La Croce e la Pasqua, un profilo personale ed ecclesiale del cardinale Pironio

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Il prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita riflette sui due “pilastri” della vita spirituale del porporato argentino, beatificato lo scorso 17 dicembre nel santuario di Nostra Signora di Luján

di Kevin Farrell *

Cinque anni fa, nel febbraio del 2018, ho avuto il privilegio di celebrare la santa Messa, in occasione del ventesimo anniversario della morte del cardinale Eduardo Francisco Pironio, nel Paese natale di suo papà, a Percoto, in Friuli-Venezia Giulia. Ricordo che era la seconda domenica di Quaresima nella quale siamo invitati a meditare sulla Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor, un episodio nel quale appare la gloria divina di Gesù, come anticipo della sua risurrezione. Allo stesso tempo, è strettamente congiunto al primo annuncio della sua passione, ricordandoci così che solo attraverso la croce si compie il destino di gloria di Gesù e di ogni suo discepolo. Ricordo che proprio questi due aspetti presenti nella Trasfigurazione – la Pasqua gloriosa di Cristo e il mistero della croce dei cristiani – mi hanno fatto pensare ai “pilastri” della vita spirituale del cardinale Pironio.

Uomo pasquale 

Egli era davvero un “uomo pasquale”! Nei suoi discorsi ritorna di frequente il tema del mistero pasquale, a lui molto caro: la certezza che Cristo, dopo aver sperimentato la morte, è entrato nella pienezza della vita e ora, vivente, comunica la luce e la gioia pasquale alla Chiesa e ad ogni battezzato, soprattutto nei momenti di buio e di abbattimento. Non per caso il tema centrale che scelse quando fu chiamato a predicare gli esercizi spirituali al Papa e alla Curia nel 1974 fu proprio “la Chiesa della Pasqua”. Così diceva in una di quelle meditazioni: «Tutta la Chiesa è essenzialmente pasquale… la vita nuova del cristiano, che ha rivestito Cristo è una vita essenzialmente pasquale: di risuscitati con Cristo» (E. Pironio, Vogliamo vedere Cristo. Meditazioni sulla Chiesa, Edizioni Paoline, Roma 1984, p. 23s).

Testimone del mistero della croce

Ed è stato un sacerdote, un cristiano, che ha veramente compreso e vissuto il mistero della croce. Così ha lasciato scritto nel suo testamento spirituale: «Ringrazio il Signore per il privilegio della sua croce. Mi sento felicissimo di aver sofferto molto. Mi dispiace solo di non aver sofferto bene e di non aver assaporato sempre in silenzio la mia croce. Desidero che almeno adesso, la mia croce cominci ad essere luminosa e feconda» (E. Pironio, Giovani amici miei… Eduardo F. Pironio Cardinale dei giovani. Scritti, discorsi e preghiere raccolti e presentati da Renato Boccardo, Roma 1998, p. xvii). Che grande testimonianza questa per tutti noi! Invece di ribellarci e indurirci di fronte alle nostre piccole o grandi sofferenze, impariamo anche noi a pregare il Signore affinché le nostre croci siano luminose e feconde!

Il cardinale dei giovani 

Il cardinale Pironio è stato anche un grande testimone della gioia cristiana. Tutti lo ricordano per il suo sorriso, il suo buon umore, la sua capacità di rallegrarsi per il bene che sapeva vedere in ogni persona e in ogni situazione. Commentando l’esortazione apostolica di Paolo vi sulla gioia cristiana così scriveva: «Saremo felici nella misura in cui entriamo in comunione con Dio, intuendo e gustando la sua presenza nella bellezza delle cose o nella sincerità degli amici, perché anche in questo Dio si rivela e si comunica». E veramente il cardinale Pironio aveva uno sguardo di fede per cogliere la presenza di Dio negli altri! Per questo trattava tutti con rispetto, quasi con venerazione, e sapeva “gustare” la bellezza e la gioia dell’amicizia, come segno dell’amore di Dio per noi. Per questo i giovani lo amavano così tanto! Perché anche in loro, soprattutto in loro, il cardinale vedeva la presenza di Dio, e sapeva “gustare” la loro amicizia. I giovani percepivano che egli era contento di stare con loro e che desiderava accompagnarli e incoraggiarli come un vero padre. I giovani si sentivano amati, rispettati e stimati da lui. Si sentivano capiti nei loro desideri più profondi e nelle difficoltà che provavano di fronte alla vita. Il cardinale Pironio viene ricordato ancora oggi come “il cardinale dei giovani”. È stato colui che ha aiutato a realizzare il desiderio di san Giovanni Paolo ii di istituire le Giornate mondiali della gioventù, organizzandone ben sei, e lo ha fatto non come semplice adempimento d’ufficio, ma mettendovi il suo cuore di pastore e di amico dei giovani. Ricordiamo la promessa di Dio fatta ad Abramo: «Renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare» (Gn 22, 17). Possiamo dire che i milioni di giovani che in tutti questi anni hanno partecipato alle Gmg, sono la “discendenza numerosa come le stelle del cielo” che Dio ha donato al cardinale Pironio.

Un cristiano esemplare dalla fede limpida e profonda

È impossibile ricordare, per esteso, l’immensa opera pastorale del cardinale Pironio, sempre vissuta con generosità e con grande amore alla Chiesa. Basti ricordare l’insegnamento della teologia, la formazione di giovani candidati al sacerdozio, il ministero episcopale in varie diocesi e nella presidenza del Celam, il servizio nella Curia romana che lo ha visto impegnato a favore dell’ecumenismo, dei religiosi e degli istituti secolari, dei laici, dei giovani.

Il cardinale è stato un grande uomo di Chiesa, un sacerdote zelante, animato da profonda vita interiore, innamorato della Vergine Maria, efficace nella predicazione e instancabile nelle opere apostoliche. Ma è stato soprattutto un cristiano esemplare, dalla fede limpida e profonda. Una fede che ha professato con la parola, ma soprattutto con la testimonianza della sua vita e del suo servizio agli altri .Sono particolarmente grato al Signore per la sua beatificazione, che mi stimola a trarre ispirazione dal suo esempio, non solo perché ne ho ereditato l’incarico come prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, ma anche perché la Provvidenza ha voluto che fossi ordinato sacerdote proprio da lui quarantacinque anni fa, la vigilia di Natale del 1978. Sono convinto che le sue preghiere assisteranno me nel mio ministero e tutte le persone che lavorano nel Dicastero per continuare la sua opera a servizio dei laici e dei giovani. Mi unisco di cuore alla Chiesa argentina nel ringraziare il Signore per averci donato questo padre, questo fratello nella fede, questo testimone esemplare dell’amore di Cristo.

* Cardinale prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita