Francesco, all’Angelus, ringrazia madre Elvira e tutte le fraternità di questa realtà di “accoglienza e promozione umana” nata il 16 luglio 1983 a Saluzzo e ramificata in tutto il mondo. Un’oasi di speranza per persone emarginate e disperate. Nel 2021, il Pontefice aveva visitato la sede di Roma concludendo l’Anno dedicato a San Giuseppe
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
“È bello quello che fate ed è bello che esistiate!”. Parole sincere, quelle pronunciate al termine dell’Angelus al Papa alla Comunità Cenacolo che compie 40 anni di vita, non per circostanza ma con la viva gratitudine per chi da decenni impegnato ad accogliere persone emarginate e disperate, stritolate da situazioni di disagio fisico e spirituale, soprattutto invischiate nel tunnel della droga e dell’alcolismo.
Invio di cuore il mio saluto alla Comunità Cenacolo, che da 40 anni è luogo di accoglienza e promozione umana; benedico madre Elvira, il Vescovo di Saluzzo e tutte le fraternità e gli amici. È bello quello che fate ed è bello che esistiate! Grazie!
Da Saluzzo in tutto il mondo
“Madre Elvira” è suor Elvira Petrozzi, ormai anziana e segnata nella salute, chiamata “madre” appunto non solo in quanto consacrata ma per l’afflato materno con cui ha fatto nascere e crescere questa comunità che dai suoi primi passi, il 16 luglio 1983, in una casa diroccata e abbandonata sulla collina di Saluzzo, si è ramificata in ogni continente. Oltre 70 le case presenti oggi in 20 Paesi, in particolare in America Latina. L’unica regola che vige è l’amore, mentre le giornate sono scandite da numerose attività: dalla preghiera al giardinaggio, dagli spettacoli alla cucina. “Una risposta della tenerezza di Dio all’urlo di disperazione di tanti giovani smarriti, ingannati e delusi, che cercano la gioia di vivere”, si descrive la Comunità Cenacolo sul sito ufficiale.
La visita l’8 dicembre 2021
E questo è ciò che effettivamente si è presentato agli occhi del Papa quando, l’8 dicembre 2021, festa dell’Immacolata si era recato nella “casa” di Roma, la Fraternità Buon Samaritano, enorme struttura nel verde concessa in parte tre anni fa alla Comunità dalle consacrate laiche del movimento FAC (Fraterno Aiuto Cristiano), rimaste in poche dopo la crisi vocazionale e “rinate” grazie alla esperienza di condivisione con gli ospiti di Cenacolo. Francesco in quella occasione aveva incontrato ragazzi e ragazze, famiglie, sacerdoti e suore, operatori, e anche i protagonisti di un film realizzato sulle colline di Medjugorje sulla vita di San Giuseppe. Nella Fraternità Buon Samaritano, il Papa aveva concluso infatti l’Anno dedicato a San Giuseppe inaugurato l’8 dicembre 2020, pregando nella cappellina interamente costruita dai ragazzi che hanno raccolto in giro materiali di discariche e bidoni della spazzatura: pezzi di travertino, travi di rovere e altro materiale di scarto. L’esempio concreto di quello che la comunità realizza da 40 anni: prendere persone altrimenti “scarti” della società e renderle opere ricolme di bellezza e dignità.