacoli della burocrazia e il progetto è partito consentendo a queste tre imprese di condividere acqua e l’energia prodotta dal sole. In tutto tre impianti fotovoltaici ciascuno della potenza di 200kW che già consentono a una decina di piccole e medie imprese di spartire i consumi energetici, tagliare sempre di più le loro bollette fino a iniziare a guadagnarci ottenendo gli incentivi statali ventennali che verranno redistribuiti agli iscritti e riducendo le emissioni di CO2.
La sterilizzazione a vapore dei terreni
A proposito di primati, innovazione e sostenibilità ambientale, la società consortile La Mediterranea, quattro imprese per un totale di oltre 100 ettari di terreni, dove coltivano a ciclo continuo crisantemi di ogni colore, ne ha un altro. E’ infatti l’unica ditta che in Italia adotta la sterilizzazione dei terreni con vapore d’acqua sull’intera estensione della superficie coltivata: una tecnica sicuramente più sana, semplice, evidentemente più costosa visto che contempla l’uso del metano, ma che ha permesso all’azienda di bandire l’utilizzo di fumiganti chimici e di realizzare la raccolta differenziata dei rifiuti in cinque categorie. Dal punto di vista dei mercati di sbocco, l’azienda si rivolge in primo luogo a quello italiano (70 per cento) mentre l’esportazione riguarda in particolare la Russia, l’Olanda, che sui fiori non ha certo da imparare, l’Inghilterra e la Grecia. Il mercato più lontano ad oggi raggiunto, operando un trasporto su gommato di 10 giorni è quello di Novosibirsk, in Siberia, a oltre 3300 Km ad Est di Mosca. “Era l’unica scelta possibile a mio avviso, anzi mi chiedo perché altri non ci abbiano pensato – dice Paola -. Non si può diventare sostenibili con le parole, bisogna fare scelte che cadano in questa direzione come dice il Papa nella Laudato si’ e ancor più forte nella Laudate Deum”.
Accarezzare, non sfruttare
Intervisto Paola casualmente il 30 agosto, proprio nel giorno dell’anniversario della morte di suo padre e improvvisamente tutto appare connesso: correlato, lei la considera una specie di Dio-incidenza, oltre che un omaggio a colui che ha reso possibile questa realtà. “Sia io che i miei fratelli – ci confida Paola con un po’ di commozione in gola – abbiamo ereditato da papà il rispetto per gli altri, il principio dell’uguaglianza, della parità. Il desiderio di migliorare se stessi ma anche il nostro territorio che di ferite ne ha subite tante. Le persone così come l’ambiente vanno accarezzate, non sfruttate, ecco perché noi consideriamo la sostenibilità ambientale e quella sociale fortemente interconnesse, è tempo di smettere di saccheggiare e sfruttare l’ambiente, è tempo di una nuova alleanza”. La vocazione di Paola Gurrieri all’ambiente e alle persone le è valsa nel 2019 anche il premio “Imprenditori per il bene comune”, durante il Festival della Dottrina sociale della Chiesa, a Verona. “È il riconoscimento – c’era scritto nelle motivazioni del premio consegnato da monsignor Giuseppe Schillaci, all’epoca vescovo di Lamezia Terme – a chi ha saputo guardare più in là del visibile. A chi, in un crisantemo, ha intravisto il potenziale per creare una grande azienda e, nell’impresa, il potenziale per restituire una prospettiva al proprio territorio. Anche la tutela dell’ambiente con investimenti costanti in tecnologie a basso impatto e la scelta di bandire l’utilizzo di fumiganti chimici significa guardare oltre, a favore di chi, dopo di noi, potrà godere della terra di cui siamo solo i custodi”. “Quel giorno – afferma Paola – i miei fratelli ed io eravamo un po’ confusi e insicuri, papà era morto da poco ma tutti e tre abbiamo avvertito una consapevolezza: stiamo andando nella direzione giusta, quella di un’economia della fraternità. Solo le aziende etiche sono e saranno in grado di andare avanti anche in mezzo alle tante crisi che stiamo vivendo. Noi, come imprenditori, ci sentiamo perfettamente in linea con ciò che dice Papa Francesco: il bisogno di stringere legami, connessioni che non siano giustificate dal mero profitto ma che pensino ai nostri figli e ai figli dei figli, perché non c’è più molto tempo”.
Economia della fraternità
Il crisantemo in Italia è un fiore associato al culto dei morti, in Giappone invece è considerato “sacro” perché fiorisce solo in autunno, quando il resto della natura muore. E’ un simbolo di speranza, di rinascita, di nuove possibilità. Paola ci racconta la tristezza e l’angoscia dei suoi dipendenti che nel primo anno di pandemia sono stati costretti a fresare intere capannine di fiori perfetti, bellissimi, consapevoli che sarebbero rimasti invenduti, peggio, sarebbero finiti nella pattumiera. “Continuavamo la produzione, ma sapevamo che quei fiori non avrebbero raggiunto nessuno. Nei primi lockdown erano chiusi persino i cimiteri e le esportazioni bloccate. Così leggendo il dolore negli occhi dei miei collaboratori mi è venuta un’idea: realizzare dei mazzetti di fiori ben confezionati e metterli fuori degli esercizi aperti: farmacie, supermercati, panetterie, tabaccherie, per regalarli. Mi sembrava l’unico modo per onorare il lavoro dei miei dipendenti che si erano presi cura dei crisantemi da quando erano talea a quando sono diventati steli fioriti. Ricordo il volto di un anziano signore che prendeva il mazzetto, ci guardò e disse: se non posso metterli sulla tomba li metterò davanti alla foto di mia moglie. E quello che ci sembrava uno spreco enorme, è invece stato un ulteriore motivo di gioia in un momento doloroso per il mondo. Ecco perché siamo chiamati ad essere fratelli, a vivere in comunità. L’economia della fraternità è l’unica via per far risorgere il mondo annientato da consumi eccessivi, sfruttamento dei lavoratori e scelte che guardano solo all’utile e non alla persona”.