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Si è svolta ieri pomeriggio una sessione di ascolto online, di circa due ore, sul tema “La Chiesa è la vostra casa. Il contributo delle persone con disabilità al Sinodo sulla sinodalità” promossa dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita in collaborazione con la segreteria generale del Sinodo dei vescovi. La sessione, alla quale hanno partecipato rappresentanti di Conferenze episcopali ed associazioni internazionali, aveva l’obiettivo di “dare voce” direttamente alle persone con disabilità, fedeli spesso al margine delle nostre Chiese. Benché molte di esse siano state già coinvolte negli incontri promossi da parrocchie, diocesi ed associazioni, la riunione è stata di fatto il lancio di un vero e proprio processo sinodale internazionale a loro dedicato.
In una dinamica di dialogo, i circa 30 partecipanti con disabilità sensoriali, fisiche o cognitive – collegati da più di 20 Paesi del mondo – hanno potuto esprimersi nelle loro lingue (tra le quali tre lingue dei segni) in vista della redazione comune di un documento per rispondere alla domanda fondamentale del Sinodo: Come stiamo camminando con Gesù e con i fratelli per annunciarlo? Per il domani, che cosa lo Spirito sta chiedendo alla nostra Chiesa per crescere nel cammino con Gesù e con i fratelli per annunciarlo?
Quattro commoventi testimonianze dalla Liberia, dall’Ucraina, dalla Francia e dal Messico hanno attirato l’attenzione sulla necessità di superare discriminazione, esclusione, paternalismo. Molto toccanti le parole di una catechista francese con sindrome di Down: “Alla nascita, avrei potuto essere abortita. Sono felice di vivere”, ha raccontato, “Amo tutti e ringrazio Dio di avermi creata”. Consacrata, ha ricevuto dal suo vescovo un doppio mandato: la preghiera e l’evangelizzazione. In apertura, il cardinale Mario Grech, segretario generale della segreteria del Sinodo dei vescovi, ha condiviso la sua personale esperienza: “Ho un debito verso le persone con disabilità. È stata una di esse che mi ha messo sul cammino della vocazione sacerdotale. Se viene scartato il volto del fratello o della sorella disabile, è la Chiesa che diventa disabile”.
Il segretario del dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, padre Alexandre Awi Mello, ha detto ai partecipanti che nel processo sinodale la sfida è quella di “superare ogni pregiudizio di chi ritiene che chi ha delle difficoltà ad esprimersi non abbia un pensiero proprio, né nulla di interessante da comunicare”. In chiusura, suor Nathalie Becquart, sottosegretario della Segreteria del Sinodo dei vescovi, ha proposto ai partecipanti di osservare un momento di silenzio, per “sentire – ha detto – come lo Spirito Santo ha parlato ad ognuno”. Ci sono tesori di umanità che sono stati condivisi e sono offerti alla Chiesa. I partecipanti sono stati invitati ad elaborare nei prossimi mesi un documento comune a partire dalle loro esperienze e dalla conoscenza del mondo della disabilità che hanno maturato in prima persona e attraverso il loro impegno pastorale. Il documento sarà poi consegnato alla segreteria generale del Sinodo dei vescovi perché ne tenga conto nel prosieguo del cammino sinodale. L’incontro si inserisce in un percorso avviato nel dicembre 2021 dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita con la campagna video #IamChurch, sul protagonismo ecclesiale delle persone con disabilità e vuole essere una risposta all’appello del Papa in Fratelli tutti (n.98) allorché invita le comunità a “dare voce” a quegli «“esiliati occulti” …che sentono di esistere senza appartenere e senza partecipare». L’obiettivo – continua il Santo Padre – non è solo l’assistenza, ma la «partecipazione attiva alla comunità civile ed ecclesiale.” Il processo si concluderà nei prossimi mesi con un incontro in presenza a Roma.