In un incontro promosso dall’Associazione internazionale di diritto pontificio gli interventi del cardinale Koch e di alcuni membri del corpo diplomatico accreditati presso la Santa Sede. Il fondatore dell’ente, il professor Alfredo Luciani: non devono esistere un Occidente e un Oriente contrapposti fra loro ma un’Europa in pace che torni a respirare con “due polmoni”, secondo l’auspicio di San Giovanni Paolo II
di Alfredo Luciani
L’Associazione Internazionale Carità Politica è un Ente di diritto pontificio, riconosciuto come Ente morale dallo Stato italiano. Suo compito è collegare gli Ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, fomentando la collaborazione tra di loro, e organizzando incontri per l’approfondimento di tematiche di carattere internazionale.
Di fronte alle nuove vicende di guerra, l’Europa esige un nuovo slancio a partire dalle sue radici spirituali e culturali. Affermava Giovanni Paolo II che l’Europa doveva tornare a respirare con i suoi “due polmoni” quello orientale e quello occidentale. Risulta, pertanto, importante che l’Europa con i “due polmoni” cresca sovrana, unita e democratica.
La Carità Politica non può sottrarsi all’entusiasmante progetto della costruzione di un’Europa non completa. Una tale opera ha molteplici valenze. Ma preliminare ad ogni realizzazione di comunità è anzitutto l’emergere di quella coscienza planetaria che oggi deve prendere la forma di un’etica politica interculturale. Un’etica che, senza sostituirsi alla pluralità delle culture e delle fedi ne realizzi la convergenza su alcuni criteri di fondo, capaci di orientare le scelte e i comportamenti politici dei governi e dei popoli.
Avvicinandosi l’Anno Giubilare del 2025, affinché si promuovesse il dono della pace, la Carità Politica ha deciso di impegnarsi in importanti iniziative di pace. Allo stesso tempo annunciava di voler creare un “Gruppo di rifondazione europea” articolato in tre categorie, che, in forme diverse, sono presenti nel gruppo: la diplomazia, la fede, gli immigrati. Ma la riflessione comune ha come oggetto la costruzione della pace. Di fatto è un incontro tra persone convinte che non dalla forza delle armi scaturirà la costruzione della pace, ma dalla conversione dei cuori e dall’accoglienza reciproca.
Tale “Gruppo di rifondazione europea” è un richiamo alla responsabilità. Esso è costituito – da Ambasciatori – da responsabili delle comunità cristiane e delle principali religioni del mondo, e – da rappresentanti delle comunità di immigrati presenti a Roma.
Questi tre soggetti sono, dunque, come “pellegrini della pace” in cammino verso il Giubileo della Riconciliazione nella Chiesa e nella società. Tale pellegrinaggio diventa per la Carità Politica occasione feconda per aprire cantieri di lavoro per lo sviluppo integrale dei diplomatici e il far diventare la fede anima dei valori di civiltà nei molteplici aspetti: cultura, impegno sociale e politico.
Si tratta di una relazione importante che fa tessere con gli immigrati rapporti di mutua conoscenza e stima, che appaiono quanto mai utili per superare pregiudizi e chiusure mentali. Nella sua azione di accoglienza e di dialogo la diplomazia, la fede e l’immigrazione possono aiutare gli uomini verso un futuro nuovo.
Per raggiungere questi obbiettivi Roma rappresenta costantemente un riferimento essenziale. In essa hanno trovato fraterna accoglienza, fin dall’inizio della storia della Chiesa le comunità del vicino Oriente e più tardi quelle dell’Europa orientale. Per questo la Chiesa di Roma respira con “i due polmoni” dell’Oriente e dell’Occidente, e per il suo ideale di unità abbraccia il mondo intero. È difficile negare la validità di questa valutazione. Non mancano le ragioni per amare o, almeno, per apprezzare che l’Europa torni a respirare con i suoi due polmoni.
La grande sfida resta quella di rinnovare la promessa originaria dell’Unione europea: un futuro di prosperità, uguaglianza e giustizia per tutti i cittadini europei. Alla luce di una Roma esemplare al mondo.
In conclusione non si può prescindere dall’innegabile patrimonio cristiano di questo continente, che ha largamente contribuito a modellare l’Europa delle nazioni e l’Europa dei popoli. Non devono più esistere un Oriente e un Occidente europei, contrapposti tra loro, ma un’unica Europa in cui le singole nazioni si integrino reciprocamente, per una convivenza pacifica, che emerga dalla coscienza dei loro popoli, e perciò più autentica e più stabile di quella che si fondi soltanto sulle convenienze siano esse politiche, economiche o diplomatiche.