Chiesa Cattolica – Italiana

La cura dei malati nella prossimità

Si svolge online il 12 e il 13 aprile “Amare il prossimo: la cura dei malati nella prossimità”, il corso di formazione rivolto ai Vescovi e promosso dalla Commissione Episcopale per il servizio della Carità e la Salute e dall’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute con l’obiettivo di offrire una lettura del presente per individuare prospettive future.

“È indispensabile promuovere una cultura della prossimità, nella quale ognuno si fa carico delle esigenze ineludibili della realtà umana. Tale cultura della cura trova il suo fondamento nella promozione della dignità di ogni persona umana, della solidarietà con i poveri e gli indifesi, del bene comune e della salvaguardia del creato”, ha affermato  il Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, nel suo saluto iniziale. “Ogni Chiesa locale, sotto la guida del Vescovo deve nuovamente riscoprire in sé il tratto di presenza sanante che plasma una comunità sanante con tutti i suoi carismi e ministeri”, ha aggiunto il Card. Turkson, sottolineando che “la dimensione sanante, che diventa la dimensione salvifica e salutare della Chiesa, deve essere presente non solo in una sua pastorale specifica come quella della salute ma deve essere parte integrante dell’essere della Chiesa e di tutto il suo agire pastorale”.

“L’opera salvifica di Cristo continua con i suoi discepoli a cui Gesù ha affidato una duplice missione: annunciare il Vangelo della salvezza e guarire gli infermi”, ha continuato Mons. Stefano Russo, Segretario Generale della CEI, per il quale “oggi si apre un nuovo scenario di dialogo, una nuova occasione di recuperare incontri che producano sempre più salute”. “Pur nella sua drammaticità – ha spiegato – la pandemia ha avviato un recupero antropologico della professione medica, mettendo in risalto l’importanza di una relazione di cura che abbia nella centralità della persona la sua cifra caratteristica”. Di qui “la necessità di rinsaldare quel patto tra il malato e chi lo cura, basato sulla fiducia e sul rispetto reciproco”.

“Di fronte ad una situazione problematica come quella  causata dal Covid, vogliamo assicurare la nostra vicinanza alle persone che soffrono e a quanti se ne prendono cura”, ha ribadito Mons. Carlo Maria Redaelli, Arcivescovo di Gorizia e Presidente della Commissione Episcopale per il servizio della carità e la salute, secondo il quale è fondamentale “rimettere al centro la pastorale della salute, consapevoli del limite delle risorse a disposizione, ma anche del cammino di Chiesa fatto e delle collaborazioni avviate”. “L’attenzione alla persona – ha concluso – è un fatto culturale”.

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