Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Domenica 29 maggio in Colombia si vota al primo turno delle elezioni presidenziali. Secondo tutti gli ultimi sondaggi, in testa ci sarebbe Gustavo Petro, candidato del partito di estrema sinistra Pacto Historico, con una preferenza superiore al 35%. Seguirebbe, ad oltre dieci punti di distanza, Federico Gutierrez, candidato della coalizione di centrodestra Equipo por Colombia, poi con un distacco maggiore gli altri candidati.
I due candidati favoriti
Petro si definisce un “leader di sinistra progressista” in un Paese tradizionalmente conservatore e di destra (basti pensare che mai è stato eletto un presidente appartenente alla sinistra). “Produzione e non solo estrazione” è uno dei suoi slogan principali, in un programma che vede al centro anche istruzione, conoscenza e rispetto dell’ambiente. Gutierrez ha invece incentrato la sua campagna elettorale sulla parola “unità”. Per il candidato di centrodestra è arrivato il momento, per la Colombia, di mettere da parte ogni divisione e forma di violenza. “Quando vincerò la presidenza uniremo la Colombia, inviterò tutti i candidati affinché si possa parlare e costruire un Paese, insieme”.
Il messaggio dei vescovi
Distinguere, ponderare, valutare. Sono questi i tre verbi indicati dai vescovi della Colombia in vista del voto di domenica 29 maggio. A una settimana dalle elezioni, attraverso un messaggio, la Conferenza episcopale colombiana (Cec) ha sottolineato come l’andare a votare distinguendo, appunto, ponderando e valutando equivale a “quella che chiamiamo l’arte della ricerca democratica del bene comune”. “Oggi più che mai – scrivono i vescovi – abbiamo bisogno di questa capacità per riflettere sulla realtà in cui viviamo e riconoscere le cause profonde dei nostri mali sociali, guardando al grande potenziale che abbiamo per progredire insieme”. “Partecipando, superiamo il pessimismo e la paura che ci portano a diffidare permanentemente l’uno dell’altro. Il sogno condiviso di un Paese migliore per tutti ci permette – concludono – di recuperare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, se riusciamo a consegnare la loro guida alle persone che riteniamo più disposte a servire il bene comune”.
Un Paese diviso
“Sì, il Paese è quasi matematicamente diviso a metà tra due poli, lo dimostra anche l’alto numero di candidati”. Lo afferma Alfredo Luis Somoza, esperto di America Latina e presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale di Milano. Nell’intervista, Somoza delinea i tratti dei due candidati principali, non manifestando dubbi sul fatto che, anche quest’anno, la Colombia andrà al secondo turno per eleggere il suo presidente, ma sottolineando come, per la prima volta, questo avrà a disposizione un solo mandato, come deciso dal Parlamento.
“Gustavo Petro si presenta per la terza volta alle presidenziali, ma per la prima con serie possibilità di vittoria”, afferma l’esperto del Paese. “Petro rappresenta una sinistra che è riuscita a superare la spaccatura dello scorso secolo ed oggi si mostra democratica, ambientalista e fortemente impegnata nella lotta alla corruzione”. Gutierrez invece ha come obiettivo quello di riunificare il Paese. “Un processo – spiega – che riguarda innanzitutto la sua parte politica, una destra che ha bisogno di ricompattarsi. La parola unità ha avuto ampio spazio in questa campagna elettorale”. Somoza, però, non dà per scontato che non possano esserci sorprese alle urne, con i candidati minori che stanno guadagnando terreno nei sondaggi. Di certo, ribadisce, si tornerà alle urne domenica 19 giugno. Infine una sottolineatura sulle criticità degli ultimi anni, legate in particolare alla gestione della pandemia e alla riforma del fisco, che hanno portato a manifestazioni di piazza e a un crollo di consensi verso l’attuale presidente, Duque.
Incognita sicurezza
A partire da questa settimana il gruppo ribelle dell’ELN (Esercito di Liberazione Nazionale) della Colombia ha annunciato un cessate il fuoco unilaterale di 10 giorni per consentire lo svolgimento delle elezioni nella nazione sudamericana. La tregua durerà dal 25 maggio al 3 giugno. L’ELN ha affermato di aver preso la decisione nel proprio interesse, riservandosi tuttavia il diritto di difendersi dagli attacchi nemici. Secondo diversi osservatori, è probabile che la tregua verrà prolungata fino al probabile ballottaggio, previsto domenica 19 giugno. Il governo colombiano ha ribadito che saranno le forze di sicurezza dello Stato – 300mila gli uomini in campo – a garantire il corretto svolgimento delle elezioni presidenziali e non il cessate il fuoco dell’ELN. Lo scorso marzo, alle elezioni legislative, un analogo cessate il fuoco era stato criticato dalle autorità colombiane e visto come un tentativo di influenzare il voto.
Il voto di marzo 2022
Poco più di due mesi fa in Colombia si sono tenute le elezione legislative e le primarie per le presidenziali. Il doppio appuntamento del 13 marzo ha mostrato uno spostamento della politica nazionale verso sinistra. Le elezioni per rinnovare il parlamento sono state vinte dall’attuale opposizione al governo dell’ormai uscente presidente di centrodestra, Iván Duque, anche se nessun partito ha superato il 16% dei voti. Per la prima volta in Colombia, la coalizione di sinistra è però diventata la principale sia al Senato che alla Camera, con una rappresentanza senza precedenti nella storia recente del Paese.