Chiesa Cattolica – Italiana

La carezza di Cracovia ai profughi ucraini

Luca Collodi – Cracovia 

Da Cracovia la guerra “sembra” lontana. La paura è vinta dalla solidarietà dei polacchi che in stazione aspettano i treni che arrivano da Leopoli e qualcuno, ancora, da Kiev. La ferrovia funziona e rappresenta la speranza di tante donne e bambini che trovano parenti, amici ma anche gente comune che offre ospitalità e case a chi fugge dalla guerra.

Migliaia di anime

Le diocesi sono mobilitate nell’accoglienza degli orfani. Sono arrivati in migliaia dall’Ucraina e la preoccupazione delle Chiese locali e delle organizzazioni di volontariato è di sottrarli al traffico di esseri umani, alla pedopornografia e al commercio di organi. Per questo si chiede alle autorità di stabilire regole precise per l’affido. Sul confine operano centri sanitari che accolgono quelli oncologici. Ma la solidarietà non dimentica neppure gli anziani: moltissimi sono arrivati a Cracovia e in Polonia. Tanti restano in Ucraina da soli, senza cure né possibilità di fuga perché infermi e malati ed è a loro che giunge, tra gli altri, il soccorso dei numerosissimi volontari. Carezze che sanano ferite, difficili da sanare totalmente. L’accoglienza è fatta di sguardi, di nomi: in questo modo vengono chiamate le persone e risuona nell’aria fredda di fine inverno il calore di tutti loro, uno ad uno. 

In viaggio verso la frontiera

Prosegue il viaggio verso la frontiera con l’Ucraina accompagnati dalle Misericordie e da padre Marcin Schmidt che sottolinea come alla frontiera arrivino ogni giorno migliaia di persone. “Sono un milione e ottocentomila i rifugiati già entrati in Polonia, lì vedremo il dramma di chi deve lasciare tutto per scappare dalla guerra, ma – spiega – anche la bellezza della solidarietà in un servizio molto concreto”. 

Ascolta padre Marcin Schmidt

“La grande rete della solidarietà – afferma don Marco Pagniello di Caritas Italiana, da giorni in prima linea alla frontiera – ci permette di essere qui di organizzare al meglio il trasporto di rifugiati all’Italia. Vogliamo che sia il meno traumatico possibile, le realtà diocesane si apprestano ad accoglierle nel migliore dei modi”. Cosa chiedono queste persone? “Sono alla ricerca di punti fermi, scappare dalla propria terra senza sapere cosa sta accadendo li porta a cercare un briciolo di tranquillità, noi siamo qui per questo”. Si lavora in squadra, “la Caritas Polonia – conclude – sta facendo un ottimo lavoro”. 

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